“Giorgia Meloni vada a Salò e rinneghi il fascismo”

19.06.2024
"Giorgia Meloni vada a Salò e rinneghi il fascismo"
"Giorgia Meloni vada a Salò e rinneghi il fascismo"

La proposta del deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut: “Preoccupati per gli atti di vandalismo contro la tomba di Berlinguer e il monumento in onore di Matteotti a Riano”

“Giorgia Meloni deve fare un atto simbolico, irreversibile e inequivocabile, se vuole che si apra un reciproco riconoscimento morale tra la destra italiana e il campo delle forze democratiche eredi della lotta antifascista, presupposto per qualunque riforma. Vada a Salò e dichiari la sua netta rottura con quella storia e con quella tradizione, aderendo senza ambiguità ai principi della Costituzione”.

È la proposta lanciata dal deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, che chiede alla premier un gesto solenne: “Sarebbe un fatto importante – spiega a Today.it – che cambierebbe non di poco la vicenda politica attuale e renderebbe più credibile la premier sia in Italia che in Europa”.

Con la guida di Meloni, che è anche presidente di Ecr, una forza messa ai margini in Europa, l’Italia è più debole sullo scacchiere internazionale?

“Molto. In passato, persino quando a guidare l’esecutivo c’era Silvio Berlusconi, l’Italia era rappresentata da leader che facevano parte delle due principali famiglie politiche dell’Europa: i popolari e i socialisti. Difficilmente con Meloni al governo potremo vantare figure centrali come sono state Paolo Gentiloni e prima di lui Federica Mogherini. Oggi il Paese rischia di restare fuori dalle scelte che contano e questo è un problema, perché le decisioni che prenderà l’Europarlamento nei prossimi cinque anni avranno forti ricadute sulle vite delle persone”.

I fatti accaduti a Montecitorio la scorsa settimana, dai cazzotti del deputato Iezzi al simbolo della decima mimato da Furgiuele, fino al “presente” di Padovani, sono un segnale preoccupante?

“Sono scene che in un’aula parlamentare non si dovrebbero vedere, ma sono figlie di un grande equivoco: la destra non ha rotto con chiarezza il rapporto con la tradizione fascista né quello con organizzazioni che esplicitamente si richiamano al fascismo. E questo fa sì che molti dei suoi esponenti oggi si sentano quasi autorizzati a fare gesti di questo tipo. Siamo molto preoccupati anche da altri fatti accaduti in questi giorni: i nuovi atti di vandalismo contro la tomba di Enrico Berlinguer e il monumento in onore di Giacomo Matteotti a Riano; per questo ho presentato un’interrogazione parlamentare al ministro Matteo Piantedosi”.

Su quali riforme ci sarebbero presupposti per un dialogo con la maggioranza?

“Sicuramente non arretreremo di un centimetro sull’Autonomia differenziata. È un provvedimento profondamente sbagliato che aumenta il divario tra le regioni del Nord e il Mezzogiorno, rompendo quell’equilibrio di solidarietà che tiene unito il Paese. Fa specie che la premier abbia definito ‘provocazione’ l’esposizione del tricolore, evidentemente anche lei sa bene che nella Lega di Matteo Salvini c’è ancora chi aspira alla secessione. Anche il premierato è una riforma sbagliata, diverso – mia opinione personale – sarebbe discutere di semi presidenzialismo o di modello alla francese, sistemi che, insieme a una legge uninominale e a doppio turno, potrebbe garantire una maggiore stabilità. Nello stesso tempo andrebbe però assegnato al Parlamento un più chiaro ruolo di controllo e di bilanciamento rispetto ai poteri del Presidente della Repubblica. Il premierato non garantisce un adeguato ruolo di controllo e di contrappeso del Parlamento. Allo stato attuale non ci sono margini di confronto; e anche se le riforme costituzionali si dovrebbero fare in Parlamento, la strada scelta dalla maggioranza non potrà che portare ad una richiesta di referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata e ad un referendum approvativo per quel che riguarda il premierato”.

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