Dall’immigrazione al sostegno a Kiev: cosa è stato deciso nel G7 italiano

15.06.2024

Entrano nelle dichiarazioni finali il contrasto al traffico di migranti (seguendo l’approccio “follow the money”) e il piano Mattei per l’Africa voluto da Meloni. Su Gaza c’è il sostegno al piano per la tregua elaborato dagli Usa. Meloni: “L’Italia ha stupito”

“Abbiamo chiuso poco fa i lavori del  vertice G7 sotto la presidenza italiana e abbiamo adottato la  dichiarazione finale, un documento estremamente significativo che  contiene i tanti impegni che il G7 ha deciso di assumersi, impegni  concreti, reali, che riguardano questioni dirimenti per il nostro  presente, per il nostro futuro e sui quali il G7 ha ribadito la sua  unità d’intenti, la sua compattezza”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video postato sui social al termine dei lavori della seconda giornata del G7 a Borgo Egnazia. “In questi giorni – ha aggiunto la presidente del consiglio – l’Italia è stata al centro del mondo e gli occhi del mondo sono stati puntati su di noi. Era una grande responsabilità e io sono orgogliosa di come la nostra nazione sia riuscita ancora una volta a stupire e a tracciare la rotta”.

Il grande protagonista della giornata di venerdì è stato Papa Francesco arrivato nel borgo pugliese a bordo di un elicottero per parlare dei rischi connessi all’intelligenza artificiale. La prima volta di un Pontefice al G7. Per la premier, protagonista giovedì di un botta e risposta con Macron sull’aborto foriero di non poche polemiche, è indubbiamente un successo. “Un momento davvero storico” lo definisce Meloni prima di lasciare la parola a Bergoglio. “Non la ringrazierò mai abbastanza per essere qui insieme a noi”. 

Nel documento finale adottato dai leader (qui è possibile scaricare il Pdf integrale) manca come già annunciato la parola aborto. Vengono però ribaditi gli “impegni assunti nel Comunicato dei leader di Hiroshima per l’accesso universale a servizi sanitari adeguati, convenienti e di qualità per le donne, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i diritti per tutti”, si legge nel testo.

C’è invece un richiamo esplicito alla necessità di tutelare la comunità Lgbt: smentite dunque le indiscrezioni di un blitz per eliminare i riferimenti al mondo omosessuale. I leader, si legge, esprimono, “forte preoccupazione per la riduzione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone Lgbtqia+ in tutto il mondo, in particolare in tempi di crisi, e condanniamo fermamente tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali”.

Il contrasto all’immigrazione illegale e il piano Mattei 

C’è poi un capitolo ad hoc sull’immigrazione in cui i 7 si impegnano a lanciare “una coalizione per prevenire e contrastare il traffico di migranti”. “Ci concentreremo sulle cause profonde della migrazione irregolare – si legge nel testo -, sugli sforzi per migliorare la gestione delle frontiere e frenare la criminalità organizzata transnazionale e sui percorsi sicuri e regolari per la migrazione”. Si parla di un approccio “follow the money” che servirà, almeno secondo i leader, a “identificare, indagare e contrastare efficacemente la criminalità organizzata, affrontando gli aspetti finanziari, compresa una maggiore cooperazione sulla confisca dei beni”.

Anche il piano Mattei per l’Africa, voluto dal governo italiano, è entrato nella dichiarazione finale: Nel testo si parla di iniziative per realizzare “infrastrutture sostenibili, resilienti ed economicamente sostenibili in Africa, sostenute da una selezione trasparente di progetti, appalti, e finanza. In questo senso accogliamo con favore il Piano Mattei”, si legge. 

Il sostegno all’Ucraina 

Nel documento si parla ovviamente anche dei conflitti in corso. E del sostegno all’Ucraina. “Alla presenza del presidente Zelensky – spiegano i leader -, abbiamo deciso di mettere a disposizione circa 50 miliardi di dollari sfruttando le entrate straordinarie derivanti dal patrimonio sovrano russo immobilizzato, inviando un segnale inequivocabile al presidente Putin. Stiamo intensificando i nostri sforzi collettivi per disarmare e tagliare i fondi al complesso industriale militare russo”. Si tratta di fondi provenienti dagli asset russi bloccati in Occidente. 

I leader lanciano anche un monito a Cina e Iran affinché non sostengano la guerra di Putin. I Paesi del G7 manifestano “profonda preoccupazione per il sostegno” assicurato dalla Cina alla Russia, in particolare per “il sostegno continuo della Cina alla base industriale della difesa russa”. Alla Cina viene chiesto di “fare pressioni sulla Russia affinché fermi la sua aggressione militare e ritiri immediatamente, completamente e senza condizioni le sue truppe dall’Ucraina”. Viene sottolineato anche come le politiche commerciali di Pechino stiano portando “a distorsioni del mercato e nei tassi di crescita minando lavoratori, industrie e la nostra resilienza e sicurezza economica”. 

La guerra a Gaza

Sul Medio Oriente il G7 ha espresso “pieno e unanime sostegno” all’accordo proposto dagli Stati Uniti per un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi, un aumento significativo e duraturo del flusso di assistenza umanitaria in tutta Gaza e la fine duratura del conflitto. 

I leader del G7 hanno rivolto un appello ad Hamas affinché accetti la risoluzione chiedendo ai “Paesi con influenza su Hamas” di “contribuire a garantire che lo faccia”. I leader del G7 si sono poi detti “profondamente preoccupati per le conseguenze sulla popolazione civile delle operazioni di terra in corso a Rafah e per la possibilità di un’offensiva militare su vasta scala che avrebbe ulteriori conseguenze disastrose per i civili”. Per questo hanno chiesto “al governo israeliano di astenersi da tale offensiva”.

Non è tutto. Il G7 ha espresso “l’importanza di unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese” che oggi controlla la Cisgiordania, ma non Gaza, e ha sottolineato che “il riconoscimento di uno Stato palestinese, al momento opportuno, sarebbe una componente cruciale”. La soluzione al conflitto non può che essere quella dei due Stati e per questo viene stigmatizzata “la crescente violenza estremista dei coloni” israeliani che rappresenta una “minaccia per la pace”. 

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