Da Napoli a Roma, da Palermo a Santeramo: grazie ai fondi Ue del Pnrr, anche nel nostro Paese sono stati attivati i primi progetti di condivisione degli impianti delle rinnovabili. Che tengono insieme tutela dell’ambiente, abbattimento degli sprechi e coesione sociale
Grazie ai pannelli solari, raggi di luce alimentano scuole, fondazioni, poli industriali abbandonati, restituendo, insieme all’energia, la speranza in luoghi abbandonati. In Italia le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) stanno diventando una realtà e, pur procedendo a passo lento anche a causa di ritardi governativi, sono l’esempio concreto di come la transizione energetica non sia solo sacrificio e rinunce, ma un grande bacino di opportunità. Sia sul piano economico che sociale. Supportate dai fondi messi a disposizione dall’Unione europea, questi progetti puntano a trasformare piccoli comuni, aree periferiche delle grandi città e realtà dimenticate, in poli energetici che possano rendere più sostenibile la vita e i consumi delle persone più fragili. Da Napoli a Palermo, dalla Murgia pugliese alla capitale arrivano storie di trasformazione, dove le rinnovabili non fungono solo da strumento di risparmio energetico e sostenibilità ambientale, ma anche da collante sociale.
La rivoluzione gentile di Napoli Est
Un caso emblematico viene da Napoli Est. Nella città partenopea che da diversi anni surfa sulle onde del successo turistico, mediatico e culturale, le aree rimaste marginali sono comunque tante. Tra queste c’è San Giovanni a Teduccio, vecchio polo industriale a due passi dal mare caduto da anni in stato di abbandono. Da qui è partita una “rivoluzione gentile, che tiene insieme giustizia ambientale e giustizia sociale”, come ha spiegato a Today.it Anna Riccardi, presidente della Fondazione famiglia di Maria. L’ente si occupa di dare un tetto a 19 famiglie con difficoltà economiche, che presto dovrebbero diventare 40.
Quella di San Giovanni a Teduccio si considera la prima comunità energetica e solidale d’Italia, grazie a decine di pannelli solari installati sul tetto dell’istituto. Là dove hanno chiuso fabbriche e raffinerie, lasciando povertà diffusa nelle case frutto dell’edilizia popolare, la transizione energetica ha preso il via. I benefici delle rinnovabili non sono solo ambientali. Se ne sono resi conto i residenti della Fondazione, quando a maggio è arrivato loro il primo bonifico, frutto della vendita di energia elettrica prodotta dai pannelli solari, pari a 250 euro. La sperimentazione sui tetti di quest’area di Partenope è partita nel 2020, dove la Fondazione, attiva da due secoli in favore delle famiglie con problemi socio-economici, è stata individuata da Legambiente e Fondazione con il Sud per fare da apripista in quello che è un investimento europeo di larga portata.
Bollette meno bollenti
Le Comunità energetiche rinnovabili hanno come protagonisti cittadini, piccole e medie imprese, ma anche amministrazioni locali, enti territoriali, realtà religiose o del terzo settore, che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti appartenenti a uno o più soggetti della comunità. Questa energia autoprodotta viene condivisa e consumata dagli stessi membri della comunità, mentre la parte non autoconsumata viene immessa in rete e venduta. Questo si traduce in ulteriori benefici economici per i soci. “Il sistema incentivante non è come quello del vecchio conto energia, in cui si facevano investimenti sul solare per avere dei ricavi. Secondo studi che avevamo fatto un paio di anni fa si tratta di un risparmio che si aggirava tra il 25 e il 30% rispetto ai costi in bolletta. È uno strumento che non azzera le bollette ma serve a ridurre dei costi”, ha spiegato a Today.it Katiuscia Eroe, responsabile Energia per Legambiente e autrice di un dettagliato report sulle Comunità energetiche. Il beneficio tariffario gestito dal Gse (Gestore servizi energetici), prevede una tariffa pari a 100 euro/MWh per i gruppi di auto consumatori e 110 euro/MWh per le comunità energetiche e avrà la durata di 20 anni.
