Diversi Paesi tra cui Germania, Austria, Grecia e Svezia hanno messo in pausa le domande per capire se il Paese diventerà sicuro. Bruxelles avverte: “Ma al momento non ci sono ancora le condizioni per un ritorno”
Con la caduta del regime di Bashar al-Assad è incerto il destino dei milioni di rifugiati siriani che avevano lasciato il Paese per sfuggire dalla guerra civile. Migliaia di loro si stanno già dirigendo dai Paesi vicini verso i valichi frontalieri con la speranza di tornare a casa. E centinaia di migliaia si trovano invece in Europa e anche loro potrebbero tornare o essere espulsi a breve.
Diversi Paesi europei, come Germania, Austria e Svezia, hanno già deciso di bloccare l’esame delle domande d’asilo e delle richieste di ricongiungimento familiare, ma resta da capire se la nuova Siria che nascerà dalla rivolta degli islamisti di Hayat Tahrir al Sham (Hts) sarà o meno un Paese sicuro.
I rifugiati siriani
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) stima in circa 12 milioni gli sfollati, di cui sette milioni all’interno della stessa Siria, e cinque fuggiti negli Stati vicini. La Turchia ospita ben tre milioni di rifugiati siriani, altri 700mila sono in Libano e 600mila in Giordania. Circa 1 milione di rifugiati siriani si trovano invece nell’Unione europea e la maggiora parte risiede in Germania, che ospita più della metà della popolazione totale nel blocco, seguita da Paesi come Svezia, Austria e Paesi Bassi.
I siriani sono arrivati principalmente durante la crisi del 2014 ma da allora non hanno mai cessato di arrivare e rimangono il gruppo più numeroso di richiedenti asilo nell’Ue, rappresentando circa il 15 per cento di tutte le domande nel 2023, con circa 183mila richieste. E quale sarà il loro destino lo si deciderà nelle prossime settimane e mesi.
“Al momento teniamo la linea dell’Unhcr, per cui non ci sono le condizioni per un ritorno sicuro, volontario e degno”, ha detto il portavoce Ue per gli Affari Esteri, Anouar el Anouni, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. Il portavoce ha sottolineato che al momento “l’Unione europea non sta interagendo con Hts o i suoi leader”, che “sono nella blacklist dei sanzionati sotto il regime Isil Daesh e al Qaeda”.
I primi blocchi in Europa
La situazione in Siria e le conseguenze per l’Europa della presa del potere da parte di Hayat Tahrir al-Sham al Consiglio Ue Affari Esteri di lunedì prossimo a Bruxelles. Ma intanto diversi Paesi membri si stanno già muovendo in maniera autonoma. I governi di Germania, Austria, Grecia, Danimarca, Norvegia, Belgio e Svezia hanno iniziato a bloccare le procedure d’asilo per i cittadini siriani.
Un funzionario dell’Ufficio federale per le Migrazioni e i rifugiati tedesco, ha detto al quotidiano Der Spiegel che “la situazione in Siria è poco chiara, e prevedere come evolverà politicamente è troppo difficile”, spiegando che quindi è per questo che “al momento non è possibile formulare valutazioni affidabili” sulle domande di protezione. Secondo le prime stime il blocco delle domande interesserebbe circa 47 mila persone.
“È prematuro fare illazioni su un possibile rientro nel loro Paese dei rifugiati”, ha detto la ministra dell’Interno del Paese, Nancy Faeser, secondo cui “la situazione in Siria è attualmente molto poco chiara”, e “per questo motivo non sono prevedibili specifiche opzioni di rimpatrio e sarebbe discutibile fare illazioni su questo in una situazione così instabile”. Ma alti esponenti dei popolari della Cdu/Csu, il partito che potrebbe uscire vincitore delle elezioni di marzo, hanno fatto riferimento a possibili voli charter per il rientro in Siria e a incentivi in denaro per incoraggiare i cittadini siriani a lasciare il Paese.
La situazione in Germania e Austria
In Germania in tutto vivono oltre 800mila persone di cittadinanza siriana, la maggior parte delle quali è arrivata come rifugiata in seguito alla decisione dell’ex cancelliera Angela Merkel, nel 2015, di consentire l’ingresso nella nazione a oltre un milione di richiedenti asilo. E quest’anno la Siria è stato il primo Paese di provenienza dei richiedenti asilo nella nazione, con 72.420 domande di asilo presentate alla fine di novembre.
Anche il governo austriaco ha ordinato di bloccare l’esame delle domande di asilo dei siriani. “Ho incaricato il Ministero di preparare un programma di rimpatrio ordinato e di deportazione in Siria”, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Gerhard Karner. Ieri (domenica 8 dicembre) il cancelliere Karl Nehammer ha scritto su X che la situazione della sicurezza in Siria dovrebbe essere rivalutata per consentire la ripresa delle deportazioni, con i siriani che sono di gran lunga il gruppo più numeroso di richiedenti asilo in Austria, con 12.871 domande presentate quest’anno a novembre.