Scatta il “codice Meloni”: idee personali “vietate” per chi lavora alla presidenza del Consiglio

21.01.2025
Scatta il "codice Meloni": idee personali "vietate" per chi lavora alla presidenza del Consiglio
Scatta il "codice Meloni": idee personali "vietate" per chi lavora alla presidenza del Consiglio

Un documento firmato dalla premier contiene le indicazioni per i dipendenti: dall’uso dei social ai regali passando per gli incarichi “extra”. Cosa adesso è proibito

Opinioni politiche taciute, pagine social asettiche e rigorosa consegna del silenzio. Sono i principi ai quali si dovranno attenere i dipendenti della presidenza del Consiglio dei ministri. Non consigli di buon senso, ma vere e proprie regole di condotta contenute nel nuovo “Codice di comportamento e di tutela della dignità e dell’etica dei dirigenti e dei dipendenti della Presidenza del Consiglio dei ministri”. La presidente del Consiglio lo ha approvato il 13 dicembre scorso e oggi Il Fatto quotidiano ne svela i contenuti.

Il “codice Meloni”: idee personali “vietate” per chi lavora a Palazzo Chigi

Il “codice Meloni” è articolato in 26 articoli e disciplina la vita a Palazzo Chigi, dai principi generali alle norme su regali, compensi e altre utilità fino alla prevenzione dei conflitti d’interesse. Lo scopo è duplice: fermare le fughe di notizie e la politicizzazione dell’istituzione. 
 
Chi lavora alla presidenza del Consiglio ovviamente non può rivelare informazioni, rispettando il segreto d’ufficio. L’articolo 4 prevede che i dipendenti, oltre ad astenersi da qualsiasi “trattamento preferenziale”, si astengono “dal manifestare, direttamente o indirettamente, orientamenti politici o ideologici tali da ingenerare dubbi sull’imparzialità della propria azione”. Devono poi evitare di esprimere idee personali riconducibili all’istituzione sui social network. È la prima volta che anche la presidenza del Consiglio decide di dotarsi di regole per l’utilizzo dei social come le altre pubbliche amministrazioni. Scatta poi l’obbligo di comunicare ai superiori gli eventuali incarichi in associazioni, enti pubblici o partiti politici che potrebbero interferire con l’esercizio delle sue funzioni. E ancora il personale deve comunicare “l’assunzione di incarichi di rappresentanza in associazioni, fondazioni o in enti pubblici di qualsiasi natura, ivi compresi gli incarichi elettivi o di rappresentanza nei partiti politici” se da questi “possano derivare obblighi o vincoli tali da poter interferire con l’esercizio delle funzioni svolte dalla unità organizzativa di assegnazione”. I dipendenti non potranno accettare regali. Infine, i consulenti e collaboratori delle autorità politiche non potranno avere condanne che prevedano la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.

Il nuovo codice alimenta la narrazione della premier sospettosa e guardinga nei confronti di chi le sta intorno eccetto i suoi fedelissimi. C’è da dire però che le norme di comportamento sono prassi comune in moltissime pubbliche amministrazioni.

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