L’aiuto dall’Europa
Per sostenere la produzione e l’autoconsumo di energia elettrica rinnovabile, la Commissione europea ha approvato un totale di 5,7 miliardi di euro. Questo “aiuto di Stato” viene concesso in parte mediante il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf), per conseguire gli obiettivi strategici dell’Ue connessi al Green Deal europeo. Per finanziarlo, i soldi sono stati recuperati in larga misura dal Piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia (Pnnr). Questa parte del finanziamento potrà essere sfruttata fino al 31 dicembre 2025, mentre il resto dei fondi saranno utilizzabili fino al 31 dicembre 2027.
Gli incentivi dell’Ue sono mirati, perché l’investimento serve anche a supportare pubbliche amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5mila abitanti, al fine di sostenere sia i centri abitati a rischio di spopolamento, sia quelle aree dove c’è bisogno di maggiore coesione sociale. Secondo i calcoli effettuati dall’esecutivo europeo, le tariffe più convenienti incentiveranno circa 210mila iniziative, raggiungendo due milioni di aderenti solo in Italia. Tra le prime comunità energetiche sorte in Italia una si trova in Puglia.
La scuola energetica nella Murgia pugliese
Protagonista di questa storia nella Murgia pugliese è una scuola, inserita in un quartiere popolare di Santeramo, dove finora a farla da padrone era la “povertà energetica”. Bollette troppo care che hanno messo tante famiglie in difficoltà. Poi nel 2021 arriva l’idea di costituire una comunità energetica, che si rivelerà un’avanguardia nel panorama del Sud Italia. “Abbiamo cominciato quando ancora di queste realtà non parlava quasi nessuno. Non è stato semplice, ma oggi possiamo sicuramente dire di aver tracciato una strada”, ha spiegato a Today.it Vincenzo Sansonetti, referente della cooperativa Ènostra, che ha supportato il Comune nel progetto. L’idea si è rivelata subito ottima, il percorso invece più intricato del previsto, tra diffidenze da vincere, ritardi nelle norme e intoppi tecnici e burocratici da superare. Dalle costituzione ufficiale all’avvio effettivo della Cer sono trascorsi quasi due anni. Un ritardo comune a gran parte d’Italia.
Ritardi e sblocchi
Secondo Legambiente, in attesa degli incentivi e a causa di comunicazioni rallentate tra governo e Commissione europea, sono rimaste in stand-by circa 400 comunità energetiche rinnovabili in più rispetto a quelle censite nel report del 2024. Con l’approvazione del decreto attuativo a gennaio di quest’anno, sia quello di Santeramo che altri progetti in attesa si sono sbloccati nella varie Regioni italiane. Anche nella Murgia, la natura del progetto è duplice: ambientale e sociale, per supportare le famiglie meno abbienti. Le diffidenze iniziali hanno quasi dimezzato le adesioni iniziali. Dei 50 partecipanti invitati, solo 26 sono diventati soci fondatori. La comunità coinvolge oggi venti nuclei familiari, cinque attività commerciali (un hotel, una cartolibreria, una macelleria, una pescheria e un panificio) e lo stesso Comune di Santeramo. I tre soci del comitato direttivo non immaginavano di poter dare vita a una relatà così innovativa. “Eravamo tre semplici cittadini che neanche si conoscevano tra loro. Veniamo tutti da professioni diverse, non avevamo nulla in comune se non l’interesse per questo progetto. E invece ci siamo ritrovati uniti, a condividere questo percorso, che certo non è stato semplice, ma anche grazie al supporto di Vincenzo e di Ènostra, ha permesso di realizzare qualcosa di importante”, ha ricordato a Today.it Nicola Paradiso.
