Le novità del decreto sulle liste d’attesa: porte aperte anche il sabato e la domenica e un centro unico a livello regionale o infra-regionale per gestire le prenotazioni
Sulle visite mediche si cambia. Con 171 voti favorevoli e 122 contrari, mercoledì 24 luglio la Camera ha approvato il ddl sulle “misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie”, già approvato dal Senato. La norma del ddl che ha suscitato più interesse, la così detta “salta fila” è prevista dall’articolo 4 del testo e prevede che “al fine di garantire il rispetto della tempistica di erogazione delle prestazioni sanitarie” le visite diagnostiche e specialistiche siano “effettuate anche nei giorni di sabato e domenica e la fascia oraria per l’erogazione di tali prestazioni può essere prolungata”. Il governo spera così di ridurre i tempi di attesa per le visite che sono uno dei grandi problemi della sanità pubblica.
Secondo un’indagine di Altroconsumo sono 950 sui 1100 intervistati i cittadini che hanno avuto difficoltà nel prenotare una visita o un esame specialistico nell’ultimo anno e i problemi più spesso riscontrati sono le liste d’attesa troppo lunghe (indicate da ben 2/3 degli intervistati) che spesso portano a scavallare di gran lunga le tempistiche d’urgenza indicate sulla ricetta, ma anche la distanza dalle strutture ospedaliere e gli appuntamenti non disponibili a causa delle agende di prenotazione chiuse.
Le altre novità del decreto
Un’altra delle novità contenute nella legge è la nascita di una Piattaforma nazionale per le liste d’attesa (da istituire presso l’Agenas, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), con l’obiettivo di disporre un monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie. La piattaforma nazionale dovrà dialogare con quelle regionali nell’ottica di snellire i tempi.
E ancora: viene istituito un Centro unico di prenotazione (Cup) “a livello regionale o infra-regionale” che dovrà gestire le prenotazioni, sia delle strutture pubbliche che di quelle private convenzionate. Il Cup, si legge, “attiva un sistema di disdetta delle prenotazioni, per ricordare all’assistito la data di erogazione della prestazione, per richiedere la conferma o la cancellazione della prenotazione effettuata, da effettuarsi almeno due giorni lavorativi prima dell’erogazione della prestazione pazienti di prenotare, confermare o cancellare gli appuntamenti anche da remoto”. In altre parole i pazienti potranno gestire la propria prenotazione su questo portale. E chi non si presenta alla visita senza disdire può essere tenuto a pagare lo stesso la prestazione. Su questo punto il testo dà una serie di indicazioni, fra cui quella di garantire un sistema di recall al cittadino per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate che è un altro problema della nostra sanità e riguarderebbe, secondo alcune stime, il 20% delle prestazioni.
Un altro punto contenuto nel testo prevede la possibilità, per le prestazioni di specialistica ambulatoriale, di ricorrere ai privati accreditati se nel pubblico non c’è posto. Il ddl mira poi ad allentare il tetto di spesa per il personale. Per il 2024 il limite verrà aumentato al 15% dell’incremento del Fondo sanitario regionale, rispetto al 10% del 2023. Dal 2025 in avanti però, il ministro della Salute Schillaci ha precisato che il tetto di spesa verrà abolito e sostituito da “un nuovo sistema per stabilire i fabbisogni minimi e massimi delle strutture sanitarie”.
Meloni: “Strada giusta”. Furfaro: “Tagliano i fondi per le vittime di trasfusioni e vaccini”
Per Giorgia Meloni quella intrapresa dal governo è la strada giusta.”Istituiamo un sistema nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa e lo accompagniamo con un efficace meccanismo di controlli. Ampliamo l’offerta con il Cup unico regionale per mettere a disposizione sia le prestazioni erogate dal pubblico sia le prestazioni erogate dal privato accreditato. Assicuriamo che ai cittadini sia sempre erogata la prestazione, anche con il ricorso alle prestazioni in intramoenia e delle strutture private accreditate. Aboliamo dal 2025 il tetto di spesa per le assunzioni dei medici e del personale sanitario e detassiamo le loro retribuzioni per le prestazioni aggiuntive che servono ad abbattere i tempi delle liste d’attesa”. Per Meloni si costruisce così “una sanità più efficiente e più vicina ai bisogni dei cittadini” anche se “siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare”.
Di tutt’altro avviso l’opposizione con la segretaria del Pd Elly Schlein che parla di un provvedimento “che non inciderà sulla lunghezza delle liste di attesa. Non sarà uno spot pre elettorale che contiene poco o nulla a risolvere i problemi di 10 milioni di prestazioni inevase e a dare risposte a 4 milioni di persone che rinunciano a curarsi”. Non solo: il deputato del Partito Democratico, Marco Furfaro, spiega a Today che il decreto “non solo non mette un euro sulla sanità pubblica, ma abbiamo scoperto che addirittura travasa risorse da fondi importantissimi per malati, pazienti e cittadini”. Uno di questi, spiega Furfaro, è “il fondo per gli indennizzi per tutti coloro che sono stati danneggiati da trasfusioni di sangue infetto, oppure hanno avuto danni derivati dalle conseguenze di vaccinazioni obbligatorie, oppure gli sono stati somministrati degli emoderivati infetti, oppure sono talassemici affetti da anemia ereditaria. Pazienti danneggiati che hanno diritto a un risarcimento da parte dello Stato”. Il taglio, secondo il deputato dem, ammonterebbe a 32 milioni.