Sei adolescenti sopravvivono su un’isola deserta per 15 mesi: «Ricordo fame e fratellanza»

16.12.2025 08:55
Sei adolescenti sopravvivono su un'isola deserta per 15 mesi: «Ricordo fame e fratellanza»

Nuku‘alofa, capitale del Regno di Tonga, è oggi un centro sonnolento di 23 mila abitanti, caratterizzato da mercati di frutta, case basse e una cattedrale. Circondato da un immenso Oceano Pacifico, è il luogo dove, 60 anni fa, sei studenti cercarono fortuna, trovandosi intrappolati in una drammatica avventura di sopravvivenza, riporta Attuale.

Negli anni Sessanta, Tonga era una nazione povera e poco conosciuta, e per i giovani rappresentava la tentazione di un mare avventuroso. La sera del 19 luglio 1965, sei ragazzi della scuola cattolica St. Andrew’s, colti dall’improvviso desiderio di libertà, rubarono un vecchio peschereccio di 24 piedi e salparono verso le Fiji, senza alcuna navigazione e solo con alcune provviste.

Dopo pochi minuti, però, si ritrovarono in balia di una tempesta violenta, lacerati dalla paura. Superato il brivido, gli studenti trovarono un’isola disabitata, ‘Ata, 160 chilometri a sud-ovest da Tongatapu. Qui, avviò la loro vita da Robinson Crusoe, affrontando la solitudine e la mancanza di cibo, con il solo supporto della disciplina e della cooperazione.

La vita sull’isola deserta

All’approdo sull’isola, trovarono segni di una precedente comunità polinesiana, ma il resto era terra incolta e scoscese. Usarono rami appuntiti per accendere il fuoco, cacciarono polli selvatici e scoprirono tuberi commestibili. La vita sulla deserta ‘Ata li forzò a creare una struttura organizzativa per la sopravvivenza. Kolo Fekitoa, uno dei ragazzi, dichiarò: «Se non avessimo collaborato, saremmo morti tutti».

Adottarono turni per le attività quotidiane: accendere il fuoco, procurarsi cibo e acqua. La disciplina che prima sembrava loro limitante, si rivelò fondamentale. Confezionarono ripari rudimentali e costruirono un campo da rugby, ritrovando momenti di spensieratezza attraverso la musica, suonando una chitarra rinvenuta in un vecchio accampamento.

La ricerca e la resurrezione

Nel loro paese natale, famiglie e amici pregavano, ma nessuno credeva alla loro sopravvivenza. Le ricerche condotte dalla guardia costiera non portarono a risultati. Tuttavia, il 11 settembre 1966, dopo 15 mesi in isolamento, gli studenti furono avvistati da Peter Warner, un pescatore australiano. Con grande sorpresa scoprì che erano ancora vivi, organizzati e capaci di comunicare in inglese. Warner li riportò a casa, dove l’accoglienza fu trionfale, ma l’entusiasmo fu subito ridimensionato dalla denuncia per furto della barca.

Per evitare la reclusione, Warner pagò il risarcimento di tasca propria e assunse i giovani, che avevano acquisito abilità marittime durante la loro avventura.

Un’eredità dimenticata

Negli anni successivi, le vite di Luke Veloso, Tevita Siola’a, Sione Fataua, Tevita Fatai Latu, Kolo Fekitoa e Sione Filipe Totau presero direzioni diverse. La loro straordinaria esperienza rimase in gran parte dimenticata, diventando un racconto mitico tramandato oralmente. Oggi, a distanza di sei decenni, quattro di loro sono ancora in vita e occasionalmente rivivono l’avventura che cambiò le loro vite. “Ricordo la fame, la fatica, ma anche la fratellanza,” ha detto Sione Filipe “Mano” Totau. “Siamo tornati uomini.”

Aggiungi un commento

Your email address will not be published.

Da non perdere