Kamala Harris o Donald Trump? Una startup fondata da tre teenagers promette di cambiare il mondo dei sondaggi e dopo alcuni tentativi è arrivata la loro occasione più grande: farsi conoscere prevedendo chi diventerà presidente degli Stati Uniti. Today.it ha parlato con i fondatori. Nel frattempo, tra i sondaggi “tradizionali” ci sono delle sorprese
Mentre si avvicina il giorno delle elezioni Usa, l’attenzione per i sondaggi è alta: giornali e partiti cercano di capire chi, tra Kamala Harris e Donald Trump, ha più chance di diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti. I soldi spesi nella campagna elettorale sono da record, anche per scoprire le intenzioni di voto degli elettori. Ma nella corsa alla Casa Bianca già definita tra le più combattute della storia, i dati non sempre riescono a dirci tutto. Una startup fondata da tre teenagers promette di risolvere i problemi dei sondaggi grazie all’intelligenza artificiale, già a partire dalle previsioni sulle presidenziali statunitensi. E nel mentre, dagli ultimi sondaggi “classici” arrivano delle sorprese.
Aaru e i sondaggi con l’intelligenza artificiale: come funzionano
Centinaia di “agenti” mandati in giro per il web che analizzano le informazioni pubbliche presenti su ognuno di noi per capire chi voteremo alle prossime elezioni. E dei problemi risolti ai sondaggi “classici”: costi, tempi ed errori. Così Aaru cambierà il mondo di previsioni e rilevazioni – non solo in politica -, secondo le promesse dei fondatori di questa startup nata a Manatthan. Per questi ragazzi, neanche ventenni, le elezioni presidenziali statunitensi sono l’occasione per mettersi in mostra, anche se, dicono, il loro modello è già stato usato da partiti politici, aziende e organizzazioni.
“Il nostro modello riproduce intere popolazioni, compresi dati demografici, psicografici, cognitivi, il consumo mediatico e altro ancora – dice a Today.it Ned Koh, uno dei cofondatori -. Aaru crea migliaia di intervistati simulati, alimentati da modelli linguistici di intelligenza artificiale chiamati agenti. A questi agenti vengono poste domande e forniscono risultati utilizzati per simulare gli eventi del mondo”.
“Gli esseri umani mentono. Gli esseri umani sono lenti. Gli esseri umani sono costosi. Gli esseri umani possono far trapelare i risultati. Gli umani non sempre rispondono”.
Ned Koh, cofondatore di Aaru
Questi “agenti” analizzano i comportamenti degli utenti su internet per creare dei profili immaginari dettagliati grazie a informazioni che ognuno di noi rende pubbliche: orientamenti espressi sui social, interessi, dieta mediatica. A questi profili vengono poi poste delle domande per scoprire non solo gli orientamenti di voto, ma anche il ragionamento che ha portato a determinate scelte elettorali.
“La nostra piattaforma è in grado di produrre risultati in pochi minuti con un’accuratezza senza precedenti – ci dice Koh -, consentendo ai nostri clienti di prendere decisioni in tempi mai visti prima. Rendiamo obsoleti i metodi esistenti, come i sondaggi”.
La previsione dell’intelligenza artificiale: chi vincerà le elezioni negli Stati Uniti
Aaru ha sviluppato un modello che prevede non solo le probabilità generali di vittoria per Donald Trump o Kamala Harris, ma anche le possibilità dei candidati negli “swing states”, gli stati in bilico tra democratici e repubblicani: “Le nostre previsioni elettorali sono storicamente più accurate di qualsiasi altro metodo di attualmente disponibile – ci spiega Ned Koh, cofondatore -. Siamo in grado di produrre risultati in tempo reale. Nessun altro è in grado di farlo oggi”.
Così, nel modello probabilistico pubblicato sul sito, Aaru ci dice che, al momento, Kamala Harris ha una probabilità di vittoria del 52,3 per cento rispetto al 47,7 per cento di Donald Trump.
