Le Reazioni Internazionali all’Attacco contro l’Iran
“Mi stanno chiamando per parlare”, ha affermato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante un’intervista telefonica con Nbc News. Secondo Trump, le figure iraniane che mostrano un interesse per il dialogo sono le “stesse persone con cui abbiamo collaborato in passato. Molti di loro, però, adesso non ci sono più”. Il presidente ha continuato dicendo che “c’è ancora tempo per mettere fine a questo massacro”, aggiungendo che “i prossimi attacchi già programmati saranno ancora più cruenti”. A Teheran, Trump ha esortato a trovare un accordo, dato che Israele dispone di un ampio arsenale di armamenti letali fabbricati negli Stati Uniti, ma queste proposte non hanno avuto successo, riporta Attuale.
Le reazioni globali all’attacco contro l’Iran sono state molteplici e variegate. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha dichiarato in conferenza stampa che la Francia è pronta a “partecipare a operazioni di protezione e difesa di Israele” nel caso di eventuali rappresaglie da parte di Teheran, specificando, tuttavia, che “in nessun modo parteciperà a operazioni offensive”. Dall’altra parte, il presidente russo, Vladimir Putin, ha espresso che le azioni israeliane “violano la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale”, offrendo la sua disponibilità a mediare per evitare un’ulteriore escalation delle tensioni. Questa disponibilità di Putin potrebbe rappresentare un elemento di novità significativo nei rapporti tra Israele e Iran. Sul fronte diplomatico, la Russia potrebbe avere un ruolo di mediazione, a differenza degli Stati Uniti e dei leader europei, come sottolineato dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, il quale ha affermato che “la responsabilità per tutte le conseguenze di questa provocazione ricadrà sulla leadership israeliana”.
Le reazioni dalla Cina sono state più misurate. Il ministro degli Esteri, Lin Jian, ha reso noto che “la Cina è profondamente preoccupata” per gli effetti potenzialmente devastanti dell’attacco e ha esortato a “prendere misure che favoriscano pace e stabilità nella regione, evitando un’ulteriore escalation”.
In Europa, voci autorevoli si sono fatte sentire. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che “una soluzione diplomatica è ora più urgente che mai, per il bene della stabilità regionale e della sicurezza globale”. Anche i primi ministri britannico, Keir Starmer, tedesco, Friedrich Merz, e francese, Emmanuel Macron, hanno lanciato un appello congiunto, sottolineando le loro “gravi preoccupazioni riguardo al programma nucleare iraniano” e chiedendo a tutte le parti di astenersi da qualsiasi ulteriore escalation che possa destabilizzare il Medio Oriente. Nel contesto, Giorgia Meloni ha avuto un colloquio con Donald Trump.
La posizione della Turchia si è rivelata più ferma. Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha affermato che “l’attacco viola il diritto internazionale”. Ha anche fatto notare che l’attacco è avvenuto proprio mentre i negoziati sul programma nucleare iraniano si intensificavano, evidenziando come il governo di Netanyahu sembri non volere una risoluzione diplomatica, mettendo così a rischio la stabilità regionale e la pace globale per i propri interessi.