Dazi, agricoltori in coro: “Tariffa al 30% inaccettabile, l’Ue rimanga unita e prosegua i negoziati”

13.07.2025 13:35
Dazi, agricoltori in coro: "Tariffa al 30% inaccettabile, l'Ue rimanga unita e prosegua i negoziati"

Le Implicazioni dei Dazi sul Settore Agroalimentare Italiano

ROMA – Le minacce di dazi al 30% avanzate da Trump rappresentano una proposta inaccettabile. È fondamentale che l’Europa si mostri unita e non interrompa le trattative. È imperativo evitare una guerra commerciale con gli Stati Uniti, che avrebbe conseguenze disastrose per l’intero settore agroalimentare. Queste sono le affermazioni di Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, in risposta all’annuncio dei dazi, che rischiano di compromettere un mercato prospero per le aziende italiane. Prodotti come Chianti, Amarone, Barbera, Friulano, Ribolla, Pecorino Romano e Prosecco risultano altamente vulnerabili, data la loro forte dipendenza dall’export verso gli Stati Uniti. Questo è quanto emerge da un’analisi condotta da Cia-Agricoltori Italiani, che si basa sui dati di Nomisma e sull’Ufficio studi confederale, riporta Attuale.

È necessaria un’azione diplomatica decisa per evitare di compromettere i risultati ottenuti fino ad oggi. Fini sottolinea che l’export agroalimentare verso gli Stati Uniti ha visto un incremento del 158% negli ultimi dieci anni, rendendo gli Stati Uniti il secondo mercato mondiale di riferimento per il cibo e il vino Made in Italy, con un fatturato di 7,8 miliardi di euro nel 2024. Secondo Fini, “l’Italia può e deve guidare l’Europa nel tentativo di negoziare con Trump, poiché siamo quelli che hanno di più da perdere. Gli Stati Uniti costituiscono quasi il 12% del nostro export agroalimentare globale, posizionandoci al vertice della classifica rispetto ad altri Paesi europei, come Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%)”. È essenziale, quindi, intraprendere ogni azione possibile per mitigare gli effetti devastanti che i dazi americani potrebbero causare, con danni enormi a imprese e cittadini, oltre al rischio dell’espansione di prodotti simili non italiani e di perdita di mercato a favore di competitor stranieri.

Prodotti Italiani a Rischio

Analizzando i prodotti Made in Italy che trovano negli Stati Uniti il loro principale mercato di sbocco, emerge una situazione allarmante per il Pecorino Romano, il cui export verso gli Usa rappresenta il 57% del totale, corrispondente a quasi 151 milioni di euro. Con l’introduzione dei dazi al 25%, il segmento americano dei chips e snack (valutato a 2,5 miliardi) potrebbe sostituire il Pecorino con altri formaggi più economici. In un contesto simile, il settore del vino italiano, che detiene negli Stati Uniti la sua principale piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro di vendite nel 2024, presenta esposizioni diverse a seconda del tipo di vino. I vini bianchi IGP del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, per esempio, dipendono per il 48% dal mercato americano, con un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024, seguiti dai vini rossi della Toscana IGP (40%, 290 milioni) e dai vini rossi del Piemonte IGP (31%, 121 milioni), oltre al Prosecco IGP (27%, 491 milioni).

Questi dati evidenziano l’enorme rischio che i dazi potrebbero comportare, aprendo la strada ai concorrenti: dal Malbec argentino allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. Anche l’olio d’oliva italiano è significativamente influenzato dal mercato statunitense, rappresentando il 32% del proprio export, con un fatturato di 937 milioni di euro nel 2024. Tuttavia, è un prodotto meno sostituibile nella spesa degli americani. A seguire, i liquori italiani, che registrano una quota del 26% del fatturato (143 milioni di euro). Meno esposti ai dazi risultano Parmigiano Reggiano e Grana Padano, il cui export congiunto incide solo per il 17% in termini di valore (253 milioni di euro), così come la pasta e i prodotti da forno, relegati a una quota del 13% (1,1 miliardi).

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