La previsione cambia più volte nel corso della giornata e il conto alla rovescia in cima al sito web indica quando verrà pubblicato il prossimo aggiornamento. La situazione si è ribaltata nelle ultime ore, dopo che nei giorni precedenti Trump aveva avuto un vantaggio simile su Harris. Il risultato del modello dipende dalle probabilità di vittoria negli stati in bilico: secondo Aaru, Harris riuscirebbe a vincere in Michigan, Wisconsin, Nevada e soprattutto in Pennsylvania, considerato lo stato decisivo per diventare presidente.
Riguardo i sondaggi, ci spiegano che non vengono resi pubblici e sui clienti che li commissionano vige il massimo riserbo. Ma cosa dicono i sondaggi “classici”?
Gli ultimi sondaggi prima delle elezioni Usa: Harris e Trump, chi vince
A poche ore dall’election day del 5 novembre, Kamala Harris e Donald Trump continuano a contendersi il ruolo di prossimo presidente degli Stati Uniti in sette stati. La corsa alla Casa Bianca passa da qui e, probabilmente, verrà decisa da una manciata di voti.
Gli ultimi sondaggi del New York Times col Siena College vedono la vicepresidente guadagnare terreno in North Carolina e Georgia, mentre l’ex presidente perde il vantaggio acquisito in Pennsylvania e rimane avanti in Arizona.
Harris è ora in vantaggio di misura in Nevada, Wisconsin e North Carolina ma la gara rimane serrata in Michigan, Georgia e Pennsylvania. Sono numeri positivi per la vicepresidente e migliori rispetto ad alcuni giorni fa ma il testa a testa in Pennsylvania preoccupa. C’è da dire che nessuno dei candidati ha un vantaggio al di sopra del margine di errore dei sondaggi, intorno al 3-4 per cento.
Secondo i due modelli probabilistici più noti, Donald Trump ha ancora le probabilità più alte di diventare presidente, anche se queste nell’ultima settimana sono diminuite: se si votasse 100 volte, per l’Economist in 51 di queste l’ex presidente otterrebbe il secondo mandato, rispetto alle 49 di Harris. Quasi una settimana prima, le previsioni erano più sbilanciate a favore di Trump: 54 a 45.
La sorpresa Iowa: cosa significa per Harris e Trump
Nelle ultime ore ha fatto molto discutere un sondaggio pubblicato dal quotidiano Des Moines Register: secondo le rilevazioni condotte da Selzer & Co., in Iowa Kamala Harris sarebbe in vantaggio su Donald Trump di tre punti percentuali.
Il risultato sarebbe clamoroso, dato che l’Iowa veniva considerato uno stato saldamente “rosso” e in cui non ci si doveva aspettare sorprese, tant’è che nessuno dei due candidati si è concentrato per farci dei comizi. A giugno, Trump aveva un vantaggio di 18 punti percentuali sul presidente Joe Biden, prima che quest’ultimo abbandonasse la campagna elettorale.
La società che ha condotto l’ultimo sondaggio sull’Iowa è guidata da Ann Selzer. Nate Silver, tra i più noti giornalisti che si occupano di sondaggi, le attribuisce uno status “oracolare”. Il nuovo vantaggio di Harris è determinato dalle donne, in particolare quelle più anziane o politicamente indipendenti che ora la preferiscono a Trump nel 57 percento dei casi contro il 29, in aumento rispetto all’ultima rilevazione di settembre, quando aveva solo cinque punti di vantaggio.
Nelle ultime due elezioni presidenziali Trump ha vinto in Iowa con ampi margini: nel 2020 ha sconfitto Biden con un margine di otto punti e nel 2016 Hillary Clinton con 9,4 punti in più. L’ultima volta che lo stato ha votato per un democratico è stato nel 2012, per la rielezione di Barack Obama. In una elezione con i candidati così vicini tra loro in sondaggi e previsioni, le sorprese nel risultato finale sono sempre più probabili.