La ricostruzione in 3D dei fatti di Garlasco
Garlasco (Pavia) – La discussione sul caso legato alla villetta di Garlasco si avvia partendo dalla ricostruzione in 3D degli spazi, realizzata tramite un laser scanner. Questo è l’argomento trattato con Giorgio Portera, un genetista e docente con un passato come ufficiale del Ris a Parma, che ha anche collaborato con i genitori di Yara Gambirasio, riporta Attuale.
Dottor Portera, è realisticamente possibile ricreare la scena del crimine dopo diciotto anni?
“La tecnologia dei laser scanner attuali è oggi ben più avanzata rispetto a quella di diciotto anni fa. Una delle innovazioni più significative è la capacità di integrare fotografie degli ambienti di tempo addietro nella scansione laser 3D. Ciò permette di ottenere informazioni molto dettagliate e di valutare con precisione le distanze tra i muri e le tracce di sangue, attraverso l’analisi della traiettoria e della conformazione, nota come Bpa (Bloodstain pattern analysis). Questo ci consente di posizionare l’aggressore sulla scena del crimine, ricostruendo dinamicamente la sua azione e i possibili spostamenti, sempre tenendo conto dei limiti di questa scienza, poiché non tutte le angolazioni di un ambiente possono essere catturate nelle fotografie”, spiega Portera.
Si può anche verificare la presenza di più individui?
“La teoria di un singolo aggressore rispetto a più aggressori può essere investigata con maggiore efficacia grazie a questa tecnologia innovativa, che si integra con la Bpa.”
Recentemente, il professor De Stefano, esperto nel processo d’appello bis a carico di Stasi, ha affermato che il materiale biologico trovato sotto le unghie di Chiara Poggi è ritenuto non utilizzabile. Tuttavia, i consulenti presenti nel processo hanno opinioni divergenti. Le nuove tecnologie possono fornire una conclusione definitiva?
“Non ci sono tecniche nuove per determinare l’utilizzabilità di un profilo biologico. Ciò che è cambiato è l’interpretazione statistica, che offre ora una vista più ampia e dettagliata dei dati raccolti, permettendo anche ai periti di arrivare a un giudizio più consensuale. Non è una domanda impossibile, ma va considerato che la valutazione rimarrà sempre parzialmente soggettiva, in quanto varia in base all’esperienza del perito con questi tipi di analisi”, chiarisce Portera.
Quanta DNA potrebbe esser rimasta non analizzata sui reperti rinvenuti nella casa Poggi?
“La quantità di DNA potrebbe essere modesta, ma è possibile che sia sufficiente. Bastano 10-15 cellule per produrre un profilo utile per il confronto”, afferma l’esperto.
L’impronta 33 è stata attribuita a Sempio sulla base di 15 ‘minuzie’. È un numero sufficiente per stabilire un legame?
“Questo numero è soddisfacente se la qualità dell’impronta è media-alta. Tuttavia, è fondamentale che la valutazione venga condotta in contraddittorio tra le parti coinvolte. L’analisi effettuata attraverso il laser scanner ci fornirà una collocazione più precisa dell’impronta”, conclude Portera.