L’esponente del Pd, eletto vicepresidente della commissione Libe: “Nel nostro Paese la situazione è ferma da troppo anni, anzi sta regredendo pesantemente da quando c’è Meloni”
In Italia è conosciuto soprattutto per il Ddl che porta il suo nome e che puntava inasprire le pene per i crimini d’odio motivati dall’omofobia. E adesso che è stato eletto al Parlamento europeo, Alessandro Zan, promette di continuare le sue battaglie per l’allargamento dei diritti civili in Italia. “Nel nostro Paese la situazione è ferma da troppo anni, anzi sta regredendo pesantemente da quando c’è Giorgia Meloni al governo”, dice in un’intervista a Today.it. “Proveremo a incidere anche dall’Europa, che sul tema dei diritti civili è molto sensibile e molto attenta. Proveremo a imporre una svolta anche in Italia, utilizzando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, dai regolamenti, alle direttive e alle risoluzioni per cercare di migliorare la situazione italiana”, afferma.
Al Parlamento di Bruxelles e Strasburgo l’esponente del Pd è stato eletto vicepresidente della commissione Libe, quella che si occupa proprio di Libertà civili, e in cui il presidente sarà un popolare, lo spagnolo Javier Zarzalejos. “Su alcuni temi si può lavorare anche con la destra, che in Europa è spesso liberale e molto meno ideologica che in Italia”, sostiene. E son vari i Paesi dell’Ue in cui anche i popolari hanno sostenuto l’avanzamento dei diritti civili. Come in Irlanda, il primo Paese al mondo a decidere di legalizzare il matrimonio omosessuale dopo un referendum, vinto dal sì nel 2015, e che ha avuto premier omosessuale, Leo Varadkar, che è un esponente del Fine Gael, partito che fa parte del Ppe.
“In Italia c’è invece una destra ultra reazionaria. Che appunto, perché ideologica, vuole imporre un modello sociale basato sui propri diktat. E questo crea una società per schizofrenica, perché è evidente che invece la popolazione segue l’evoluzione dei costumi come tutte le società contemporanee. Eppure dal punto di vista dei diritti stiamo facendo passi indietro e il governo Meloni sta erodendo quelli conquistati come l’aborto o le unioni civili, che già di per sé sono un istituto di serie B rispetto al matrimonio e che andrebbero superate. Non lo sta facendo attaccando questi diritti direttamente a livello legislativo ma con tutta una serie di azioni, ad esempio imponendo gli antiabortisti nei consultori o vietando ai sindaci di trascrivere il gli atti di nascita per i figli delle famiglie arcobaleno”.
E inoltre il governo “non interviene con una legge per punire i crimini di odio, mentre in Italia ce n’è sempre più bisogno e lo abbiamo visto con il pestaggio dei due ragazzi colpevoli solo di essersi tenuti per mano in Italia”. E quella contro i crimini di odio è stata la grande battaglia di Zan, persa anche a causa del ‘fuoco amico’. Il Ddl Zan del 2020 puntava a estendere la Legge Mancino anche all’omofobia, la transfobia, la misoginia e l’abilismo (le discriminazioni contro i disabili). Nonostante l’approvazione in prima lettura dalla Camera dei deputati, il provvedimento fu poi bocciato al Senato nell’ottobre dell’anno successivo. “Matteo Renzi lo affossò sostenendo che un provvedimento del genere avrebbe dovuto essere approvato anche con l’appoggio di Lega e Forza Italia, che all’epoca erano forze che sostenevano il governo di Mario Draghi, ma è assurdo”.
Zan fa un parallelo con gli anni Settanta e Ottanta per spiegare quello che a suo avviso è stato un indebolimento della politica italiana. “All’epoca c’era più coraggio, i partiti dell’opposizione, facendo leva sulla società civile, portarono all’approvazione di provvedimenti come il divorzio o l’aborto anche contro la volontà della Democrazia cristiana, che era al governo. Adesso c’è una degenerazione secondo cui si possono fare delle leggi solo se è d’accordo il governo. Ma questo è esattamente il contrario dell’autonomia parlamentare e della separazione dei poteri. E con il premierato voluto da Meloni le cose potranno solo peggiorare”.