L’ex socio della Rigenera HBW di Candiolo nei guai per i segreti sulle biotecnologie utilizzate in caso di attacchi chimici
La vicenda ha tutti i contorni di una spy story maturata negli ambienti della grande imprenditoria che ha come protagonisti due torinesi ex soci in affari. Che il prossimo giugno si ritroveranno in un’aula di tribunale.
Sul banco degli imputati ci sarà Armando Roggero, un 46enne accusato di aver sottratto e commercializzato un “disgregatore di tessuti” alla Rigenera HBW srl, azienda leader nel settore delle tecnologie in campo medico con sede a Candiolo (Torino) dal 2013, più altre aziende sparse per il mondo.
Tanto per capire è quella che fornisce (anche) ai militari della Nato il kit di sopravvivenza in caso di attacchi chimici o di ferite in guerra per la ricostruzione e rigenerazione dei tessuti epiteliali. Il manager, da quello che sostengono gli avvocati della Rigenera HBW Alexandro Tirelli e Federica Tartara, quando era socio nell’azienda sarebbe venuto a conoscenza di «invenzioni scientifiche e applicazioni industriali» che dovevano rimanere segrete. Perché erano frutto di anni di studi e di sperimentazioni.
Invece, da quello che sostiene l’accusa, Roggero le avrebbe poi rivelate e utilizzate quando era amministratore della società CTSV srl «usurpando un titolo di proprietà industriale», producendo e commercializzando così un “disgregatore di tessuti” denominato Medicons-P.
Quanto basta alla famiglia Graziano ai vertici della Rigenera HBW – realtà produttiva che oggi esporta in oltre 40 Paesi di tutto il mondo le sue bio-tecnologie in grado di riparare i tessuti danneggiati grazie ad una linea di dispositivi medicali considerate al top – per intentare una causa e chiedere anche un cospicuo risarcimento.
Anche perché i vertici di Rigenera HBW temono siano state effettuate delle triangolazioni internazionali che hanno portato sul mercato alla vendita di prodotti contraffatti in Russia e Turchia. Però questa è un’altra storia sulla quale sta indagando il pm Marco Sanini e che potrebbe avere ulteriori risvolti. Insomma il quadro, come in tutto le storie di spionaggio che si rispettino, sarebbe ancora più intricato e nebuloso di una semplice divulgazione di un brevetto segreto.
Ma invece non è proprio così per l’avvocato Diogene Franzoso, che difende Roggero. «In un primo tempo il pm aveva disposto l’archiviazione, ma il gip ha ordinato un’imputazione coatta visto che c’è di mezzo la salute pubblica – mette in chiaro Franzoso – ma andremo a processo perché siamo convinti non ci sia stata nessuna violazione commessa dal mio assistito. Ora valuteremo anche un eventuale giudizio abbrevito condizionato». Per la difesa non si può assolutamente parlare di spionaggio industriale. «In sede civilistica, tra l’altro, il giudice ha disposto una super perizia – continua il legale – e questa ci ha dato ragione». «É comunque una storia lunga e complicata da riassumere – riflette ancora l’avvocato Franzoso – ma non c’è stata nessuna appropriazione di brevetti e questo lo dimostreremo».
Fonte: LaStampa