Bankitalia frena il governo: “Il Pil si ferma allo 0,8% nel 2024”

08.10.2024
Bankitalia frena il governo: "Il Pil si ferma allo 0,8% nel 2024"
Bankitalia frena il governo: "Il Pil si ferma allo 0,8% nel 2024"

Le stime di crescita sono più basse di quanto stimato dall’esecutivo. “Con gli sgravi sul lavoro a rischio equilibrio del sistema pensioni”

Doccia fredda di Bankitalia sulle stime di crescita del governo: il Pil si ferma allo 0,8% nel 2024. La revisione al ribasso è arrivata nel corso delle audizioni sul Piano strutturale di bilancio davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, insieme con le parole del capo dipartimento Economia e statistica di Palazzo Koch, Sergio Nicoletti Altimari. 

“Nel quadro previsivo a legislazione vigente del Psb (ovvero nel Piano strutturale di bilancio annunciato dal governo) il Pil cresce dell’1% quest’anno, dello 0,9 nel prossimo e dell’1,1% nel 2026”, ha spiegato l’economista che ha aggiunto: “la revisione dei conti economici trimestrali pubblicata venerdì scorso dall’Istat, non inclusa nel quadro, comporterebbe una correzione meccanica al ribasso di due decimi di punto percentuale della stima per l’anno in corso”. Si allontana l’obiettivo di crescita fissato dal governo all’1% per quest’anno, e trovare le risorse per la manovra 2025 diventa sempre più complicato.

Tuttavia, “i conti in corso d’anno mostrano un andamento incoraggiante”, ma il “programma delineato nel Psb non è esente da rischi”, fa sapere via Nazionale, esprimendosi allo stesso modo sulla strategia relativa alle spese nette. C’è il contesto esterno, con l’economia mondiale che si raffredda, e c’è la spinta propulsiva post Covid che in Italia si è esaurita. Il quadro indebolito pesa sulla composizione della manovra, e la Banca d’Italia avverte sulle prossime mosse: rendendo strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro si mette a rischio l’equilibrio sulle pensioni.

A rischio la stabilità delle pensioni

Arriva così l’allarme sui conti pubblici e di conseguenza sulla Manovra fiscale. Un quadro ripercorso anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che sì ha validato le previsioni macroeconomiche del Piano 2025-2029, ma sottolineando che “con i nuovi dati la previsione sulla crescita del Pil reale del 2024 è soggetta a rischi al ribasso, per un paio di decimi di punto percentuale, mentre resta pienamente valida la stima sul Pil nominale”. Stando alle analisi degli uffici diretti da Lilia Cavallari, la realizzazione del Psb “è soggetta ad alcuni elementi di incertezza” come “la piena attuazione del Pnrr e la prosecuzione dell’impegno a realizzare riforme e investimenti lungo l’intero orizzonte di programmazione”, ma anche “rischi di natura generale e sistemica derivanti dalla transizione demografica, dall’impatto dei cambiamenti climatici e della transizione energetica, nonché dall’incertezza geopolitica”.

Spazio dedicato anche ai provvedimenti previsti nella Manovra, tra cui la stabilizzazione della riduzione del cuneo fiscale, e gli interventi a sostegno delle famiglie più numerose che, secondo Bankitalia, “dispiegheranno i loro effetti principalmente nel 2025, innalzando la crescita del Pil all’1,2%. Tali effetti attesi sono in linea di principio raggiungibili, ma una valutazione più compiuta richiede informazioni non ancora disponibili”. Rendendo strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro si perderebbe l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni. “Riguardo alle misure espansive delineate” nel Psb, “se una valutazione compiuta richiede maggiori dettagli, assume rilevanza l’intenzione di rendere strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro. Come già sottolineato in sede di Audizione sul Def verrebbe meno a livello aggregato l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza”, ha rimarcato Nicoletti Altimari,

L’approvazione del Psb “è un passaggio della massima importanza. Il documento, infatti, fissa le principali direttrici della politica di bilancio italiana almeno fino alla fine della legislatura. A meno di eventi eccezionali, non si potrà derogare dai tetti di spesa inclusi nel Piano”. Ma a questa deve essere aggiunta una “forte azione riformatrice e di investimento, in modo da innalzare il potenziale di crescita”. Molto, ha precisato Nicoletti Altimari, dipenderà da come le misure di riforma saranno effettivamente disegnate.  “Va segnalato – ha in particolare fatto rilevare – che il Piano presentato al Parlamento non include informazioni dettagliate circa le scadenze temporali degli obiettivi delle riforme e degli investimenti che consentirebbero l’allungamento del periodo di aggiustamento, né indicatori idonei al loro futuro monitoraggio. Si tratta di informazioni estremamente utili, come suggerito dall’esperienza del Pnrr”.

L’arduo compito della Corte dei Conti

Anche per la Corte dei Conti il governo ha davanti a sé un arduo compito. Il percorso del Psb è “impegnativo” e nella manovra “saranno necessarie scelte difficili sull’allocazione delle risorse”, spiegano i giudici contabili al Parlamento. Non si potrà fare a meno, però, di pensare alla sanità, perché per tagliare le liste d’attesa e i tempi al pronto soccorso è indispensabile investire “per superare le carenze di personale, soprattutto infermieristico, che rappresenta al momento il principale deficit”.

Inoltre bisogna dare certezza e stabilità al settore della previdenza, “dopo gli interventi temporanei che lo hanno contrassegnato negli ultimi cinque anni”, cercando di “garantire una maggiore flessibilità in uscita”. L’Upb punta il dito, oltre che sull’incertezza del quadro macro, anche sulla carenza di informazioni sulle coperture perché, al di là di 9 miliardi in deficit, il Psb fornisce solo indicazioni “generiche”.

L’appello degli enti locali

Gli enti locali, ancora non toccati da alcuna nessuna ipotesi di taglio per reperire risorse, mettono le mani avanti. Per i Comuni qualunque richiesta di contributo per il risanamento della finanza pubblica diventerebbe “estremamente gravosa”. Mentre le Regioni vogliono rassicurazioni sul tema “per ora congelato” della riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, che avrebbe un impatto di circa un miliardo sull’addizionale delle regioni a statuto ordinario e di circa 400 milioni per quelle a statuto speciale. Dubbi ai quali risponderà domani il ministro Giorgetti che chiuderà il ciclo di audizioni sul Psb in Parlamento.

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