Settimana lavorativa corta in Italia: al via la discussione. Cosa prevede la proposta

22.10.2024
Settimana lavorativa corta in Italia: al via la discussione. Cosa prevede la proposta
Settimana lavorativa corta in Italia: al via la discussione. Cosa prevede la proposta

Il testo punta a promuovere i contratti collettivi che riducano l’orario di lavoro da 40 a 32 ore a settimana, aiutando le aziende che scelgono di farlo con sconti sui contributi. Il centrodestra ha già presentato emendamenti soppressivi e le opposizioni promettono battaglia

La proposta di legge elaborata dal centrosinistra per introdurre in Italia la settimana lavorativa corta approderà in commissione Lavoro alla Camera domani, mercoledì 23 ottobre, per l’avvio delle discussioni. Il ddl è stato depositato all’inizio di ottobre dalle opposizioni unite (Pd, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra) che sono riuscite a convergere su unico testo dopo mesi di lavoro di mediazione e sintesi a partire da tre differenti proposte. Il contenuto del ddl potrebbe rappresentare una rivoluzione per migliaia – potenzialmente milioni – di lavoratori, ma il timore è che la maggioranza cerchi di affossare la proposta. Sono infatti una ventina gli emendamenti già depositati dal governo, tutti improntati a sopprimere del tutto o parzialmente il testo, tra le rimostranze delle opposizioni, che promettono battaglia. 

Cos’è la settimana corta e cosa prevede la proposta

Quando si parla di settimana corta si intende una riduzione dell’orario lavorativo a parità di stipendio (a patto che si riesca a lasciare invariata anche la produttività). Portogallo, Spagna, Germania, Finlandia e Belgio hanno già tentato in varie misure di intraprendere questa via e anche in Italia, il maggiore esempio di sperimentazione in tal senso è quello lanciato negli scorsi mesi da Luxottica, con risultati promettenti.

La proposta sottoscritta da Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra punta a promuovere i contratti collettivi che riducano l’orario di lavoro passando da 40 a 32 ore a settimana, incentivando le aziende che lo fanno con sconti sui contributi. Il ddl prevede una fase di sperimentazione di 3 anni, in seguito alla quale la riduzione dell’orario lavorativo non sarebbe più solo facoltativo, ma potrebbe essere ridotto ufficialmente con un decreto del presidente del Consiglio in vari settori. Nel testo si prevede anche la possibilità di lanciare un referendum interno all’azienda su iniziativa dei dipendenti, atto a promuovere un contratto che riduca l’orario lavorativo.

Contraria la maggioranza: “Vogliono affossare la proposta”

A fronte della presentazione degli emendamenti soppressivi da parte della maggioranza, le opposizioni reclamano una discussione nel merito della proposta, nel rispetto della dialettica parlamentare. “Abbiamo chiesto che ci sia la possibilità di discutere con emendamenti di merito”, ha spiegato negli scorsi giorni Valentina Barzotti del M5S. “Stigmatizzo un atteggiamento non accettabile della maggioranza, che con un emendamento soppressivo punta a affossare la proposta, chiederemo il ritiro dell’emendamento e un confronto nella dialettica parlamentare”. Il centrosinistra accusa il governo di voler ripetere la “tattica” utilizzata durante la discussione sul ddl per il salario minimo, quando il centrodestra svuotò di fatto il contenuto del testo rispondendo con un disegno di legge delega per la riforma del mercato del lavoro, depositato al Senato e lì fermo da mesi. “Ogni volta che devono affrontare un tema che incide sull’opinione pubblica fanno questa scelta, ma noi daremo battaglia”, promette Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione Lavoro.

“La destra si sieda e si confronti. Al momento non ci è dato sapere quale sia l’opinione delle maggioranza in merito. Non è accettabile”, conclude.

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