Secondo il governo statunitense, la campagna di influenza è finalizzata a e favorire il candidato Repubblicano Donald Trump. Gli Usa non hanno dubbi: Putin sarebbe a conoscenza della campagna di disinformazione
Il governo degli Stati Uniti non ha dubbi: la Russia ha lanciato, attraverso i mezzi e i canali di informazione statale russi, una campagna per influenzare le elezioni presidenziali statunitensi del prossimo novembre. Come la tornata elettorale del 2016, si allunga l’ombra del Cremlino sul voto che dovrebbe nominare il prossimo inquilino della Casa bianca.
Washington, nel muovere le accuse, individua le responsabilità dei media controllati da Mosca, in particolare Russia Today (RT), l’emittente vicina al Cremlino, e altre piattaforme online, per manipolare e dividere gli elettori statunitensi facendo ampio uso della disinformazione e della diffusione di fake news su molti temi, anche sulla guerra in Ucraina. Secondo il governo statunitense, la campagna di influenza è finalizzata a e favorire il candidato Repubblicano Donald Trump che, rispetto alla candidata Democratica Kamala Harris, è più scettico sul sostegno all’Ucraina invasa dalla Russia.
Le sanzioni contro l’emittente russa
I provvedimenti non si sono fatti attendere: i dipartimenti di Giustizia, di Stato e del Tesoro hanno annunciato azioni coordinate per contrastare le presunte operazioni di interferenza della Russia. L’attorney generale Merrick Garland ha annunciato accuse penali, compreso il riciclaggio, e il sequestro di domini internet. Proprio l’emittente di stato russa RT, secondo Garland, avrebbe pagato 10 milioni di dollari a un’azienda del Tennessee per creare e pubblicare sui social media video in lingua inglese a favore del governo russo. L’azienda, di cui non è stato fatto il nome, ha pubblicato quasi 2mila video, che hanno ottenuto più di 16 milioni di visualizzazioni solo su YouTube, hanno detto le autorità statunitensi.
Il tesoro Usa ha invece sanzionato la direttrice di Rt Margarita Simonyan, la sua vice Elizaveta Brodskaia, e altri otto dipendenti accusati di aver reclutato segretamente “influencer americani inconsapevoli” per sostenere la “campagna di influenza maligna”. Una campagna, ha sostenuto Garland, orchestrata dagli ambienti molto vicini a Vladimir Putin. La Casa Bianca è infatti convinta che il presidente russo fosse a conoscenza delle azioni del mezzo di informazione statale RT per influenzare le elezioni presidenziali statunitensi.
Il Dipartimento di Stato, dal canto suo, ha annunciato restrizioni sui visti, una taglia da 10 milioni a chi fornisce informazioni sul gruppo di hacker russi RaHDit e la designazione come “missioni straniere” (soggette quindi a maggiori controlli su dipendenti e asset) dei media Rossiya Segodnya, Ria Novosti, Rt, Tv-Novosti, Ruptly e Sputnik.
Le azioni di influenza nel voto presidenziale del 2016
Dura la condanna dal Cremlino. “Pura spazzatura”, ha commentato la deputata della Duma russa Maria Butina, secondo cui “l’unico vincitore delle elezioni statunitensi è il complesso militare-industriale privato degli Stati Uniti”. “Tre cose sono certe nella vita: la morte, le tasse e l’interferenza di RT nelle elezioni americane”, ha replicato con sarcasmo il network di Mosca. Russia Today, già costretta a registrarsi in Usa come ‘agente straniero’, è da tempo nel mirino delle autorità occidentali, che lo considerano un network di propaganda dello ‘zar’ usato anche per seminare caos e divisioni.
Non è la prima volta, quindi, che la Russia entra nella campagna elettorale statunitense per influenzarne il voto. Le prime interferenze russe sulle elezioni Usa risalgono al 2016, quando Mosca condusse una sofisticata campagna di influenza a favore di Donald Trump, hackerando le mail del partito democratico e diffondendo documenti trafugati tramite Wikileaks per danneggiare Hillary Clinton. Le ingerenze del Cremlino, secondo gli 007 Usa, sono proseguite negli anni successivi, affiancate da quelle della Cina e ora da quelle “sempre più forti” dell’Iran, come ha sottolineato Garland.