Dazi Ue sulle auto elettriche: la Cina prende di mira la nostra carne di suino

17.06.2024
Dazi Ue sulle auto elettriche: la Cina prende di mira la nostra carne di suino
Dazi Ue sulle auto elettriche: la Cina prende di mira la nostra carne di suino

A finire nel mirino dei funzionari cinesi è la carne di maiale fresca, fredda e congelata, frattaglie di maiale, grasso di maiale senza carne magra, nonché intestini, vesciche e stomaci di maiale

Ameno di una settimana dall’annuncio dell’introduzione dei dazi provvisori della Commissione europea sull’import delle auto elettriche cinesi, arriva l’attesa reazione di Pechino. La Cina lancia un’indagine antidumping sulle importazioni di carne suina e prodotti a base di carne di maiale dall’Unione europea, in risposta a una richiesta “formalmente presentata dalla China Animal Husbandry Association per conto dell’industria suina nazionale”. È quanto riferisce il 17 giugno il ministero del Commercio in una nota, secondo cui Bruxelles ha 20 giorni di tempo per presentare “opinioni” sulla vicenda, ovvero fino al 6 luglio. Due giorni dopo dell’entrata in vigore dei dazi europei fino al 38 per cento sull’importazione dei veicoli di ultima generazione cinesi, perché accusati di godere di sovvenzioni statali.

È chiaro come Pechino stia adottando la strategia della carota e del bastone. Se da un lato mette in guardia Bruxelles avvertendo che le tariffe sui veicoli elettrici made in China “danneggerebbero gli interessi dell’Europa” e allontanerebbero il Vecchio Continente dagli obiettivi della transizione energetica, dall’altro usa l’arma commerciale e diplomatica per colpire economicamente l’Unione Europea. Come già fatto in passato con la Lituania, seppur per motivazioni diverse.

Come potrebbe agire Pechino

Ma cosa comporta il provvedimento della Repubblica popolare? Secondo il ministero del Commercio cinese, i prodotti oggetto dell’indagine comprendono carne di maiale fresca, fredda e congelata, frattaglie di maiale, grasso di maiale senza carne magra, nonché intestini, vesciche e stomaci di maiale. Il periodo di indagine sul dumping sulle importazioni va dal 1° gennaio al 31 dicembre dello scorso anno, mentre il periodo per la valutazione dei danni industriali copre quattro anni dal primo giorno del 2020 fino al termine del 2023. A partire dal 17 giugno l’indagine durerà non più di un anno, ma potrebbe essere prorogata per altri sei mesi. “In base alle prove raccolte, la produzione totale di carne suina e relativi sottoprodotti soddisfa il ricorso alle disposizioni delle norme antidumping della Repubblica popolare” ed è in linea con le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio, si legge nella nota del dicastero cinese.

Come detto, non arriva come una fulmine a ciel sereno la reazione di Pechino. Già nei giorni scorsi, il Global Times aveva riportato la notizia che le principali industrie cinesi stavano raccogliendo prove per richiedere l’apertura di indagini antidumping su alcuni prodotti caseari e carni suine provenienti dall’Unione europea. Commentando la notizia, un portavoce del ministero del Commercio ha affermato che le industrie cinesi “hanno il diritto di chiedere l’apertura di indagini su sovvenzioni e antidumping che le autorità competenti esamineranno in conformità alla legge”. 

Il timore di una guerra commerciale tra Cina e Ue

Mentre aumenta la speranza che i due blocchi trovino un accordo per allontanare lo spettro di una guerra commerciale, c’è chi alza l’asticella. In una recente intervista con il Global Times Liu Bin, capo della China Automotive Technology & Research Center, suggeriva di prendere di mira le importazioni di auto con motori di grossa cilindrata, una mossa che avrebbe un impatto importante sulle importazioni di vetture europee. Attualmente, la tariffa sulle importazioni di autovetture dall’Europa è del 15 per cento, ma il timore è che Pechino adesso scelga di applicare un dazio del 25 per cento sulle auto più potenti.

Il mercato cinese, il più grande al mondo, è cruciale per marchi automobilistici europei come Mercedes o Bmw, che subirebbero un contraccolpo pesante in caso di presumibili ritorsioni. Non a caso la Germania si è sinora opposta all’introduzione di queste misure, al contrario della Francia, più propensa a garantire una protezione al settore automobilistico nazionale. Proprio per questo, a gennaio la Cina ha avviato un’indagine antidumping sul brandy importato dal Vecchio Continente e dalla Francia, probabilmente per aumentare la pressione su Parigi, accusata di aver spinto l’indagine della Commissione sui veicoli elettrici made in China.

La decisione di Bruxelles segue quella simile adottata qualche settimana fa da Washington ma con ricadute di diversa portata. Mentre le auto elettriche cinesi sono quasi assenti dal mercato statunitense, hanno una presenza più forte in Europa: l’anno scorso il valore delle importazioni dell’Unione europea di auto elettriche dalla Cina è stato pari a 11,5 miliardi di dollari, rispetto a soli 1,6 miliardi di dollari nel 2020, secondo i dati del think tank Rhodium Group.

Il dialogo è quindi aperto. La risposta cinese alla decisione della Commissione di introdurre dazi sui veicoli elettrici potrebbe dare il via a intensi negoziati tra Pechino e Bruxelles volti a scongiurare una dannosa guerra commerciale. Almeno questa è la speranza. 

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