Sequestro di 1,2 miliardi di euro per Campari, indagine sulla mancata dichiarazione dell’exit tax

31.10.2025 21:15
Sequestro di 1,2 miliardi di euro per Campari, indagine sulla mancata dichiarazione dell'exit tax

Milano, 31 ottobre 2025 – Un maxi sequestro da oltre un miliardo di euro alla Davide Campari. Il provvedimento di sequestro – eseguito dalla Guardia di Finanza sulle azioni ordinarie dell’azienda per esattamente 1.291.758.703,34 di euro, detenute dalla holding di diritto lussemburghese Lagfin S.C.A – è stato firmato dal gip di Monza nell’ambito di un’indagine in cui sono ipotizzati i reati di “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” e anche la “responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”, riporta Attuale.

L’inchiesta della Procura di Monza, guidata da Claudio Gittardi, ha preso il via da una verifica fiscale della Fiamme Gialle nei confronti di Lagfin, che ha assorbito la sua controllata italiana attraverso un’operazione straordinaria di “fusione per incorporazione”.

Le indagini hanno rivelato che, al momento della fusione, non sono state dichiarate le plusvalenze da “exit tax” per oltre 5.3 miliardi di euro maturate dalla società italiana incorporata e non tassate al momento della loro fuoriuscita dal territorio nazionale, in violazione della normativa fiscale. In particolare, il gruppo societario ha solo formalmente trasferito gli asset detenuti dalla società italiana a una branch domestica neo costituita, mentre la gestione effettiva del ramo d’azienda finanziario veniva esercitata a livello di casa madre estera.

Il sequestro è stato effettuato attraverso l’apposizione del vincolo sulle “azioni ordinarie” della società partecipata dalla holding lussemburghese, fino a concorrenza dell’importo disposto nel decreto, corrispondente all’imposta non versata al momento del trasferimento all’estero della società incorporata.

Le origini dell’indagine

La segnalazione all’Agenzia delle entrate da parte della Guardia di Finanza è stata inviata nel giugno del 2024, al termine di un’attività di verifica fiscale su Lagfin Italian Branch, la filiale italiana della holding lussemburghese del gruppo Campari.

Al centro della vicenda, simile al caso Exor (che ha pagato oltre 700 milioni al fisco), c’è un mancato versamento della cosiddetta “exit tax” legata a un’operazione di fusione transfrontaliera tra Alicros, la precedente holding del gruppo fondato nel 1860, e Lagfin, che controlla il 51,3% delle azioni e il 38,8% dei diritti di voto della olandese Davide Campari Milano NV. A questa fusione è stata affiancata la filiale italiana per mantenere una “stabile organizzazione” nel nostro Paese.

Il periodo al centro delle contestazioni, respinte dal gruppo proprietario dei più importanti marchi degli aperitivi, tra cui Bitter, Aperol e Crodino, è compreso tra il 2018 e il 2020.

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