La rabbia di Biden: per gli Stati Uniti “oltraggioso” accostare Israele ai terroristi

21.05.2024
La rabbia di Biden: per gli Stati Uniti “oltraggioso” accostare Israele ai terroristi
La rabbia di Biden: per gli Stati Uniti “oltraggioso” accostare Israele ai terroristi

Blinken: «Così si mettono a rischio le trattative per il cessate il fuoco»

Il presidente americano Joe Biden sceglie la parola «oltraggiosa» per definire la decisione del procuratore della Corte Penale Internazionale di chiedere il mandato d’arresto per crimini contro l’umanità per il premier israeliano Benjamin Netanyahu; il segretario di Stato Antony Blinken parla di scelta «vergognosa». E dal Consiglio per la Sicurezza nazionale il portavoce John Kirby dice che è «ridicola l’equivalenza fra Hamas e Israele». Sta qui, essenzialmente nel mettere sullo stesso piano lo Stato ebraico e i terroristi palestinesi, l’ira americana per la mossa di Karim Khan annunciata in un’intervista alla CNN. Mentre a Tel Aviv Jake Sullivan – consigliere per la Sicurezza nazionale Usa – era a colloquio con Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano e raggiunto dallo stesso provvedimento di cattura di Netanyahu.

Sullivan è al termine di una missione di 72 ore in Medio Oriente. Ieri ha visto anche il premier dell’Anp Mohammed Mustafa e il leader dell’Olp Hussein Al Sheikh. Agli israeliani Sullivan ha ribadito prudenza nelle operazioni a Rafah, sottolineato i timori Usa per le sorti dei civili, chiesto la massima attenzione nel far affluire gli aiuti umanitari ma ha anche ribadito il sostegno statunitense alla lotta contro i terroristi del 7 ottobre e la necessità di riportare a casa gli ostaggi. Sarebbero 125 ancora quelli trattenuti nella Striscia, contabilità che non offre certezze su quanti siano ancora vivi.

La mossa della ICC ha fatto infuriare Washington perché, ha evidenziato Blinken, «rischia di mettere a repentaglio gli sforzi in corso per raggiungere un cessate il fuoco e aumentare il flusso di aiuti umanitari». A infastidire il segretario di Stato anche «la fretta di Khan» che «non ha consentito al sistema giudiziario israeliano di poter pienamente procedere» con una sua inchiesta a tempo debito.

Gli Usa non tollerano che Khan abbia messo sullo stesso livello Hamas e Israele. «Rifiutiamo questa equivalenza, Hamas è un’organizzazione terroristica brutale che ha condotto il peggior massacro degli ebrei dai tempi dell’Olocausto e ancora ha ostaggi, fra cui americani», ha tuonato Blinken.

Quando in marzo venne annunciata l’inchiesta, il Dipartimento di Stato diffuse un comunicato dal contenuto cristallino: «Israele non è membro dell’ICC che non ha quindi giurisdizione. Siamo preoccupati dei tentativi della Corte Penale di esercitare un qualsiasi potere su personale israeliano». I Paesi aderenti allo Statuto di Roma (2002) sono 125, vi sono tutti gli europei e le nazioni dell’America Latina, qualche africano e asiatico ma il Medio Oriente – eccezione fatta per la Giordania – è zona franca. Nemmeno gli Stati Uniti vi hanno aderito. Un paradosso se si pensa che durante l’Amministrazione Clinton fu l’ambasciatore David Scheffer fra i più attivi sostenitori. Molte delle discussioni si ebbero proprio a Washington, ma poi alla resa dei conti il Congresso non ha mai ratificato lo Statuto. E mai, con qualsiasi colore politico in maggioranza, ci sono stati ripensamenti.

È la premessa che consente oggi agli esponenti dell’Amministrazione Biden di denunciare i poteri discrezionali di questo organismo che ha un budget di 185 milioni di dollari (la metà dei quali per l’ufficio del procuratore) e che ha incriminato Putin, Bashir e Gheddafi ad esempio.

Alla fine di aprile, Karine Jean-Pierre, portavoce di Biden in un briefing disse a proposito dell’inchiesta su Netanyahu: «Siamo stati chiari dall’inizio, non appoggiamo questa indagine, non crediamo che l’ICC abbia alcuna giurisdizione». Parole che ieri sono state ripetute da Kirby in modo ancora più netto: «La Corte Penale non ha giurisdizione», ha detto il portavoce in un briefing con i reporter. Che gli hanno chiesto però la differenza di approccio di Washington rispetto a Putin e del perché nel caso del conflitto di Kiev gli statunitensi collaborano con i procuratori. Kirby ha spiegato che l’America aiuta gli ucraini a documentare i crimini di guerra e che condivide il materiale con tutti gli organismi internazionali non solo con l’ICC. Ma la grande differenza – e Kirby l’ha sottolineata con molto trasporto – sta nel fatto che «Putin deliberatamente ha obiettivi civili da colpire, i raid dei russi sono per uccidere innocenti». L’esercito israeliano invece, «non sta facendo quello, non è l’obiettivo». Anche se ha rimarcato l’ammiraglio a riposo, ci sono «ancora troppe vittime civili e noi lo diciamo con forza».

«Ci vorranno settimane, forse mesi perché la Camera di consiglio dell’ICC validi o meno la richiesta di Khan», ha spiegato Scheffer in un colloquio con La Stampa. Scheffer ha voluto distinguere fra la procedura contro Hamas e quella contro Israele: «I primi sono responsabili per l’attacco del 7 ottobre; l’interrogativo su Israele è come ha condotto la guerra non se la guerra in sé è giustificata».

A Washington c’è un consenso bipartisan che ruota attorno all’indignazione per la decisione di Khan. La prima mossa l’ha fatta il Congresso dove Mike Johnson, Speaker della Camera, lavora a delle sanzioni attraverso una legge che colpisca la Corte Penale Internazionale. Nulla è stato ancora finalizzato, la House si riunisce oggi. Johnson ha detto: «Se all’ICC è consentito minacciare i leader israeliani, domani potrebbe toccare ai nostri».

La risposta dalla Casa Bianca è stata prudente ma non di chiusura. «Monitoriamo e stiamo in contatto con il Congresso», ha detto Kirby rifiutandosi però di dire se appoggia il piano repubblicano di usare la leva delle sanzioni contro l’Icc.

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