Trump Bombarda i Centri Nucleari Iraniani: Rischi e Conseguenze Geopolitiche
Donald Trump ha sorpreso il mondo ordinando un bombardamento notturno inaspettato sui principali centri nucleari dell’Iran, inclusa la celebre struttura sotterranea di Fordow. A seguito di questa azione, ha annunciato una “vittoria straordinaria” e affermato che “ora possiamo parlare di pace”. Tuttavia, il mondo si è diviso poiché tale intervento americano è considerato un vero e proprio atto di guerra contro una nazione sovrana, riporta Attuale.
Le reazioni a questo attacco non si limitano a Russia e Cina, ma includono anche la Corea del Nord e la Turchia, pronte a schierarsi al fianco dell’Iran, qualora la situazione si deteriorasse ulteriormente. Anche all’interno del partito conservatore Maga, vi è una frattura: mentre alcuni membri sostengono Trump, vi è resistenza contro l’estensione del conflitto, in considerazione dei rischi per i 40.000 soldati americani attualmente dispiegati nella regione e nelle basi in Medio Oriente, dopo il fallimento in Iraq.
I democratici statunitensi hanno reagito con fermezza, sostenendo che ogni atto di guerra richiederebbe l’approvazione del Congresso e non solo una decisione presidenziale. All’interno del loro schieramento, tuttavia, ci sono opinioni contrastanti. La deputata progressista Alexandria Ocasio-Cortez si è già fatta portavoce della richiesta di impeachment nei confronti di Trump.
Non si può ignorare che, dopo l’operazione militare impeccabilmente eseguita, molti osservatori ritengono che Trump, galvanizzato dal successo, possa rischiare di sprecare il vantaggio ottenuto. Questo mentre Putin e Xi hanno denunciato fermamente l’attacco, avvertendo che potrebbero schierarsi con l’Iran se il conflitto tra Israele e Stati Uniti dovesse continuare. Le immagini trasmesse dalla televisione iraniana, che mostrano il lancio di missili contro Israele subito dopo l’attacco dei bombardieri B2, sottolineano che la guerra è tutt’altro che finita, nonostante l’uso di 14 bombe di grande potenza.
Sebbene la comunità internazionale e forse le Nazioni Unite mostrino segnali di distensione, l’Iran si trova ora con un programma nucleare significativamente indebolito e, potenzialmente, meno minaccioso. Tuttavia, le dichiarazioni di Trump, che avevano lasciato aperta una finestra per esplorare soluzioni negoziali, sono state bruscamente chiuse con l’ordine di attacco.
Il ministro degli Esteri Rubio continua a ripetere che non ci sono in programma ulteriori attacchi americani, ma la scarsa credibilità degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump minaccia qualsiasi possibilità di negoziazione sul nucleare iraniano. La Casa Bianca afferma di supportare solo un programma nucleare pacifico per scopi energetici. Dall’Europa, la commissaria von der Leyen ha invocato un impegno diplomatico da Teheran, ma in risposta il parlamento iraniano sta considerando la chiusura immediata dello stretto di Hormuz, che potrebbe innescare un conflitto diretto con potenze come Russia e Cina, pronte a opporsi all’aggressione di Stati Uniti e Israele.
Intanto, paesi arabi stanno valutando un possibile avvicinamento a Israele, prima di intraprendere azioni drastiche relative agli attacchi contro Gaza e le infrastrutture iraniane legate al petrolio. L’ex consigliere Steve Bannon, critico nei confronti dell’interventismo militare americano, ha commentato in diretta che “la maggior parte della popolazione americana non desidera essere coinvolta in queste operazioni”.
Questa settimana, nonostante la controversia generata, Trump ha ottenuto un forte leverage negoziale grazie ai bombardamenti su Teheran, che seguono un periodo difficile per la sua amministrazione, segnata da varie decisioni giudiziarie sulle politiche di deportazione degli immigrati clandestini. Con il previsto incontro della Nato e le questioni fiscali irrisolte, né Xi né Putin rimarranno a guardare mentre uno dei loro più forti alleati affronta una potenziale destabilizzazione.