Crisi politica in Francia: Lecornu esclude dimissioni di Macron e elezioni anticipate
PARIGI – «Sono ancora il ministro della Difesa e posso assicurarvi che non è il momento di cambiare presidente», ha dichiarato Sébastien Lecornu, rifiutando appelli per dimissioni o elezioni anticipate. La situazione attuale è complessa e richiede di «tenere conto della situazione internazionale», riporta Attuale.
La missione esplorativa del governo francese, sotto la guida di Lecornu, è giunta a una conclusione. Sebbene non abbia portato a risultati definitivi, egli assicura che «il presidente nominerà un nuovo premier entro 48 ore». La responsabilità ora ricade su Macron, che dovrà affrontare sfide significative per formare un nuovo governo.
Durante un’intervista condotta da Léa Salamé, una delle giornaliste più rispettate di Francia, Lecornu ha riconosciuto le difficoltà politiche del Paese. Ha descritto se stesso come primo ministro dimissionario e ministro della Difesa, sottolineando che le trattative recenti non hanno prodotto cambiamenti concreti. «Ho fatto tutto il possibile», ha affermato, evidenziando che ora Macron deve nominare un nuovo premier.
Nonostante la pressione crescente da vari fronti, anche da membri del suo stesso partito, Macron rimane al suo posto per il momento. La critica aumenta, con appelli dai radicali di sinistra e persino dal moderato settimanale Le Point, che chiede al presidente di dimettersi «a testa alta».
Lecornu, affrontando le tensioni internazionali, ha avvertito che «non dobbiamo sottovalutare la situazione globale». Ha inoltre sottolineato la necessità di un presidente forte in un contesto internazionale mutevole, evidenziando il coinvolgimento della Francia nella questione ucraina e la necessità di mantenere un’immagine forte all’estero.
I politici francesi sono in attesa di sviluppi, in un clima di crescente instabilità. Sebbene vi sia un consenso sull’urgenza di approvare la legge sul budget entro la fine dell’anno, le posizioni divergenti continuano a ostacolare il processo politico, rendendo il futuro della governance francese incerto.