Il mito della sconfitta dell’Ucraina come strumento della propaganda russa: analisi geopolitica delle dichiarazioni dei senatori americani

01.06.2025 14:16
Il mito della sconfitta dell’Ucraina come strumento della propaganda russa: analisi geopolitica delle dichiarazioni dei senatori americani
Il mito della sconfitta dell’Ucraina come strumento della propaganda russa: analisi geopolitica delle dichiarazioni dei senatori americani

Nel contesto della lunga guerra della Russia contro l’Ucraina, si fanno sempre più frequenti le affermazioni sulla presunta “sconfitta inevitabile” di Kyiv. Tuttavia, importanti politici statunitensi, tra cui il senatore repubblicano Lindsey Graham, smentiscono categoricamente queste narrazioni, considerandole un prodotto diretto della disinformazione del Cremlino.

In una recente dichiarazione, Graham ha chiarito che la retorica sulla sconfitta dell’Ucraina non è solo disinformazione, ma un elemento deliberato della guerra dell’informazione, volto a minare l’unità dell’Occidente e a indebolire il sostegno pubblico all’assistenza militare a Kyiv. Secondo lui, la strategia di Mosca punta sulla stanchezza dei partner occidentali, ma sta già avendo l’effetto opposto: l’Occidente si sta consolidando, non indebolendo.

Situazione militare: argomenti contro la narrativa del Cremlino

Va analizzata anche la situazione sul campo. Secondo il senatore, le forze ucraine continuano a mantenere le loro posizioni da oltre un anno, nonostante l’enorme pressione militare russa. Questo è un forte argomento contro il mito della sconfitta strategica dell’Ucraina. Si tratta, in realtà, di una lunga campagna difensiva in cui Kyiv dimostra resilienza e capacità di adattamento.

Il sostegno dei partner occidentali gioca un ruolo chiave. I senatori americani — sia democratici che repubblicani — mostrano un’unità politica senza precedenti nella loro posizione a favore dell’Ucraina. Il Senato degli Stati Uniti sta già preparando nuove iniziative, tra cui un briefing con rappresentanti ucraini per discutere i prossimi passi in termini di assistenza militare ed economica.

Fronte economico: colpire le risorse dell’aggressore

Graham ha anche sottolineato la necessità di rivedere la strategia globale delle sanzioni. In particolare, ha proposto di abbassare il tetto al prezzo del petrolio russo — una misura con il potenziale di ridurre drasticamente le risorse del Cremlino per proseguire l’aggressione. Inoltre, il senatore ha proposto sanzioni più severe contro la Cina, qualora continuasse a sostenere la Russia sul piano militare o tecnologico.

Questa iniziativa riflette una nuova logica nella politica sanzionatoria degli Stati Uniti: non solo contenere la Russia, ma anche prevenire la formazione di un “blocco anti-occidentale” sulla scena internazionale.

Questione della pace: la diplomazia come campo di scontro

Graham ha sottolineato che la Russia non utilizza i negoziati di pace come strumento di risoluzione del conflitto, bensì come tattica per guadagnare tempo. Si tratta di una manovra ben nota, più volte utilizzata da Mosca. Al contrario, l’Ucraina si è dimostrata pronta per una pace vera — fondata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale.

In questo contesto, la posizione degli Stati Uniti appare strategicamente coerente: Washington sostiene Kyiv non solo militarmente, ma anche attraverso leve economiche e diplomatiche come parte integrante di una strategia globale per contenere l’aggressione.

Responsabilità geopolitica e igiene dell’informazione

Le dichiarazioni del senatore Graham vanno ben oltre il messaggio politico interno. Esse indicano che la politica americana nei confronti dell’Ucraina si basa sulla consapevolezza di una sfida globale — non solo per l’Europa, ma per l’ordine internazionale nel suo complesso. L’aggressione russa non è un conflitto regionale, ma un banco di prova per le alleanze e i valori occidentali.

Pertanto, la retorica sulla sconfitta dell’Ucraina non è solo falsa, ma pericolosa. Serve gli interessi del Cremlino e mina la fiducia nell’unità democratica. I fatti, le posizioni dei leader e le azioni dei partner dimostrano il contrario: l’Ucraina resiste, e il mondo è pronto a sostenerla nella sua lotta per la libertà e la sicurezza.

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