Il ministro dell’ambiente Pichetto Fratin ha spiegato date e programmi: “Entro il 2050 metà dell’energia da impianti modulari di terza e quarta generazione”
La corsa al nucleare è ufficialmente iniziata: il governo italiano ha presentato il suo “Programma Nazionale per il nucleare sostenibile”, un piano che – come spiegato dal ministro Picchetto Fratin – avrà un duplice orientamento: piccoli reattori nucleari sul medio termine, per poi concentrasi nella ricerca sulla fusione nucleare sul lungo termine. Il piano – nelle intenzioni del governo – è quello di ricorrere al nucleare entro il 2050 per una quota tra l’11 e il 22 per cento del totale dell’energia richiesta.
“Per fine ottobre saranno i risultati del lavoro della Piattaforma nazionale – ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin in audizione alla Camera – dati e valutazioni tecniche, che conterranno anche delle linee guida e la relativa road map” ha chiarito l’esponente di Forza Italia.
La volontà del governo è quella di focalizzarsi su piccoli impianti modulari di terza e quarta generazione, una tecnologia che – come abbiamo già spiegato – è tutt’altro che alla portata di mano.
“L’attenzione sarà concentrata sulla III generazione avanzata, poiché si tratta di tecnologie già consolidate a livello mondiale; parallelamente, continueremo a investire in ricerca e sviluppo per la IV generazione”.
Gilberto Pichetto Fratin
Escluso invece il ricorso alle centrali nucleari di grandi dimensioni come in Francia e Germania. Decisamente futuristico l’obiettivo di realizzare un impianto a fusione nucleare entro il 2050: la ricerca sul campo è, al momento, a uno stato davvero primordiale.
La nuova società per il nucleare italiano
Se il progetto è nei fatti molto fumoso, è ben più pratico il primo effetto, ovvero la creazione di nuove “poltrone”. Il ministro ha chiarito infatti come il governo preveda di istituzionalizzare la “Piattaforma per un nucleare sostenibile” attribuendo al nuovo organismo un compito tecnico-consultivo del Governo “e presidio delle più importanti competenze italiane nel nucleare”. Ovvero, una nuova società statale che si occuperà del nucleare italiano.
Dove mettere le scorie nucleari
Tutto il progetto è però legato a un problema non di poco conto: manca ancora un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, un obbligo che l’Italia ha non solo nei confronti dell’Unione Europea. Sono 51 le aree individuate, e per ciascuna sono già nate sui territori movimenti di protesta che si oppongono alla realizzazione del sito di stoccaggio. Manca tuttavia ancora una Carta definitiva che richiede il completamento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica che dovrà offrire alle amministrazioni locali interessate “benefici economici e di sviluppo territoriale”. Un iter ancora lungo: in base alle stime attuali l’autorizzazione unica per il Deposito Nazionale arriverà nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039.
In attesa del deposito continueranno a essere usati i depositi già dislocati in tutta Italia (22 siti che ricevono tra i 300 e i 500 metri cubi di rifiuti medicali di bassa e media radioattività prodotti ogni anno in Italia). “L’idea – ha detto Pichetto Fratin – è quella di ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi, anche nell’ottica del rientro dall’estero dei rifiuti ad alta attività che lì si trovano per riprocessamento da diversi anni”.
Il boom dell’uranio: la nuova corsa al nucleare
Un problema non da poco che l’Italia spera di risolvere con l’adozione di una tecnologia che dovrebbe arrivare sul mercato nel 2040 e che si basa sul raffreddamento del combustibile nucleare usando piombo liquido, e bruciando le scorie come nuovo combustibile all’interno dei reattori. “Diversi Paesi in tutto il mondo stanno puntando sullo sviluppo di questi nuovi reattori” ha spiegato Pichetto Fratin. E che altri paesi stiano iniziando una rincorsa al nucleare lo si vede anche dal balzo del prezzo dell’uranio salito a oltre gli 83 dollari per libbra.
A “scaldare” la corsa è sopratutto la Cina che prevede di costruire 22 dei 58 nuovi reattori attualmente in progetto in tutto il mondo, guidando di fatto la rinascita nucleare globale. I segnali di un crescente interesse per l’energia nucleare hanno guadagnato slancio anche negli Stati Uniti, dove Microsoft ha annunciato un accordo con Constellation Energy per riavviare l’unità di potenza di Three-Mile Island per alimentare i data center affamati di energia.