Il premier Netanyahu ha annunciato la possibile offensiva contro Hezbollah. Gli Usa: “Non potremo sostenervi”. E Bruxelles teme una nuova, gigantesca ondata migratoria
Il rischio di una guerra tra Israele e Libano “è ogni giorno sempre più grande”. A lanciare l’allarme è stato l’alto rappresentante Ue Josep Borrell arrivando al Consiglio Affari esteri in corso a Lussemburgo.
La tensione lungo il confine tra i due Paesi è alta: domenica sera le forze armate di Tel Aviv hanno effettuato diversi raid su “obiettivi terroristici di Hezbollah nel Libano meridionale”, ha fatto sapere un portavoce dell’Idf. La stessa fonte dell’esercito israeliano ha rivelato che nelle stesse ore Hezbollah aveva compiuto “un attacco con missili anticarro nella zona di Metulla” ferendo due riservisti dell’Idf.
Sempre domenica, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato in un’intervista televisiva che la “fase intensa” della guerra a Gaza starebbe terminando, e questo per favorire proprio lo spostamento delle truppe al confine settentrionale con il Libano. “Lo faremo innanzitutto per scopi difensivi – ha spiegato il leader di Tel Aviv all’emittente israeliana Channel 14 – E in secondo luogo, per riportare a casa i nostri residenti” evacuati dai centri vicino alla frontiera dopo il ritorno delle tensioni con Hezbollah seguiti all’offensiva a Gaza. “Se potremo, lo faremo diplomaticamente. In caso contrario, lo faremo in un altro modo”, ha minacciato Netanyahu.
Unione europea e Stati Uniti sono preoccupati di questo potenziale nuovo fronte. Bruxelles teme, tra le altre cose, che una guerra con il Libano possa portare a una nuova crisi migratoria verso l’Europa: nel Paese si trovano milioni di rifugiati, tra cui 1,5 milioni di siriani e circa mezzo milione di palestinesi. Lo scorso maggio, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen era volata a Beirut per siglare un accordo da 1 miliardo volto proprio a sostenere il Libano sul fronte migratorio. La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha annunciato in queste ore che visiterà il Paese, descrivendo la situazione “molto preoccupante” e avvertendo che “un’ulteriore escalation sarebbe una catastrofe per la popolazione della regione”.
Cos’è Hezbollah e perché c’è il rischio di un nuovo conflitto
Anche Washington vorrebbe evitare una nuova guerra in Medio Oriente: il generale dell’aeronautica e capo dello stato maggiore congiunto Usa Charles Q. Brown ha avvertito che un’offensiva di Israele in Libano può aumentare il rischio di un conflitto più ampio che attiri l’Iran e i militanti allineati con Teheran. “Hezbollah è più potente di Hamas per quanto riguarda capacità complessiva, numero di razzi e simili. E vedrei l’Iran più propenso a fornire un maggiore sostegno” al gruppo sciita libanese, ha affermato domenica Brown citato dai media Usa. Il generale ha anche fatto intendere che gli Usa potrebbero non seguire più di tanto Tel Avic in questo nuovo fronte: “Dal nostro punto di vista, rispetto a dove si trovano le nostre forze e del breve raggio tra Libano e Israele, è più difficile per noi essere in grado di sostenere Israele nello stesso modo in cui lo abbiamo fatto in aprile”, ha detto Brown riferendosi all’attacco iraniano di due mesi fa.
Intanto, l’alto rappresentante Ue ha rinnovato i suoi strali contro Tel Aviv per la situazione umanitaria nella Striscia: “La consegna degli aiuti a Gaza è impossibile: nulla entra e una parte degli aiuti marcirà presto, sarà perso. E anche quel poco che entra non può essere distribuito, perché la società civile è stata distrutta. Il piano Biden non viene attuato, per mancanza di sostegno da entrambi i lati”, ha detto Borrell. “Questo weekend è stato tra i più sanguinosi dall’inizio del conflitto e il rischio di un contagio nel sud del Libano è ogni giorno sempre più grande”, ha messo in guardia