Un gruppo di deputati dem è andato in Albania per verificare le aree dove dovrebbero sorgere i centri per migranti che l’Italia dovrebbe spedire all’Albania
“La spesa per costruire i centri per migranti in Albania sta lievitando fino a 800 milioni: quando mi dicono che non hanno risorse per la sanità pubblica io rispondo di prendere da lì e non sprecarle per la propaganda sulla pelle dei più fragili”. È un attacco frontale quello che la segretaria dem Elly Schlein lancia nei confronti del governo dopo la missione in incognita di quattro deputati del pd nelle aree dove dovevano nascere i famosi due centri per migranti trasportati dall’Italia grazie all’accordo sdoganato dal governo come una delle soluzioni al problema migratorio italiano.
Il video dei deputati Pd e la polemica con Meloni
Nel filmato, realizzato dai deputati Matteo Mauri, Simona Bonafè, Enzo Amendola e Matteo Orfini, si vedono i luoghi dove dovrebbero sorgere i centri promessi dal governo che sono ancora dei cantieri. Uno dei due centri in costruzione doveva entrare in funzione entro lo scorso 20 maggio, ma come mostrato dai deputati, all’orizzonte non si scorge ancora nulla di concreto.
“Forse ce la faranno, ma questa operazione costerà 800 milioni di euro” chiosa il deputato dem Vincenzo Amendola. E tutto il pd non usa mezzi termini per descrivere l’operazione: “Un bluff, uno spreco, un set cinematografico di un b-movie che pagano tutti gli italiani”: sono le parole usate dai deputati per denunciare, senza mezzi termini, quello che definiscono “un fallimento totale”. Ma oltre ai problemi strutturali sull’accordo pesano anche problemi di carattere umanitario e di diritto internazionale.
Cosa prevede l’accordo Italia-Albania
La misura rientra in quella strategia di esternalizzazione delle frontiere che da anni l’Europa cerca di mettere in atto tramite diversi accordi sottoscritti con Paesi extra-europei, ai quali viene delegato il compito di gestire parte dei flussi migratori in arrivo ai confini esterni dell’Unione. L’accordo Meloni-Rama prevede il trasferimento in Albania dei migranti soccorsi dall’Italia in acque internazionali, in attesa che vengano esaminate le loro domande d’asilo. I nuovi centri per i migranti sarebbero dovuti essere due, in grado di accogliere circa 3mila persone, ma per il governo è solo un numero provvisorio. Potranno gestire un “flusso annuale di 36mila migranti”, aveva spiegato la premier Meloni alla sottoscrizione dell’accordo.
Il patto aveva sollevato subito le critiche delle organizzazioni umanitarie, secondo le quali i trasferimenti sarebbero suscettibili di “violazioni di diritti umani e disparità di trattamento tra chi approda in Italia e chi in Albania”.
Un altro punto critico è giuridico ed è relativo all’applicazione della legge italiana in uno stato diverso: in sostanza gli accordi violerebbero la sovranità della repubblica balcanica. C’è poi la polemica sui Cpr e sulla “deportazione” dei migranti in territorio straniero che Matteo Orfini sottolinea senza mezzi termini anche nel video realizzato ieri, mercoledì 22 maggio: “Il cpr (centro per i rimpatri ndr) è già un lager nel nostro paese, ma lo sarà di più qui dove verranno deportate le persone che non hanno commesso nessun reato”. Ma, oltre alle polemiche di sostanza, il dato è che al momento l’accordo sembra rimanere solo sulla carta nonostante i lauti finanziamenti.