Il Paese che ha dato il via libera a una delle leggi anti lgbtq+ più repressive al mondo

19.12.2024
Il Paese che ha dato il via libera a una delle leggi anti lgbtq+ più repressive al mondo
Il Paese che ha dato il via libera a una delle leggi anti lgbtq+ più repressive al mondo

Via libera dalla Corte Suprema del Ghana alla legislazione contro le minoranze sessuali che rischia di condannare in molti al carcere

La Corte Suprema del Ghana ha respinto due ricorsi contro un controverso progetto di legge anti-lgbtq+, approvato dal Parlamento a febbraio, aprendo così la strada alla promulgazione di una delle leggi più repressive al mondo contro le minoranze sessuali. Una decisione che ha scatenato un acceso dibattito sia a livello nazionale che internazionale, vista la severità delle disposizioni contenute nella legge, considerata una delle più repressive in Africa.

Cosa prevede la controversa legge 

Il “Sexual Rights and Family Values Bill” prevede fino a tre anni di carcere per chi ha relazioni omosessuali e pene che variano da tre a cinque anni per chi promuove, sponsorizza o sostiene intenzionalmente attività legate alla comunità lgbtq+. Il testo è stato accolto con favore da parte della leadership religiosa e conservatrice del Ghana, ma duramente criticato da attivisti per i diritti umani e dalla comunità internazionale.

Il Ghana, paese a maggioranza cristiana e profondamente conservatore, vieta le relazioni tra persone dello stesso sesso già da una legge dell’epoca coloniale. Tuttavia, finora non sono mai stati avviati procedimenti giudiziari in base a questa normativa. La nuova legge rischia di intensificare la discriminazione e la marginalizzazione delle minoranze sessuali del Paese. 

Cosa ha deciso la Corte Suprema

La Corte Suprema ha deciso che non può annullare la norma  in base alla sua giurisdizione. Pertanto, il progetto di legge può diventare ufficialmente legge, nel rispetto delle disposizioni costituzionali dopo la scontata promulgazione da parte del presidente Akufo-Addo. 

I ricorsi presentati alla Corte Suprema dal giornalista Richard Dela-Sky e dalla ricercatrice Amanda Odoi miravano a bloccare la promulgazione della legge. Dela-Sky aveva contestato la sua costituzionalità, mentre Odoi chiedeva un’ingiunzione per impedire che il disegno di legge fosse inviato al presidente Nana Akufo-Addo per la ratifica. Entrambi i ricorsi sono stati respinti.

Ma le critiche internazionali si sono concentrate non solo sui diritti umani, ma anche sulle possibili conseguenze economiche per il Ghana. Il paese, che sta cercando di uscire da una grave crisi economica grazie a un prestito di 3 miliardi di dollari del Fondo Monetario Internazionale (FMI), rischia di perdere fino a 3,8 miliardi di dollari di finanziamenti della Banca Mondiale. Uno scenario che preoccupa, e non poco, le autorità ghanesi. 

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