Analisi dell’attacco israeliano e le sue ripercussioni
La recente azione militare condotta da Israele ha scatenato un ampio dibattito sulle sue conseguenze, tanto a livello nazionale quanto internazionale. Il premier Netanyahu si è dichiarato soddisfatto dell’operazione, ma secondo Anna Momigliano, giornalista e autrice di ‘Fondato sulla sabbia. Un viaggio nel futuro di Israele’, è prematuro affermare che questa azione rappresenti un vero trionfo. “Dobbiamo considerare i possibili effetti della risposta dell’Iran per avere un quadro più chiaro”, riporta Attuale.
Nonostante la retorica trionfalistica di Netanyahu, vi sono stati momenti di tensione nei rapporti tra il premier e le agenzie di sicurezza israeliane. Tuttavia, sull’onda dell’attacco, sembra esserci una certa intesa tra le parti. “Malgrado le differenze, entrambi riconoscono l’urgenza di affrontare la minaccia iraniana”, spiega Momigliano. Con l’Iran che si avvicina al potenziamento della propria capacità nucleare, l’attacco è stato visto come un’«opportunità perfetta» da non perdere. Inoltre, negli ultimi mesi, Netanyahu ha operato per sostituire parte della leadership degli apparati di sicurezza con individui a lui più vicini, suggerendo un tentativo di consolidare il proprio controllo sulle forze di sicurezza.
Tuttavia, questo comportamento potrebbe compromettere l’indipendenza operativa delle agenzie. “Netanyahu ha avviato una strategia per ottenere maggiore influenza, ma è ancora in una fase iniziale”, avverte l’analista. Anche gli Stati Uniti erano a conoscenza dell’operazione e hanno sostanzialmente approvato l’azione, mentre i paesi arabi, eccezion fatta per Oman e Qatar che si sono offerti come mediatori, hanno espresso condanna ma senza tentare di bloccarla. Questo fa sorgere interrogativi sul ruolo di Israele come attore regionale in grado di svolgere un’azione non solo per il proprio interesse, ma potenzialmente anche per conto di altri, nel tentativo di indebolire l’asse iraniano.
Il contesto geopolitico appare complesso. Se da un lato la diminuzione dell’influenza iraniana potrebbe risultare gradita ad alcune nazioni arabe, dall’altro è importante considerare che ci troviamo in una fase di freno nei dialoghi diplomatici, specialmente con la Cina che sta tentando di facilitare un avvicinamento tra Arabia Saudita e Iran. Pertanto, l’intervento militare di Israele, proprio ora, non è necessariamente ben visto da tutti.
La fiducia di Netanyahu nelle capacità offensive di Israele è innegabile, ma la risposta dell’Iran potrebbe rivelarsi decisiva. “I rischi sono ineluttabili”, afferma Momigliano, “indipendentemente dalle azioni intraprese. La chiave risiede nella forza della reazione iraniana e nella capacità di Israele di difendersi. L’Iran potrebbe lanciare un numero tale di missili e droni da superare le difese del sistema Iron Dome”, suggerendo la necessità per Israele di adottare un approccio cauteloso rispetto alle sue strategie militari future.
Man mano che gli eventi si sviluppano, sarà fondamentale osservare le reazioni delle potenze regionali e internazionali, nonché le implicazioni per la sicurezza di Israele e per l’equilibrio geopolitico del Medio Oriente.