I parlamentari in visita ai centri per migranti in Albania: “Come un lager”

18.10.2024
I parlamentari in visita ai centri per migranti in Albania: "Come un lager"
I parlamentari in visita ai centri per migranti in Albania: "Come un lager"

“Credo che la parte migliore sia la sezione penitenziaria, almeno vige un regolamento” spiega Ricardo Magi di Più Europa

Mura di cinta alte cinque metri, filo spinato e sbarre alle finestre: “Sembra un lager”, dice Riccardo Magi dopo cinque ore di visita all’interno del Centro di permanenza e rimpatrio di Gjader, in Albania. È il primo giro di una staffetta alla quale partecipano le opposizioni per tenere i fari accesi su una operazione che per i partiti di centrosinistra “è una costosa propaganda sulla pelle dei più deboli”. Assieme al segretario di Più Europa era presente il deputato del Pd e segretario di Demos, Paolo Ciani, e la deputata Pd Rachele Scarpa, che rimarrà anche domani, quando sarà ‘rilevata’ da Francesca Ghirra e Cecilia Strada. “Siamo tutti mobilitati per non mollare la presa”, ha detto Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria Pd: “È una situazione vergognosa, ci saranno sempre esponenti delle istituzioni li'”.

Tutto avviene nelle stesse ore in cui la premier porta l’accordo con l’Albania al Consiglio Europeo “sottolineandone il ruolo nell’azione di contrasto ai trafficanti di esseri umani” e ricevendo il plauso dei premier Olandese, Dick Schoof – “guardiamo con interesse” all’accordo – e Ungherese, Viktor Orban: “Un buon accordo, congratulazioni”. Di avviso opposto è l’opposizione italiana, a cominciare dai tre deputati in terra albanese: “Entrando, avevo espresso giudizi molto pesanti e, dopo aver visto questi luoghi li confermo in pieno”, spiega Magi: “Se possibile le appesantisco: questo luogo ha tutte le sembianze di un lager. Credo che la parte migliore sia la sezione penitenziaria, e con questo dico tutto, nel senso che è la parte in cui almeno vige un regolamento, che è il regolamento penitenziario” italiano.

“Ci sono enormi punti oscuri nelle procedure seguite, secondo noi”, aggiunge il deputato spiegando di non avere avuto risposte “dalla viceprefetta, dalla questura e dagli altri attori all’interno del centro. Non abbiamo trovato risposte di chiarezza nelle procedure seguite. Questo pre-screening in alto mare avverrebbe con una cernita che evidentemente non funziona”. Dubbio speculare a quello di Rachele Scarpa: Abbiamo avuto modo di parlare con alcuni dei trattenuti e ci hanno raccontato una metodologia molto dubbia di screening. Una delle domande che abbiamo fatto è come si puo’ valutare in mare le fragilità delle persone? Questo nostro timore ha trovato conferma. Al largo di Lampedusa è avvenuto un pre-screening, chiedendo soltanto se le persone erano in salute oppure no, se avevano i documenti oppure no. Non c’e’ alcuna certezza sulla compatibilità di un viaggio così  lungo e della permanenza nel Cpr con persone minori o fragili. Chi viene portato qui è sostanzialmente una cavia del governo”, spiega la dem convinta che, e per questa ragione, “anche le altre 12 persone”, dopo i quattro riportati in Italia nelle scorse ore, “non avranno la convalida e saranno riportate indietro. Penso che andrà cosi’, penso che dovremo seguire domani la discussione al Tribunale di Roma su questo esperimento che hanno voluto fare in vista del Consiglio Europeo”. Ma il punto più grave, per Magi, riguarda il momento del salvataggio da parte delle autorità italiane.

Perché, stando ai racconti che sono stati fatti dai migranti portati in Albania, il rintraccio e salvataggio potrebbe essere avvenuto in acque italiane e non internazionali: “Chiederemo i tracciati dei percorsi delle imbarcazioni che hanno portato a questi rintracci”, spiega Magi: “Secondo le testimonianze, il rintraccio e il salvataggio sarebbe avvenuto in una posizione molto ravvicinata alle coste di Lampedusa e quindi non in acque internazionali. Questo è il punto più delicato, sensibile e anche più grave. Ci sono versioni diverse ma che meritano tutta l’attenzione degli organi di informazione”.

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