Tutti contro Fitto (o quasi): così il candidato di Meloni blocca l’Ue

12.09.2024
Tutti contro Fitto (o quasi): così il candidato di Meloni blocca l'Ue
Tutti contro Fitto (o quasi): così il candidato di Meloni blocca l'Ue

Socialisti e liberali alzano la voce contro l’esponente di Fratelli d’Italia, sostenendo che non può avere una vicepresidenza, ma i popolari fanno scudo. La palla è nelle mani di von der Leyen, ma difficilmente si arriverà a uno scontro in Aula

ABruxelles procedono frenetiche le trattative sulla composizione della nuova Commissione europea. Il compito di scegliere nomi e incarichi spetta alla presidente Ursula von der Leyen, ma gli eurodeputati dovranno poi votare la fiducia al collegio e i gruppi politici sono quindi intenzionati a far sentire il proprio peso. E uno degli oggetti del contendere è diventato il candidato italiano, Raffaele Fitto, contro cui socialisti e liberali sembrano intenzionati a fare muro per impedire che possa ricevere la carica di vicepresidente esecutivo.

La sua scelta per il ruolo sarebbe “incomprensibile” e addirittura “inaccettabile”, aveva detto la scorsa settimana la francese Valérie Hayer, presidente del gruppo Renew Europa. Portare i Conservatori e radicali (Ecr), il gruppo a cui appartene Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, “nel cuore della Commissione sarebbe la ricetta per perdere il sostegno dei progressisti”, ha detto ieri (10 settembre) la presidente dei Socialisti & Democratici, Iratxe García.

Il sostegno dei popolari

A fare scudo attorno al candidato italiano è stata però la terza (e principale) forza della maggioranza a sostegno di von der Leyen: il Partito popolare europeo. Il suo leader, il tedesco Manfred Weber, ha rilasciato un’intervista al Corriere per sostenere il nome di Fitto, che ha definito “il mio amico”. “L’Italia deve essere ben rappresentata nella prossima Commissione europea”, ha dichiarato al giornale di via Solferino.

Weber da tempo lavora per un avvicinamento tra i popolari e i conservatori, per spostare l’esecutivo sempre più a destra, e Fitto è il nome perfetto per creare questo ponte. Il ministro per gli Affari europei è un ex membro di Forza Italia, quindi del partito popolare, è un moderato e ha una lunga esperienza europea, essendo stato eurodeputato in tre legislatura e anche co-presidente del gruppo Ecr.

“I popolari sono abbastanza compatti in sostegno al suo nome come vicepresidente, ma alcune contrarietà ci sono tra i rumeni e soprattutto i polacchi”, ci spiega una fonte vicina al gruppo Ppe. In Polonia i popolari del premier Donald Tusk sono feroci avversari del partito Diritto e Giustizia, che è la seconda forza più influente della formazione politica, e quindi non vedono di buon occhio FdI.

Ma, continua la fonte, “per il resto il gruppo dovrebbe seguire la linea di Weber, anche per rispetto di Antoio Tajani”, che del partito popolare è vicepresidente e un membro ancora molto influente, essendo stato commissario e vicepresidente dell’esecutivo ma anche vicepresidente e presidente del Parlamento europeo.

L’imbarazzo del Pd

Paradossalmente più spaccato sulla questione sembra essere il gruppo socialista, con il Pd che si trova nella difficile posizione di rischiare di remare contro l’attribuzione all’Italia di un ruolo di primo piano nella Commissione, come quello di vicepresidente esecutivo. Quando nel 2019 l’allora premier Antonio Conte selezionò il nome del democratico Paolo Gentiloni per la carica di commissario, Silvio Berlusconi (allora eurodeputato) ci tenne a partecipare personalmente all’audizione per assicurare il sostegno di Forza Italia al candidato italiano.

L’imbarazzo è stato chiaro nelle parole di Nicola Zingaretti, che si è limitato a dire di sperare “che l’Italia abbia il giusto peso che merita e spetta a un grande Paese fondatore”, ma senza esprimersi sull’opportunità di dare a Fitto il ruolo di vicepresidente. Di fatto il Pd spera che la carica gli venga assegnata, ma non lo può dire troppo ad alta voce. E così prova timidamente a smarcarsi dai socialisti, pur essendo però la forza più numerosa del gruppo. L’impressione è che la palla sia nelle mani di von der Leyen e se la prossima settimana, quando la squadra verrà presentata ufficialmente, il nome di Fitto sarà tra i vicepresidenti, è molto difficile che possa essere bocciato poi nelle audizioni.

Rischio scontro in Aula

“La strada dello scontro diretto è pericolosa per i socialisti ma anche per i liberali. Non si dimentichino che quando nella scorsa legislatura fu bocciato il candidato ungherese, il popolare Laszlo Trocsanyi, poi caddero altre due teste, quella della socialista romena Rovana Plumb, e quella della liberale francese Sylvie Goulard”, avverte la fonte vicina al Ppe, secondo cui a rischiare potrebbe essere la spagnola Teresa Ribeira, compagna di partito di Iratxe García e che aspira a una vicepresidenza e al portafoglio del Clima.

“Queste dichiarazioni del gruppo le inserirei nella fase negoziale in cui ci troviamo”, dice una fonte vicina ai socialisti, secondo cui gli S&D difficilmente si schiererebbero contro Fitto in Aula se von der Leyen dovesse insistere sul suo nome come vicepresidente. “Non mi sembra probabile una sua bocciatura. Ma dipenderà molto anche sul discorso che farà all’audizione”, continua la fonte. Anche i liberali stanno alzando la voce contro Fitto, ma sono il gruppo della maggioranza che è uscito più indebolito dalle elezioni, e al di là delle dichiarazioni difficilmente rischierebbero uno scontro diretto al Parlamento che potrebbe mettere in difficoltà i loro (pochi) candidati.

Alla fine insomma, nonostante il polverone, Meloni potrebbe ottenere quello che vuole. Per von der Leyen significherebbe anche avere più margine di manovra nel proseguo della legislatura, con le maggioranze in Aula a Strasburgo che sono spesso variabili. E dove quindi il sostegno dell’Ecr potrebbe tornare utile.

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