Il presidente francese ha scelto un esponente conservatore per provare a formare un governo e porre fine alla crisi politica nel Paese facendo infuriare il Fronte popolare di sinistra che ha indetto manifestazioni di piazza
Alla fine Emmanuel Macron ha deciso di forzare la mano e ha nominato un esponente del partito popolare come primo ministro: si stratta dell’ex ministro ed ex commissario europeo Michel Barnier. La scelta ha fatto andare su tutte le furie il Fronte Popolare delle forze di sinistra, vincitore delle elezioni, che ha parlato di una “elezione rubata”. Il presidente francese ha nominato il 73enne conservatore 60 giorni dopo le elezioni legislative che hanno portato a un’Assemblea nazionale senza una maggioranza chiara. Sarà il primo ministro più anziano della Quinta Repubblica e succederà a quello che è stato il più giovane, Gabriel Attal, che ha 35 anni.
Con una solida esperienza politica in Francia e a Bruxelles, Barnier ha la reputazione di essere un buon mediatore ed è stato il capo negoziatore dell’Unione europea per la Brexit quando il Regno Unito ha lasciato il blocco. In precedenza, è stato più volte ministro dal 1993, in particolare sotto le presidenze di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy. Ora dovrà utilizzare tutte le sue capacità diplomatiche per formare un governo in grado di sfuggire alla sfiducia parlamentare e di porre fine alla più grave crisi politica degli ultimi cinquant’anni del Paese. Un compito che sembra una missione impossibile, visto che non è ancora emersa una coalizione in grado di sostenere un esecutivo.
L’Assemblea risultante dalle elezioni legislative di luglio è frammentata in tre blocchi: la sinistra, il centro-destra e l’estrema destra. “Michel Barnier non viene dal Nuovo Fronte Popolare che ha vinto le elezioni, ma da un partito che ha preso meno voti di tutti. L’elezione è stata rubata”, ha tuonato il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon. Per l’esponente del principale partito del Fronte “è in corso una negazione della democrazia”: “Esorto alla mobilitazione più massiccia possibile per la manifestazione del 7 ottobre”, ha continuato chiamando in piazza i suoi sostenitori.
Il Rassemblement national “giudicherà” sulla base del “discorso di politica generale”, ha scritto su X Jordan Bardella, il leader con Marine Le Pen della formazione di destra radicale, primo partito dell’Assemblea. “Dopo un’attesa interminabile, indegna di una grande democrazia, prendiamo atto della nomina”, si legge nel post che afferma che “gli 11 milioni di elettori di Rn meritano rispetto: è la nostra prima richiesta”.
L’azzardo di Macron di indire elezioni parlamentari lampo a giugno si è ritorto contro di lui, con la sua coalizione centrista che ha perso decine di seggi e nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta. I francesi hanno comunque negato la vittoria al Rn e, grazie anche ai ballottaggi, l’alleanza del Nuovo Fronte Popolare di sinistra è arrivata prima, ma Macron ha escluso di chiedere loro di formare un governo dopo che gli altri partiti avevano detto che l’avrebbero immediatamente bocciato. La sinistra da sola non ha abbastanza voti per bocciare Barnier, ma potrebbe indire proteste di piazza.