Il fondo Ue per finanziare l’invio di armi a Kiev bloccato dal nuovo veto dell’Ungheria

27.05.2024
Il fondo Ue per finanziare l'invio di armi a Kiev bloccato dal nuovo veto dell'Ungheria
Il fondo Ue per finanziare l'invio di armi a Kiev bloccato dal nuovo veto dell'Ungheria

L’Ungheria di Viktor Orban continua a bloccare la nascita del nuovo strumento. La posta in palio è di circa 7,7 miliardi di euro. Antonio Tajani ha chiesto a Budapest di rimuovere il blocco: «Vogliamo andare avanti»

Il nuovo fondo europeo per finanziare l’invio di armi all’Ucraina può ancora aspettare. L’Ungheria di Viktor Orban continua a bloccare la nascita del nuovo strumento, nel quale dovrebbero finire anche i proventi degli asset russi congelati in Europa. E probabilmente la situazione non si sbloccherà fino al Consiglio europeo di fine giugno, quando il premier ungherese cercherà di utilizzare il suo veto per ottenere in cambio concessioni su un altro fronte. La posta in palio è di circa 7,7 miliardi di euro: 5 miliardi per il 2024 nel quadro del Fondo di assistenza deciso a marzo, più i 2,7 miliardi di euro derivanti dagli extra-profitti. La Commissione aveva previsto di erogare la prima tranche entro il 1° luglio, ma il rischio di uno slittamento è sempre più forte.

«Si tratta di un atteggiamento inaccettabile» si è sfogato questa mattina Gabrielius Landsbergis, ministro degli Esteri lituano, arrivando alla riunione del Consiglio Ue Affari Esteri in programma a Bruxelles. «L’Ue non può rimanere immobile a causa della sistematica creazione di ostacoli da parte dell’Ungheria – ha aggiunto -. Abbiamo il dovere di reagire». Un “appello urgente” all’Ungheria è stato lanciato anche dalla ministra tedesca, Annalena Baerbock (“L’Europa è forte quando è unita”), mentre anche il suo collega Antonio Tajani ha chiesto a Budapest di rimuovere il blocco, visto che si tratta dell’unico Paese contrario: «Vogliamo andare avanti».

Anche se non ufficialmente al centro della riunione, è invece destinata a sollevare divisioni ben più profonde la proposta avanzata dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, di consentire all’Ucraina di utilizzare sul territorio russo le armi fornite dagli alleati europei. «Noi abbiamo deciso fin dall’inizio che tutto il materiale militare italiano non può essere usato al di fuori dei confini dell’Ucraina – ha ribadito Tajani -. Quindi non c’è possibilità di usarle in territorio russo, anche perché non siamo in guerra con la Russia». Di tutt’altro avviso il lituano Landsbergis, secondo il quale «la paura dei Paesi europei sulle possibili reazioni russe è percepita da Mosca come un invito a fare quel che vuole». Secondo il ministro baltico, la Russia «è pronta a organizzare attentati terroristici nei Paesi Nato».

Al Consiglio Esteri si parlerà anche della situazione in Medio Oriente, soprattutto alla luce delle recenti decisioni della Corte internazionale di Giustizia e della Corte penale internazionale che hanno da un lato chiesto a Israele di interrompere l’offensiva militare a Rafah e dall’altro, attraverso la richiesta del procuratore Kahn, avanzato la proposta di arrestare il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

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