Un emendamento al ddl sicurezza vieta la coltivazione e la vendita anche con un Thc al di sotto dello 0,2%. Le imprese del settore annunciano ricorsi e molti negozi continueranno a vendere in attesa dell’intervento dei tribunali
La cannabis light potrebbe essere vietata, tornando ad essere illegale. Si continua a discutere in queste ore sullo stop alla cosiddetta cannabis light previsto da un emendamento del governo Meloni al disegno di legge sicurezza. Il testo in questione, approvato lo scorso novembre, è all’esame delle commissioni affari costituzionali e giustizia della Camera. Le migliaia di imprese del settore, intanto, hanno già espresso la propria preoccupazione: con la norma non si potrebbe più vendere alcun prodotto derivato dalla pianta di canapa, a prescindere dal suo effetto sul corpo umano.
Le proteste di aziende e rivenditori
Le aziende che in Italia coltivano la cannabis light sono circa 800, 1.500 quelle specializzate nella trasformazione. Il settore, che sottolinea come questi prodotti non siano psicotropi e abbiano un contenuto molto ridotto o pari a zero della sostanza Thc (tetraidrocannabinolo), fattura circa 150 milioni di euro l’anno. Soldi che ora, dicono, finirebbero nelle mani della criminalità organizzata. Per questo sono stati annunciati ricorsi e contenziosi. Molti rivenditori hanno scelto la strada della disobbedienza civile e continueranno a vendere in attesa dell’intervento dei tribunali.
Cannabis light illegale se passa l’emendamento del governo
Ma cosa prevede l’emendamento del governo? “È vietata – si legge – l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa (cannabis sativa L.) coltivata, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati”. A chi viola le disposizioni “si applicano le sanzioni previste dal testo unico sulle sostanze stupefacenti”.
In sostanza, si tornerebbe all’equiparazione della cannabis light, ovvero quella con quantità di Thc (la sostanza psicotropa per eccellenza della canapa) inferiore allo 0,2% e oggi venduta nei negozi commerciali, alla cannabis “normale”. Questa, illegale, rientra tra le sostanze stupefacenti dell’apposito testo unico. Dopo le sentenze della Cassazione in materia, il governo interviene dunque sulla filiera della produzione e vendita della cannabis light. Lo scopo è modificare la legge del 2016 sulle disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Una legge che ha consentito in Italia la coltivazione della canapa ad uso industriale, ma solo con una quantità di Thc inferiore allo 0,2%.
Quali prodotti sarebbero vietati
In virtù di questo emendamento, ogni derivato prodotto dalla pianta della canapa sarebbe vietato: si va dai prodotti alimentari con “cannabis light” come semi, pasta e pane, fino a oli, creme e liquidi per sigarette elettroniche. Ci sarebbe uno stop al commercio, alla lavorazione ed esportazione di foglie, infiorescenze, oli, resine e tutto ciò che contiene sostanze tratte da questa pianta. E questo comporterebbe la chiusura degli attuali negozi del settore, mentre le tabaccherie non potrebbero più vendere questa tipologia di prodotto.
Cosa dice la legge sulla cannabis
L’articolo 2 della legge 242 del 2 dicembre 2016 non faceva riferimento esplicito al consumo ludico-ricreativo, ma nemmeno lo vietava. Si consentiva la coltivazione senza autorizzazione per la produzione di alimenti e cosmetici, di materiale destinato alla bioedilizia e alla ricerca, tra le altre cose. Le piante che non superano il limite di 0,6% di Thc rientrano nei limiti della legge del 2016. Giuseppe Libutti, avvocato costituzionalista che segue alcune aziende di settore della cannabis light, ha detto che “così come concepito, l’emendamento sembra più mosso da un pregiudizio verso la cannabis e si pone in contrasto con la giurisprudenza che riguarda la canapa industriale. Inutile dire che se dovesse essere approvato aprirà la strada a numerosi contenziosi da parte di chi opera da anni nel settore disciplinato dalla legge del 2016 e svolge un’attività assolutamente lecita”.