Tre questioni irrisolte sul futuro di Gaza dopo l’accordo di pace tra Israele e Hamas

14.10.2025 10:15
Tre questioni irrisolte sul futuro di Gaza dopo l'accordo di pace tra Israele e Hamas

Accordo di pace tra Israele e Hamas: tensioni irrisolte e futuro incerto

Il ritorno degli ostaggi israeliani e il rilascio di prigionieri palestinesi effettuati lunedì hanno segnato la conclusione della prima fase dell’accordo di pace tra Israele e Hamas, attivata dal cessate il fuoco e dal parziale ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza. Tuttavia, la riunione in Egitto, che ha visto la partecipazione di oltre trenta leader mondiali e si è trasformata in un evento mediatico per il presidente statunitense Donald Trump, ha prodotto solo un documento privo di contenuti concreti. Questo accordo non affronta le questioni politiche più complesse né fornisce un percorso chiaro per il futuro, riporta Attuale.

I principali temi rimasti irrisolti sono tre: non si è parlato in modo chiaro della creazione di uno stato palestinese e del suo autogoverno; la condizione del disarmo totale di Hamas, prevista dall’accordo di pace, non è mai stata accettata dal gruppo; infine, non è stata definita la modalità di ricostruzione della Striscia di Gaza e soprattutto chi si farà carico dei costi, enormi dopo i devastanti bombardamenti israeliani.

Per quanto riguarda il primo punto, Trump non ha menzionato la creazione di uno stato palestinese, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha escluso questa possibilità, affermando che Israele non la considera un’opzione. Al contrario, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha discusso di un percorso verso “l’attuazione della soluzione dei due stati”.

Il piano prevede che inizialmente si stabilisca una commissione palestinese tecnocratica e apolitica, supervisionata da un organismo internazionale, un “Consiglio della pace” guidato dallo stesso Trump e, potenzialmente, dall’ex primo ministro britannico Tony Blair. Tuttavia, le funzioni e i poteri di questa entità palestinese e dell’organismo internazionale rimangono vaghi. Trump ha dichiarato lunedì che “molti nuovi paesi vogliono partecipare”, menzionando l’Egitto, ma non ha specificato chi altro abbia manifestato interesse.

Secondo il piano, il governo transitorio dovrà infine cedere i poteri all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), che già amministra parte della Cisgiordania. Il presidente dell’ANP, Mahmoud Abbas, era presente all’incontro in Egitto. Tuttavia, l’ANP dovrà prima “riformarsi”, senza che siano chiari i dettagli. Il governo di Netanyahu ha sempre espresso totale contrarietà all’idea che l’ANP possa governare anche sulla Striscia di Gaza.

La seconda questione cruciale riguarda il futuro di Hamas, che sta cercando di riprendere il controllo della Striscia dopo il ritiro delle forze israeliane. Pattuglie armate di Hamas presiedono gran parte del territorio, e sono stati segnalati scontri con clan rivali. Hamas non ha accettato l’obbligo di disarmarsi, ma ha vagamente promesso di trasferire la propria autorità a un’altra entità palestinese. Israele considera imprescindibile lo smantellamento di Hamas.

La terza questione è la ricostruzione. Sebbene la fine dei bombardamenti abbia permesso una migliore distribuzione di beni di prima necessità, la situazione a Gaza è drammatica: gran parte della Striscia è devastata, mancano infrastrutture fondamentali, e molti dei sopravvissuti hanno perso tutto in due anni di conflitto. Rimuovere le macerie sarà una sfida enorme che potrebbe richiedere anni.

Trump ha promesso ingenti fondi per la ricostruzione, senza chiarire chi si occuperà della gestione, dei tempi e dei modi. I palestinesi che ritornano nelle zone liberate dall’esercito israeliano trovano città distrutte, spesso completamente rase al suolo.

A queste questioni centrali si aggiungono ostacoli contingenti, come il recupero dei corpi degli ostaggi deceduti. Lunedì Hamas ha restituito quattro corpi, ma deve ancora consegnarne altri 24, e potrebbe avere difficoltà a farlo entro le 72 ore previste. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha avvertito che eventuali ritardi saranno considerati una violazione degli accordi con ripercussioni.

1 Comments

  1. Ma è possibile che dopo tutto questo tempo non si arrivi a un accordo veramente significativo? La situazione a Gaza è terribile, non basta qualche documento vuoto… E che ne è dello stato palestinese? Questi leader sembrano parlare tanto, ma poi? Senza azioni concrete, siamo sempre al punto di partenza.

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