Con il divorzio il Regno Unito ha iniziato a pagare d nuovo i dazi su tutta una serie di prodotti, e l’Irlanda ha visto queste entrate aumentare notevolmente. A vantaggio anche dell’intera Unione
La Brexit è stata fortemente combattuta dall’Irlanda, spaventata dalle possibili conseguenze sul Paese dal divorzio del Regno Unito dall’Unione europea. Ma ora a quanto pare l’addio di Londra al blocco è diventato un vero e proprio affare per Dublino. L’Irlanda ha raccolto ben 700 milioni di euro grazie al forte aumento delle entrate fiscali derivanti dai dazi doganali ora applicabili alle importazioni di abbigliamento, prodotti alimentari e altri beni dalla Gran Bretagna.
Prima della Brexit, i britannici potevano naturalmente esportare senza dazi doganali verso l’Irlanda e il resto dell’Ue perché faceva parte del mercato unico e dell’unione doganale. Ma quando Boris Johnson ha siglato una Brexit dura e ha abbandonato del tutto il mercato unico, sono stati introdotti nuovi controlli, verifiche e imposte sulle esportazioni verso il blocco, con alcuni prodotti sui quali sono stati reintrodotti i dazi. Le merci importate sono esenti da tariffe solo se sono “originarie”, quindi estratte o coltivate, prodotte e lavorate completamente (o almeno quasi completamente) nella parte che le ha esportate.
Come riporta il giornali britannico The Guardian, nuovi dati mostrano un aumento del 90% degli introiti dei dazi doganali in Irlanda tra il 2020 e il 2021, quando è entrata in vigore la Brexit. I dati raccolti dai rapporti preliminari sulle entrate suggeriscono che quasi tutto l’aumento delle entrate doganali negli ultimi tre anni è dovuto al divorzio da Bruxelles. I dazi doganali riscossi sulle importazioni dalla Gran Bretagna hanno rappresentato quasi la metà (45%) del totale irlandese dello scorso anno, pari a circa 264 milioni di euro.
Le maggiori entrate nel 2023 provengono da articoli di abbigliamento e accessori di abbigliamento, con circa 146 milioni di euro, seguiti da materie plastiche, veicoli e “calzature, ghette e simili”. Seguono le macchine elettriche e le preparazioni di carne, pesce, crostacei, molluschi o altri invertebrati acquatici. I vantaggi di questa nuova situazione derivata dalla Brexit sono particolarmente sentiti in Irlanda perché la Gran Bretagna è uno dei suoi maggiori partner commerciali, con esportazioni per 57,6 miliardi di sterline verso l’isola nel 2023.
Non tutti i soldi però resteranno a Dublino, gran parte va in realtà a Bruxelles. Questo perché secondo gli accordi sul divorzio, uno Stato membro può trattenere il 25% dei dazi, mentre il resto va al bilancio centrale complessivo del blocco, in quanto i confini esterni sono i confini dell’intera Ue e le merci entrano non solo in un mercato nazionale, ma nella totalità del mercato interno. Parlando con il giornale britannico però David Henig, direttore del Progetto di politica commerciale del Regno Unito presso il Centro europeo di economia politica internazionale, ha problematizzato i vantaggi per Dublino.
L’aumento dei dazi “potrebbe essere vista come una buona notizia per l’Irlanda. Ma c’è un po’ di cattiva notizia, che indica i costi della Brexit e la questione di chi sta pagando i dazi doganali: vengono tolti dai profitti degli esportatori o vengono trasferiti sui consumatori con aumenti nel prezzo di abbigliamento e cibo?”. A essere tassate sono tutte le merci prodotte o lavorate in Paesi Terzi e che arrivano in Gran Bretagna per essere distribuite in Irlanda e in Europa, come ad esempio i vestiti prodotti in India, Bangladesh o Marocco e venduti in negozi di lusso come Penneys in Irlanda, di proprietà di Primark.
Fonte: Today