Tra Israele e Iran, i paesi arabi rifiutano di schierarsi.

19.06.2025 12:15
Tra Israele e Iran, i paesi arabi rifiutano di schierarsi.

Le reazioni del mondo arabo alla guerra tra Israele e Iran

Nel contesto del conflitto aereo tra Israele e Iran, le nazioni arabe si trovano a dover rispondere a un confronto tra due stati percepiti come problematici e ostili, con rapporti ambivalenti nei loro confronti. Per la prima volta dopo molto tempo, la situazione in Medio Oriente presenta un contesto in cui una guerra non coinvolge direttamente nessun paese arabo. Questo nuovo scenario è stato evidenziato, riporta Attuale.

Mentre diversi stati arabi, sia quelli del Levante (Giordania, Libano, Siria) che del Golfo Persico (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Oman, Kuwait e Bahrein), non hanno espresso una posizione chiara su quanto sta accadendo, la maggior parte di essi ha condannato l’attacco di Israele, pur evitando di difendere l’Iran, anche solo a livello verbale. Entrambi i paesi si ritrovano isolati singolarmente in Medio Oriente: Israele, a causa della sua storia di conflitti con le nazioni arabe, non gode del riconoscimento della comunità internazionale, mentre l’Iran, prevalente a carattere sciita, ha spesso trovato avversità a causa delle tensioni religiose e geopolitiche.

Entrambi gli stati, Israele e Iran, hanno portato avanti politiche interventiste, intromettendosi negli affari interni altrui con l’uso della forza, ciò che li ha resi poco graditi tra le nazioni limitrofe. La risposta varia in base alla nazione e alla zona: in Libano e Giordania, ad esempio, si percepisce maggiormente l’ostilità verso Israele, eredità di anni di conflitti. Tuttavia, anche l’Iran è visto come una minaccia, dato il suo supporto a Hezbollah, che controlla ampie aree del Libano.

In Siria, Israele è catalogato come uno stato ostile, poiché ha invaso porzioni di territorio siriano non molto tempo fa. Tuttavia, l’Iran, che ha supportato il regime di Bashar al-Assad, debilitato nel tempo, provoca una reazione ambivalente nella popolazione. La situazione è complicata per il paese, che si trova a dover navigare tra il risentimento per l’aggressione israeliana e il malcontento nei confronti dell’influenza iraniana.

Per i paesi del Golfo Persico, la questione risulta ulteriormente complessa. Da alcuni anni era in atto un processo di riavvicinamento sia nei confronti di Israele che dell’Iran. Caso emblematico è l’Arabia Saudita, che, pur non riconoscendo ufficialmente Israele, aveva avviato negoziati per normalizzare le relazioni diplomatiche prima dello scoppio della guerra nella Striscia di Gaza nell’ottobre 2023. Se concretizzato, questo passo avrebbe rappresentato un cambiamento storico nell’approccio della regione verso Israele.

Nonostante la dura condanna saudita contro le azioni israeliane a Gaza, il principe ereditario Mohammed bin Salman ha fatto intendere più volte la volontà di riprendere i dialoghi diplomatically con Israele quando le circostanze lo permetteranno. Tuttavia, l’Arabia Saudita mantiene un rapporto di rivalità con l’Iran, dovuto a fattori politici e religiosi, essendo il regno un baluardo del sunnismo mentre l’Iran rappresenta la sfera sciita, con entrambe le parti aspiranti a dominare l’influenza nella regione.

In un quadro di ripresa delle relazioni diplomatiche tra Saudi e Iran, il governo saudita ha pubblicato una dichiarazione che condanna gli attacchi israeliani contro l’Iran, riflettendo una certa ambiguità nella posizione saudita. Gli altri paesi del Golfo si trovano in situazioni simili e condividono l’incertezza rispetto a un’evoluzione del conflitto, temendo di poter essere coinvolti in una guerra più ampia che potrebbe estendersi ai loro territori.

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