Nel viaggio europeo del presidente cinese Xi dopo Parigi cerca di rinsaldare i suoi legami economici e politici con i leader di Belgrado e Budapest
“La nostra amicizia di ferro è stata forgiata col sangue dei nostri compatrioti”. È questo il pensiero che il presidente cinese Xi Jinping affida alle pagine del quotidiano serbo Politika per ricordare il 25esimo anniversario del bombardamento dell’ambasciata cinese in Jugoslavia, avvenuto nel 1999 durante l’intervento dell’Alleanza atlantica nella guerra del Kosovo. Il bombardamento fu attribuito a un errore di mappatura della Cia statunitense e causò la morte di tre giornalisti cinesi.
La stoccata di Xi contro la Nato
Il leader asiatico ha ricordato “la tragedia storica” poco prima di lasciare la Francia per raggiungere la Serbia, seconda tappa del suo tour europeo. Una scelta non casuale. La visita del leader cinese cade proprio in occasione della ricorrenza carica di significato, che periodicamente viene ripresa dai vertici del Partito comunista cinese per attaccare gli Stati Uniti e l’Alleanza atlantica per le manovre nell’Indo-pacifico, descritte come espressione delle “mentalità da guerra fredda”. La tappa in Serbia serve a Xi per promuovere l’agenda cinese contro l’Alleanza Atlantica (considerata da Pechino responsabile della guerra russa in Ucraina) e per trarre vantaggio dalle divisioni in seno all’Unione Europea.
Nella città blindata di Belgrado, Xi è accolto dal presidente Alexandar Vucic, storico simpatizzante di Pechino e Mosca, e che in piena pandemia del Covid-19 non esitò a baciare la bandiera cinese di fronte alle telecamere quando i primi cargo da Pechino atterrarono con il carico di preziosi aiuti. Il leader serbo si è detto “orgoglioso” di ospitare l’omologo cinese, tanto da aver voluto tappezzare le strade di Belgrado con bandiere e cartelli con ideogrammi cinesi. Nella capitale serba è anche stato innalzato al massimo il livello di sicurezza: solo qualche anno fa, le strade di Belgrado erano pattugliata da agenti di polizia cinesi, nell’ambito di un accordo firmato nel 2019 dai rispettivi ministri degli Interni di Cina e Serbia sui pattugliamenti congiunti delle due forze di polizia nelle città serbe con maggiore presenza di turisti provenienti dal gigante asiatico.
Ma non ci sono solo le forze di sicurezza. Il presidente cinese vuole intensificare gli scambi bilaterali con la Serbia. La Cina è attualmente la principale fonte di investimenti esteri del Paese baltico ed è uno dei principali investitori nei progetti di infrastrutture stradali e ferroviarie nel Paese balcanico, grazie a un accordo del 2016 su un partenariato strategico tra i due Paesi. Le aree predilette sono strade, ferrovie e siderurgia, ma anche l’estrazione di rame. La visita può essere letta anche come una sfida a Bruxelles dal momento che Xi ha intenzione di ampliare la presenza in Serbia in settori cruciali come l’industria tecnologica verde, l’intelligenza artificiale e le auto elettriche. Ventinove sono gli accordi bilaterali firmati fra Cina e Serbia, il più rilevante dei quali è una dichiarazione comune siglata dai due presidenti sull’approfondimento e il rafforzamento della partnership strategica complessiva, insieme alla costruzione di una alleanza fra Serbia e Cina per un futuro comune nella nuova era.
A più riprese i due leader hanno ribadito le rispettive posizioni a sostegno dell’integrità territoriale di Serbia e Cina. Pechino non riconosce l’indipendenza del Kosovo, e Belgrado sostiene la politica dell’unica Cina, non riconoscendo la sovranità e indipendenza di Taiwan. “Abbiamo una posizione chiara e semplice riguardo all’integrità territoriale cinese: Taiwan è Cina”, ha affermato Vucic.
L’attesa di Orban per l’arrivo del presidente cinese in Ungheria
Dopo la breve sosta a Belgrado, nella serata dell’8 maggio Xi parte per Budapest, dove lo attende quello che viene definito il Europa “il miglior amico della Cina”, Viktor Orban. Il leader nazionalista ha sostenuto una politica estera di “apertura verso Est” sin dal suo ritorno al potere nel 2010, cercando legami economici più stretti con Cina, Russia e altri Paesi asiatici. Orban è rimasto fedele alla sua strategia anche mentre le tensioni tra le nazioni occidentali e Pechino aumentavano per le violazioni dei diritti umani, la pandemia di Covid, il commercio e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Una posizione che è stata riconosciuta e premiata dalla Cina.
L’Ungheria è infatti stata scelta come la grande base europea per l’industria cinese delle auto elettriche, visto l’impianto del colosso mondiale delle batterie Catl da otto miliardi in fase di costruzione e l’apertura della prima fabbrica europea della casa automobilistica Byd.
Xi firmerà con il leader magiaro 16 importanti accordi anche nel settore dell’energia atomica. “L’Ungheria è il nostro importante partner commerciale e il principale Paese per gli investimenti cinesi nella regione dell’Europa centrale e orientale”, ha scritto Xi in un editoriale pubblicato sul quotidiano ungherese Magyar Nemzet ungherese, giornale vicino a Orban, poche ore prima del suo arrivo in Ungheria.
Fonte: Today