Vele rinnovabili sui tetti della capitale
Sempre sul solco del sociale ma nel cuore della Capitale è stato innesta l’impianto fotovoltaico “Le Vele”, il primo ad essere entrato in funzione nel comune di Roma. Inaugurato nel novembre 2023 nel quartiere Prati, è composto da 198 moduli collocati sui tetti dello storico Istituto Leonarda Vaccari, vantando una potenza di picco di 82,17 kWp. Qui le rinnovabili alimentano una realtà abilitativa e residenziale, che ospita persone con disabilità fisica e mentale, ma anche bambini affetti da autismo.
In questo caso il risparmio energetico ottenuto verrà investito per incrementare progetti e laboratori già presenti nella grande struttura semi residenziale, che ospita 90 persone, un ambulatorio e una scuola. L’eccesso di energia prodotta dall’impianto verrà invece destinata alle famiglie in povertà energetica: un ciclo solidale a 360gradi. Ma quali sono le capacità produttive delle comunità energetiche?
I filari di energia a Palermo
A Palermo, dove il sole è presente gran parte dell’anno è pronto un impianto da un megawatt, con una potenza di 850 chilowattora, capace di produrre 1,4 milioni di chilowattora all’anno. A fine aprile mancavano solo gli ultimi passaggi burocratici prima di garantire energia a 250 utenze tra famiglie e imprese dei quartieri Brancaccio e Ciaculli, inclusa l’area di piazza Torrelunga e di via Messina Marine. Tutte saranno agganciate a una centrale collocata in una vecchia area industriale dismessa di ottomila metri quadri al confine fra Palermo e Villabate. “Si risparmierà fra il 30% e il 40% in bolletta, in più i consumatori avranno un incentivo di 8 centesimi ogni chilowattora”, ha spiegato a Today.it Salvatore Cerrito, ideatore nonché presidente della comunità energetica Palermo Est. Da quelli che Cerrito chiama “filari”, come fossero viti, non sgorgherà vino ma energia elettrica pulita. Solo di recente invece i cittadini pescaresi possono aderire alla Cer costituita da Pescara Energia. Qui la novità è data dalla possibilità di adesione aperte anche ai cittadini di Montesilvano e Spoltore, i due comuni che dovrebbero far parte della creazione di Nuova Pescara.
Nuovo obiettivo: massimizzare il risparmio
In base alla direttiva Ue del 2023 l’obiettivo è di garantire entro il 2030 una quota rinnovabile di almeno il 42,5% nel consumo finale di energia. In questo quadro il ruolo delle comunità energetiche viene considerato indispensabile. Cosa accadrà una volta cessati i sussidi dell’Ue per costituire queste preziose realtà? “L’Europa ha fatto il suo percorso, adesso sono gli Stati Membri che devono fare il loro. Il prossimo tema riguarda come massimizzare i vantaggi delle comunità energetiche grazie allo scorporo in bolletta”, ha evidenziato Katiuscia Eroe di Legambiente. “Adesso nel momento in cui entri in una comunità energetica continui a pagare la tua bolletta normale, non ti viene direttamente sottratta dalla bolletta l’energia condivisa dall’impianto della Cer. Dato che noi paghiamo molto di più l’energia prelevata dalla rete rispetto all’incentivo dato dallo Stato, il vantaggio che deriva dal fare parte di una comunità energetica è ridotto rispetto a quello che potrebbe essere”.
La proposta avanzata da Legambiente è quella di eliminare direttamente dalla bolletta elettrica la quota di energia consumata e prelevata direttamente dalla comunità energetica. “Questo consente di avere un vantaggio immediato e diretto sulla bolletta, insieme ad un valore economico più alto”, ha concluso Eroe. L’associazione ambientalista quest’anno ha indetto la prima edizione di un premio dedicato alle comunità energetiche rinnovabili che si sono distinte per i progetti più interessanti in termini di aiuto ai territori. A vincere sono state quelle realtà in grado di fare uscire in maniera strutturale le persone da condizioni di povertà energetica, con un aiuto non solo in bolletta ma anche nello stile di vita e in termini di solidarietà. Più energia prodotta sui territori dunque, ma ricordandoci che è indispensabile condividerla e guai a chi la spreca.