L’ultradestra sovranista esclusa dai posti chiave del Parlamento europeo. Ai conservatori guidati dalla premier italiana la commissione Agricoltura grazie al patto con il Ppe di Ursula von der Leyen
Acosa serve essere il terzo gruppo all’Europarlamento se non puoi piazzare i tuoi in posizioni di comando? È la domanda che incombe sui Patrioti per l’Europa, il nuovo supergruppo dell’ultradestra sovranista creato da Viktor Orbán con Marine Le Pen e Matteo Salvini. E che, durante la spartizione delle cariche apicali dell’Aula, è rimasto a bocca asciutta a causa del “cordone sanitario” imposto dai gruppi di maggioranza dell’Eurocamera. Un cordone dal quale sarebbero rimasti i conservatori dell’Ecr: al partito guidato da Giorgia Meloni dovrebbe andare la prestigiosa commissione Agricoltura.
Un gigante coi piedi d’argilla?
Come a Parigi, così a Strasburgo (e Bruxelles). Il cordon sanitaire, l’intesa tra tutte le forze politiche pro-Ue per tenere l’estrema destra euroscettica e filo-putiniana lontana dalle stanze dei bottoni, ha tenuto ancora una volta. In Francia, il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e del suo delfino Jordan Bardella è stato bloccato dalle sinistre unite che hanno giocato di sponda con i liberali macroniani. All’Eurocamera, invece, è stato rinnovato l’accordo tra le principali famiglie politiche per escludere i Patrioti di Orbán dalle spartizioni delle cariche più importanti (dopo l’Ufficio di presidenza dell’Aula), cioè i vertici delle commissioni e delle sottocommissioni parlamentari.
Il nuovo gruppo dell’internazionale sovranista, cui hanno ufficialmente aderito anche i francesi del Rn e i leghisti italiani, è diventato il terzo all’emiciclo in termini di seggi: al momento sono 84, scavalcando i Conservatori e riformisti (Ecr) e vincendo così il derby delle destre di Strasburgo. La presidenza del gruppo è andata al candidato premier lepenista, il ventottenne Bardella fresco della sconfitta elettorale in patria, mentre tra i suoi vice è stato nominato l’esponente di punta del Carroccio in Europa, Roberto Vannacci.
Il cordone sanitario
Ma questo primato numerico non è valso granché, in termini di influenza politica reale, al blocco ultranazionalista targato Orbán, Le Pen e Salvini. I suoi eurodeputati, infatti, avranno poche chances di ottenere gli scranni cui ambiscono – cioè le commissioni Trasporti e turismo (Tran) e Cultura e istruzione (Cult) – perché continuano a restare indigeribili alla gran parte delle altre forze del Parlamento.
I gruppi politici di maggioranza, come annunciato da Manfred Weber, leader del Ppe (il partito popolare europeo di Ursula von der Leyen) si sarebbero spartiti informalmente i ruoli chiave dell’emiciclo in vista dell’inizio della decima legislatura (la plenaria costitutiva si terrà dal 16 al 19 luglio), tenendo fuori i Patrioti. “Coloro che vanno contro il progetto e le istituzioni europee, come Viktor Orban, che ha detto pubblicamente di voler smantellare il Parlamento europeo, non possono rappresentare il Parlamento europeo come istituzione – ha spiegato Weber – È per questo che noi rispettiamo gli individui, il fatto che abbiano la possibilità di interagire e di lavorare (da eurodeputati, ndr), ma quando si tratta di ottenere una carica, bisogna rispettare l’istituzione ed essere a favore della stessa”, conclude. “Nessuna lezione di democrazia da Weber e compagni, da chi da tempo in Ue è al guinzaglio delle sinistre estremiste e ideologiche, da chi da cinque anni porta avanti l’esatto opposto dei principi democratici, negando rappresentanza a milioni di elettori europei”, ha replicato il leghista Paolo Borchia.
Come funziona la spartizione delle poltrone
Formalmente, i segretariati delle commissioni (un presidente e fino a quattro vice ciascuna) vanno votati dai rispettivi membri. Ma, da prassi, ogni famiglia politica cerca di accaparrarsi in anticipo le poltrone più ambite sfruttando il proprio peso specifico in Aula e stringendo accordi con gli altri gruppi. Si parte da chi ha più eletti, procedendo poi coi gruppi meno numerosi.
I Patrioti, nonostante siano la terza forza dell’emiciclo con 84 membri, avrebbero bisogno dell’appoggio dei gruppi di maggioranza (Ppe, socialisti S&D e liberali di Renew) per ottenere una poltrona di peso. Un appoggio che invece dovrebbe essere garantito all’Ecr di Meloni: i conservatori potrebbero ottenere la presidenza della commissione Agri, che si occupa di politiche agricole e che è molto cara tanto a Fratelli d’Italia, quanto agli alleati polacchi del PiS.
I popolari del Ppe, vincitori delle Europee con 188 seggi e azionisti di maggioranza della coalizione che sosterrà il bis di von der Leyen alla guida della Commissione europea, avebbero reclamato per sé le presidenze di tre commissioni di primo piano: Affari esteri (Afet), Libertà civili (Agri) e Industria (Itre). I socialisti, il gruppo di cui fa parte il Pd, avrebbero puntato, tra le altre cose, la commissione Ambiente (Envi), che potrebbe andare proprio a un esponente dem. La terza gamba della maggioranza europeista, i liberali di Renew, che sono scivolati al quinto posto in termini di eurodeputati dopo la creazione dei Patrioti (con 76 eletti), punterebbero alle commissioni Sviluppo (Deve) e Affari legali (Juri) e alla sottocommissione per la Sicurezza e la difesa (Sede). Quanto ai Verdi (Greens/Efa), possibile puntello esterno della coalizione centrista, vorrebbero gestire la commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco).
Accordi da confermare
È bene ribadire che si tratta di accordi informali, che potrebbero cambiare dopo l’esito del voto in Aula. Lo scrutinio (segreto) per il nuovo capo del Berlaymont è in calendario per il 18 luglio, mentre le commissioni parlamentari si riuniranno per eleggere i propri uffici di presidenza più tardi, tra il 22 e il 25. Dunque, se i Conservatori (o almeno i meloniani) dovessero far mancare i loro voti alla presidente uscente, potrebbero rischiare di essere tagliati fuori dai giochi.
Passando alle opposizioni, la Sinistra (The Left – Gue/Ngl) vorrebbe la commissione per l’Occupazione e gli affari sociali (Empl) nonché la sottocommissione per le Questioni fiscali (Fisc). E potrebbe ottenerle, dato che, pur essendosi schierato contro il bis di von der Leyen, il gruppo della sinistra radicale partecipa convintamente al cordone sanitario anti-Patrioti, l’altro pezzo dell’opposizione alla maggioranza centrista di Ppe, S&D e Renew.
Tra due settimane potremmo insomma assistere al respingimento dei candidati sovranisti. Questo rimetterebbe in ballo i posti vacanti, che potranno essere occupati dagli altri gruppi. Per i Conservatori, molto dipenderà dalle personalità che proporranno, anche se già nella nona legislatura erano riusciti a ottenere alcune (sebbene decisamente poche) posizioni di rilievo tra il bureau della presidenza dell’Aula e le sue varie commissioni.