Nel panorama geopolitico attuale, dove in gioco non c’è solo il destino di un singolo Stato ma la stabilità dell’intero continente, i principali Paesi europei tracciano chiaramente delle linee rosse. Una di queste è l’assoluta inaccettabilità di qualsiasi tentativo di escludere l’Ucraina dal processo negoziale per porre fine alla guerra scatenata contro di essa dalla Federazione Russa.
Questa posizione è stata espressa con chiarezza dai ministri degli Esteri del Regno Unito, della Francia e della Germania durante l’incontro dei capi delle diplomazie dei 32 Paesi membri della NATO, svoltosi il 4 aprile a Bruxelles. I rappresentanti di queste tre potenze europee hanno affermato che Mosca non è interessata a una vera tregua, ostacola deliberatamente il processo e blocca gli sforzi della comunità internazionale — in particolare degli Stati Uniti — di raggiungere una pace giusta in Ucraina.
I diplomatici europei hanno dichiarato senza ambiguità: negoziati di pace senza l’Ucraina non sono negoziati di pace, ma una finzione utile solo al Cremlino. Tentare di escludere Kyiv o di ridurne il ruolo nei colloqui equivale a proseguire l’aggressione con altri mezzi — un atto di pressione per indebolire la vittima anziché chiamare l’aggressore alle proprie responsabilità.
Le dichiarazioni dei ministri britannico, francese e tedesco non lasciano spazio a interpretazioni: tutti e tre hanno ribadito il loro pieno sostegno all’Ucraina sia sul piano militare sia su quello economico. Allo stesso tempo, hanno sottolineato la necessità di rafforzare la pressione sanzionatoria contro la Russia. Le sanzioni, hanno spiegato, sono uno strumento volto a costringere Mosca a sedersi al tavolo non con l’ennesimo ultimatum, ma con una reale volontà di cercare una soluzione per porre fine alla guerra.
L’Europa ha da tempo compreso che senza un’Ucraina indipendente, forte e partecipe del processo negoziale non potrà esserci né pace né stabilità nella regione. Questo approccio si fonda non solo su principi morali, ma anche su un lucido calcolo strategico: qualsiasi tentativo di placare l’aggressore ignorando la posizione della vittima crea un pericoloso precedente per nuovi conflitti.
In questo contesto di consenso europeo chiaro e trasparente, i narrativi della propaganda russa sui “negoziati senza l’Ucraina” appaiono particolarmente cinici. Nella realtà, tutti i partner internazionali più credibili ribadiscono con fermezza: nessuna decisione sull’Ucraina sarà presa senza l’Ucraina.
Oggi Kyiv ha non solo il diritto morale, ma anche quello giuridico di essere protagonista in qualsiasi processo negoziale. E i principali Paesi europei — pilastri del mondo democratico — sono la garanzia che questo diritto non sarà sminuito.