Olio d’oliva: perché è sempre più caro e le truffe sono in aumento

30.07.2024
Olio d'oliva: perché è sempre più caro e le truffe sono in aumento
Olio d'oliva: perché è sempre più caro e le truffe sono in aumento

L’Unione europea segnala un numero maggiore di sequestri di oli contraffatti. La produzione è in calo netto e c’è chi ne approfitta per vendere miscele a base di altri oli vegetali

L’olio d’oliva, il pilastro della dieta mediterranea, oltre ad essere sempre più caro, sta diventando il protagonista di frequenti frodi alimentari. Diluito con altri oli, alterato dai pesticidi o venduto con etichette fasulle. Il fenomeno è variegato, ma ci racconta una tendenza chiara: l’oro liquido del Mediterraneo, che scarseggia coi cambiamenti climatici ma è sempre più richiesto, è diventato appetibile per la criminalità. Nel 2023 sono state 380 le tonnellate di prodotti oleosi sequestrate dall’Ispettorato centrale italiano della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf). Il fenomeno non è solo italiano, ma si estende a tutta l’Europa. Oltre che nella Penisola, gli imbrogli riguardano principalmente Spagna e Grecia, altre due patrie dell’olio d’oliva. 

Dietro l’incremento di queste truffe alimentari c’è (anche) l’aumento del costo dell’extravergine, che spinge le persone a guardare verso prodotti dai costi meno elevati per non modificare le proprie abitudini a tavola. Dal 2018 il prezzo dell’olio d’oliva è più che raddoppiato. Gli agricoltori, soprattutto i piccoli, fanno sempre più fatica a produrre, tra siccità e un mercato avverso. Nei supermercati abbondano le bottiglie sempre più care di marchi italiani, che spremono però le olive genericamente provenienti dall’Unione europea. In questo contesto, il fenomeno delle frodi dell’olio si sta estendendo e ne approfitta per ingannare i consumatori, che si illudono di pagare meno e invece ci rimettono, anche in termini di salute.  

Come si truffa sull’olio d’oliva

Oltre 2 milioni di euro. È questo il valore complessivo delle 380 tonnellate di bottiglie d’olio sequestrate dall’Ispettorato centrale italiano della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf). Le persone segnalate, ritenute responsabili di aver etichettato in maniera falsa o mancante le bottiglie, sono state 17. A novembre dello scorso anno sono stati recuperati dalle autorità italiane 2550mila kg di oli dichiarati come d’oliva, costituiti in realtà da miscele di oli vegetali.  Il valore in questo caso era di circa 250mila euro. Ad aprile altri 900 litri sequestrati in provincia di Napoli in contenitori di latta con etichette contraffatte du un noto marchio italiano. Non stiamo parlando di piccoli imbrogli, ma di un vero e proprio business. Le frodi potenziali e le false etichettature sono un fenomeno che riguarda tutta l’Unione europea. 

Olio in viaggio

Gli oli contaminati tendono a viaggiare. I casi di bottiglie con etichettature errate e oggetto di potenziali frodi intercettati alle frontiere erano appena 15 nel 2018, nei primi tre mesi del 2024 sono schizzate a 50. Dietro questi numeri il sospetto fondato è che se ne celino altri ben più ampi, dato che questi dati si riferiscono alla merce che le autorità europee sono riuscite ad intercettare. Alcuni casi investo direttamente la salute pubblica. Gli oli sequestrati contenevano addirittura pezzi di vetro, ma anche pesticidi ed oli minerali. Le frodi più comuni riguardano le miscele.

La quantità di olio extravergine è minima (o inesistente) e la bottiglia viene riempita con miscele di oli vegetali (come mais e girasole) di costi e qualità inferiore, ma mischiati in maniera tale da ingannare gli acquirenti, almeno sul colore. Uno dei casi più gravi è stato segnalato dalla Germania. Le autorità tedesche hanno intercettato bottiglie provenienti da Israele commercializzate come “olio extravergine d’oliva” ma che contenevano in realtà olio lampante, un prodotto considerato non idoneo al consumo umano se non previa ulteriore raffinazione. Ci sono oli che “fanno dei giri immensi”, come quelli provenienti dalla Siria, entrati nel blocco europeo dalla porta dei Paesi Bassi e che poi hanno viaggiato diretti in altri Stati membri come se si trattasse di olive prodotte nell’Ue. 

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