Zelensky chiude al gas russo: “Non passerà più per l’Ucraina”. Si studia una via d’uscita

20.12.2024

A fine anno Kiev chiuderà definitivamente i rubinetti ma la Slovacchia, principale acquirente di idrocarburi di Mosca attraverso la rotta, sta provando a trovare una soluzione per farli rimanere aperti

Alla fine dell’anno l’Ucraina chiuderà definitivamente i rubinetti dei gasdotti che trasportano il gas russo in Europa attraverso il suo territorio, con il contratto con Gazprom giunto alla sua naturale scadenza. Tuttavia nell’Ue c’è chi sta lavorando per trovare un modo di non interrompere i flussi e garantire che gli idrocarburi continuino ad arrivare attraverso questi canali.

Zelensky chiude

Sull’addio al gas russo Volodymyr Zelensky è stato irremovibile. “Non prolungheremo il transito del gas russo, non daremo la possibilità di guadagnare miliardi aggiuntivi sul nostro sangue, sulla vita dei nostri cittadini”, ha detto il presidente ucraino nella conferenza stampa a margine del Consiglio europeo in corso a Bruxelles. “Qualsiasi Paese del mondo che possa ottenere qualcosa a buon mercato dalla Russia diventerà al 100 per cento domani, o forse tra un mese o un anno, dipendente dalla Federazione Russa. Questa è la loro politica”, ha accusato Zelensky. 

Ma la Slovacchia, uno dei principali acquirenti di gas russo inviato attraverso l’Ucraina, sta provando a spingere affinché i rubinetti non vengano chiusi. “Non saremo indulgenti sul transito del gas russo e lo abbiamo detto al primo ministro della Slovacchia che ha menzionato questo tema. E gli ho spiegato molto direttamente che faremo transitare il gas solo se non proviene dalla Russia”, ha affermato Zelensky. E su quest’ultimo punto Bratislava sta provando a trovare una soluzione.

Alla vigilia del Summit dei capi di Stato e di governo, il primo ministro Robert Fico ha annunciato che avrebbe proposto “eleganti soluzioni tecniche alternative” sui gasdotti ucraini alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. “Abbiamo soluzioni per far sì che attraverso l’Ucraina non transiti gas russo”, ma che il gas “sia invece di proprietà di qualcun altro”, ha dichiarato Fico, senza però fornire ulteriori dettagli.

Il possibile (ma difficile) compromesso

Alcuni Paesi dell’Europa orientale stanno valutando la possibilità di assicurarsi forniture dall’Azerbaigian, che potrebbero transitare attraverso l’Ucraina, ma non è ancora stato concluso alcun accordo. Di fatto Mosca dovrebbe acconsentire a fare da ‘mediatore’ per il transito di gas azero (o proveniente da altre nazioni della regione), chiedendo ovviamente che gli venga corrisposta una commissione, che sarebbe comunque meglio che perdere l’introito del tutto. Ma Kiev teme che il gas russo possa ancora essere venduto nel mix, facendo una sorta di gioco delle tre carte, e chiede rassicurazioni affinché ciò non avvenga.

“Non vogliamo giocare. Se è un altro Paese a ricevere il gas russo e per poi farlo di nuovo passare” nel gasdotto che arriva in Europa, “è come se continuasse a guadagnare da questa guerra e a trasferire denaro alla Russia”, ha spiegato Zelensky. Per evitare insomma ogni rischio il presidente ha aperto la porta solo a un caso molto specifico. “Se un Paese europeo è disposto a ricevere il gas e a non pagare il denaro alla Russia fino alla fine della guerra, allora possiamo pensarci”, ha detto. La pratica è insomma complicatissima.

Da parte sua, Bruxelles non si è mostrata finora troppo interessata alla questione, né preoccupata per le conseguenze della chiusura del gasdotto. “La Commissione non ha alcun interesse affinché il gas russo continui a transitare attraverso l’Ucraina”, ha dichiarato un portavoce alla Reuters, sostenendo che l’esecutivo comunitario “non sostiene alcuna discussione sull’estensione del contratto né altre soluzioni per mantenere i flussi di transito e non è stata coinvolta in alcun tipo di negoziato in merito”.

La pressione delle aziende

Le principali aziende dell’Europa centrale stanno però spingendo per un accordo che permetta di continuare il transito del gas il prossimo anno, mentre il tempo stringe per evitare un’interruzione delle forniture che potrebbe innescare un’impennata dei prezzi. La slovacca Spp e il suo operatore di rete del gas, Eustream As, nonché le ungheresi Mol Hungarian Oil and Gas Plc e Mvm Zrt sono tra le aziende che hanno firmato una dichiarazione a sostegno del proseguimento del transito.

Tra i firmatari figurerebbero anche associazioni di categoria e grandi clienti industriali di Ungheria, Austria, Italia e Slovacchia, secondo quanto dichiarato da Spp. “Presenteremo la dichiarazione alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in modo che abbia informazioni di prima mano sulla minaccia alla sicurezza energetica ed economica della nostra regione”, ha dichiarato il presidente del Consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Spp, Vojtech Ferencz.

Secondo le stime della Slovacchia, i Paesi e le aziende europee hanno una domanda combinata di circa 15 miliardi di metri cubi di gas russo per il prossimo anno attraverso l’Ucraina e stanno cercando nuove forniture. Bratislava spera di poter arrivare a un accordo che copra le forniture di gas per due o tre anni, dato che l’Ue ha fissato l’obiettivo di non utilizzare più combustibili fossili russi entro il 2027.

I gasdotti

Prima dell’invasione dell’Ucraina, la Russia era il principale fornitore di gas dell’Ue attraverso i gasdotti, ma la sua quota di mercato è diminuita drasticamente in risposta all’invasione. La principale linea di transito rimasta, dopo la chiusura del Nord Stream nel 2022, è il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, che verrà chiuso a fine anno. Questa conduttura trasporta il gas dalla Federazione Russa attraverso l’Ucraina fino alla Slovacchia, dove si divide in rami diretti verso la Repubblica Ceca e l’Austria. L’Italia, insieme all’Ungheria, è tra i Paesi che si riforniscono tramite questa rotta.

La maggior parte delle altre rotte del gas russo verso l’Europa sono già chiuse: oltre al Nord Stream, anche la Yamal-Europa, che passa attraverso la Bielorussia, non è più in uso. Gli unici altri percorsi operativi per il gas russo sono il Blue Stream e il TurkStream verso la Turchia sotto il Mar Nero, che però hanno capacità limitata.

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