Il drammatico destino di Roman Starovojt
All’inizio di gennaio, Roman Starovojt, ministro dei Trasporti russo, aveva avuto un incontro faccia a faccia con Vladimir Putin. Solo cinque giorni fa, aveva anche avuto un ruolo di spicco durante una videoconferenza con il governo sullo sviluppo degli aeroporti russi. Eppure, ieri mattina, Starovojt è stato clamorosamente destituito dalla stessa persona che poco tempo prima lo aveva elogiato, riporta Attuale.
Il provvedimento, firmato da Putin con un decreto breve e senza giustificazione, ha portato rapidamente alla nomina del suo successore, Andrey Nikitin, ex viceministro. Dmitry Peskov, portavoce del presidente, ha affermato che la destituzione non indicava una “perdita di fiducia”. Tuttavia, nei canali Telegram di esperti del settore circolavano già voci riguardo a potenziali accuse che la Procura generale stava per formulare nei confronti di Starovojt. Pochi giorni dopo, è giunta la notizia della sua morte, che secondo le indagini dovrebbe essere avvenuta per suicidio.
Il corpo di Starovojt è stato ritrovato in un parcheggio, a poca distanza dalla sua auto Tesla. Accanto a lui è stata scoperta una pistola, un premio ricevuto nel 2023 dal ministero degli Interni per i suoi “servizi resi alla comunità”. Le circostanze attorno alla sua morte sono avvolte nel mistero e alimentano varie teorie.
Il suo licenziamento era stato inizialmente associato al recente collasso degli aeroporti russi, caratterizzato da numerosi voli cancellati o rimandati a causa della minaccia dei droni ucraini. Tuttavia, è emersa un’informazione che accusa Starovojt di aver ricevuto tangenti. Nella sua regione di origine, Kursk, il suo successore Aleksey Smirnov, attualmente in arresto con l’accusa di appropriazione indebita, avrebbe testimoniato contro di lui, indicandolo come beneficiario di una tangente di circa 15 miliardi di rubli, equivalenti a oltre 160 milioni di euro, legata a contratti non rispettati sulla costruzione di fortificazioni necessarie durante l’avanzata delle truppe ucraine.
Questo scenario pone nuovamente sotto i riflettori un problema annoso per la Russia: la corruzione. Un fenomeno endemico all’interno della classe dirigente che, nonostante il clima di guerra, potrebbe aver trovato spazi per prosperare. Una situazione che genera imbarazzo, considerando che l’amministrazione russa ha cercato di mostrarsi unita e compatta in tempi di crisi.
Le vicende attorno a Starovojt non si limitano alla sua morte. Infatti, nel marzo 2024, dopo la vittoria di Putin alle presidenziali, si è assistito a un rimpasto significativo, con la sostituzione del ministro della Difesa Sergey Shoigu, vicino a Putin. Questo cambiamento si è poi legato a uno scandalo riguardante la fornitura delle risorse militari, sfociato nella condanna a tredici anni di carcere di un ex viceministro.
Il caos attorno alla figura di Starovojt è amplificato anche dalle testimonianze riguardanti la sua vita personale. Da mesi, infatti, si riferiva che avesse problemi legati all’alcol e alla depressione, aggravati dalla malattia che affliggeva sua moglie. Anche la recente morte di Andrey Kornejchuk, un alto funzionario che ha subito un attacco di cuore dopo l’emergere delle notizie su Starovojt, getta ulteriore ombra su questa vicenda.
Infine, è utile ricordare che Roman Starovojt non era un personaggio marginale nel panorama politico russo. Pur rimanendo in un secondo piano rispetto ad altre figure di spicco, ricopriva un ruolo significativo, avendo iniziato la sua carriera negli anni 2000 al Comitato per gli investimenti di San Pietroburgo e successivamente trasferendosi a Mosca con l’ascesa di Putin al governo. Il suo successore, legato a Arkady Rotenberg, amico d’infanzia di Putin e potente imprenditore nel settore delle infrastrutture, suggerisce che la rete di alleanze e interessi economici in Russia è complessa e profonda.