Il governo della Repubblica Democratica del Congo sospende programma di assistenza per le donne in gravidanza
A partire dallo scorso giugno, il governo della Repubblica Democratica del Congo ha interrotto un programma che garantiva l’accesso alle cure mediche gratuite per le donne in gravidanza e nei 28 giorni successivi al parto, aggravando così una già grave crisi sanitaria nel paese, riporta Attuale.
Le strutture mediche della Repubblica Democratica del Congo, particolarmente quelle situate nella parte orientale del paese, sono già in evidente difficoltà a causa di anni di conflitti e violenze. La sospensione di questo programma, che in precedenza aveva contribuito a fornire assistenza sanitaria essenziale, renderà il parto ancora più pericoloso per le donne. Non sono state fornite motivazioni ufficiali da parte del governo riguardo a questa scelta; la notizia è stata ampiamente riportata da vari media internazionali, tra cui Associated Press.
Attualmente, il sistema sanitario congolese non è gratuito e il costo di un parto può variare da 5 a 10 euro in caso di parto naturale senza complicazioni, fino a quasi 200 euro per un parto cesareo. A questi costi si devono aggiungere quelli per le visite ginecologiche e ostetriche, nonché per eventuali esami e cure necessarie per il neonato. Tali spese sono insostenibili per molte donne congolese, considerando che oltre il 73% della popolazione vive con l’equivalente di 1,80 euro al giorno e solo il 3% ha accesso a un’assicurazione sanitaria.
Di conseguenza, molte donne sono costrette a partorire al di fuori delle strutture sanitarie e senza il supporto necessario, il che porta a un alto tasso di mortalità materna. Le statistiche più recenti indicano che in Repubblica Democratica del Congo muoiono per cause legate alla gravidanza o al parto 427 donne ogni 100.000 nati vivi, una delle morti materne più elevate al mondo. In confronto, in Italia il tasso di mortalità materna è di circa 8 ogni 100.000, mentre nel vicino Ruanda è di 229 e in Nigeria, il paese in cui partorire è statisticamente più pericoloso, si attesta a circa 1.000 ogni 100.000.
Quest’analisi deve tener conto anche della carenza di controllo che molte donne in Repubblica Democratica del Congo hanno sulla propria salute riproduttiva. Una ostetrica che collabora con un programma delle Nazioni Unite a Goma spiega: «Molte giovani donne dicono di voler aspettare ad avere figli, ma non hanno né i mezzi per proteggersi, né la capacità di dire di no». Questo porta a una situazione in cui oltre il 10% delle madri ha un’età compresa tra i 15 e i 19 anni. Anche le donne di maggiore età spesso mancano di informazioni e accesso ai contraccettivi, mentre la diffusione della prostituzione e delle violenze sessuali aggrava ulteriormente la situazione.
Senza dati recenti su scala nazionale, l’impatto esatto della sospensione del programma sulla mortalità materna e sulla salute riproduttiva delle donne non è chiaro. Tuttavia, i risultati precedenti alla sospensione indicavano un aumento significativo delle nascite nei centri medici convenzionati. Secondo Franck Ndachetere Kandonyi, infermiera presso il centro sanitario Afia Himbi, nel periodo di validità del programma, il numero di donne che sceglievano di partorire nella struttura era aumentato, passando da cinque a oltre 20 al mese. Dopo la sospensione, invece, il numero di partorienti è nuovamente sceso a nove.