Dopo il sì di Zelensky, la tregua è nelle mani di Putin (che intanto attacca con missili e droni)

12.03.2025
Dopo il sì di Zelensky, la tregua è nelle mani di Putin (che intanto attacca con missili e droni)
Dopo il sì di Zelensky, la tregua è nelle mani di Putin (che intanto attacca con missili e droni)

Kiev ha accettato la proposta americana per un cessate il fuoco di 30 giorni, ma adesso deve decidere Mosca. Quali sono le condizioni, chi e cosa guadagna e quali sono gli scenari. Trump annuncia che parlerà col presidente russo

Era il 24 febbraio 2022 quando Putin ordinava l’invasione dell’Ucraina annunciandola come una “operazione speciale” per “denazificare” e “smilitarizzare” il territorio. A distanza di poco più di tre anni è arrivata la prima vera svolta per la pace e un ruolo importante lo hanno giocato di Stati Uniti. Al termine di una maratona negoziale, Kiev ha accettato la proposta americana di una tregua di 30 giorni e Washington in cambio ha promesso che riprenderà subito a invitare aiuti militari e a condividere la sua intelligence. La parola adesso è nelle mani del presidente russo Putin. 

Le condizioni dell’Ucraina per la tregua e quelle degli Usa

Nella nota congiunta, Washington e Kiev hanno annunciato che “l’Ucraina ha espresso la disponibilità ad accettare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco immediato e provvisorio di 30 giorni, che può essere esteso di comune accordo tra le parti e che è soggetto all’accettazione e all’attuazione simultanea da parte della Federazione Russa”. Washington, inoltre, riprenderà “l’assistenza alla sicurezza per l’Ucraina e rimuoverà la pausa sulla condivisione di intelligence”. Trump ha incassato l’ok degli ucraini a “concludere il prima possibile un accordo completo per lo sviluppo delle risorse minerarie critiche”, anche per “compensare il costo dell’assistenza americana”. Kiev dal canto suo è riuscita a fare inserire nel comunicato che “i partner europei saranno coinvolti nel processo di pace”. 

Gedda LaPresse
Colloqui di Gedda – LaPresse

Il ruolo degli Usa nella tregua Russia-Ucraina

In questa fase saranno ancora gli Stati Uniti a parlare con Mosca. “La palla ora è in mano ai russi”, ha detto il segretario americano Rubio e si stanno programmando nuovi contatti diretti a livello di funzionari, come confermato da Mosca. Giovedì sarebbe atteso nella capitale russa l’inviato di Trump Steve Witkoff. 

I prossimi giorni potranno essere decisivi soprattutto se ci sarà il colloquio Trump-Putin. Lo stesso presidente Usa ha preannunciato che potrebbe avvenire già entro questa settimana.

Le condizioni di Putin

Tutti gli occhi sono puntati sul Cremlino, per vedere se Vladimir Putin accetterà la proposta di tregua e di avvio di negoziati con Kiev. La risposta tuttavia potrebbe anche non essere così netta. Da settimane Mosca ribadisce a parole la sua disponibilità al dialogo ma insiste su richieste che sono molto difficili da accettare per la controparte. 

Ancora prima che venisse ufficializzata la proposta di tregua, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha ricordato che “le condizioni russe rimangono quelle illustrate lo scorso giugno dallo stesso Putin in un discorso al ministero degli Esteri”, e “di cui ha parlato in un colloquio telefonico con Donald Trump”. Condizioni che contemplano, oltre alla rinuncia di Kiev ad aderire all’Alleanza Atlantica, anche la cessione delle quattro regioni che ora sono parzialmente occupate dalle truppe di Mosca.

Quanto a possibili negoziati diretti con l’Ucraina, per adesso il Cremlino non risponde.

Zelensky: “Ora gli Stati Uniti devono convincere la Russia”

Ora “gli Stati Uniti devono convincere la Russia” ad accettare il cessate il fuoco, ha ribadito Zelensky nel consueto discorso serale, aggiungendo che l’Ucraina vede questa proposta di tregua “positivamente” e un “elemento importante” dell’incontro di oggi è stata “la prontezza dell’America a riprendere l’assistenza alla difesa all’Ucraina”. Zelensky ha aggiunto: “L’Ucraina è pronta per la pace. La Russia deve mostrare la sua disponibilità a porre fine alla guerra”.

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