Caos in Nepal: 22 morti dopo le manifestazioni giovanili
Katmandu brucia e il Nepal sprofonda nel caos. Dopo due giorni di scontri, la capitale vive notti di silenzio interrotto solo dalle sirene e dai roghi degli edifici istituzionali. Si contano 22 morti, per lo più tra i manifestanti, riporta Attuale.
La rabbia è esplosa dopo la decisione del governo di bloccare numerose piattaforme social per fermare quella che aveva definito come ‘disinformazione’. Non è bastato revocare il provvedimento per fermare la protesta, che ieri, dopo la dura repressione con 19 morti e 400 feriti, è aumentata di intensità. Decine di migliaia di giovani, denominati ‘proteste della generazione Z’, hanno sfidato il coprifuoco, determini a sradicare corruzione e nepotismo profondamente radicati nel Paese himalayano. Le dimissioni del premier K P Sharma Oli non hanno placato la piazza, che si è fatta sempre più violenta. Sono stati incendiati il Parlamento, uffici del Presidente, la Corte Suprema, tribunali, sedi fiscali e perfino il quartier generale del gruppo editoriale che pubblico il Katmandu Post.
Nel mirino anche i palazzi reali, già segnati dal terremoto del 2015, e le ville dei leader politici. Tragico è stato l’assalto all’abitazione dell’ex premier Jhalanath Khanal, dove è morta la moglie, intrappolata tra le fiamme. Con l’aeroporto bloccato e l’esercito schierato a ‘difesa della sovranità nazionale’, il Nepal si ritrova senza governo e isolato. Il presidente Paudel ha invocato il dialogo tra partiti, ma il cuore della rivolta è rappresentato dai giovani: studenti e lavoratori, tutti sotto i 30 anni, uniti in un movimento apartitico che non riconosce simboli né bandiere. Chiedono libertà di espressione, trasparenza e un ricambio generazionale nel panorama politico.
Unico volto emergente del Paese e ‘voce’ dei giovani è Balendra Shah, detto Balen, ingegnere e rapper, eletto sindaco di Katmandu nel 2022 come indipendente, simbolo dell’anticorruzione.