Il redditometro spacca il governo, Meloni: “Noi non saremo mai un Grande Fratello fiscale”

22.05.2024
Il redditometro spacca il governo, Meloni: “Noi non saremo mai un Grande Fratello fiscale”
Il redditometro spacca il governo, Meloni: “Noi non saremo mai un Grande Fratello fiscale”

Torna lo strumento che stana gli evasori in base agli eccessi di spesa. Fi: è ingiusto. La Lega: no al Grande Fratello

Torna il Redditometro. Per scovare gli evasori, il Fisco potrà mettere sotto la lente le spese dei contribuenti e scoprire così se hanno pagato correttamente le tasse. La novità è scattata con il decreto ministeriale del 7 maggio, pubblicato lunedì scorso in Gazzetta Ufficiale a firma del viceministro dell’Economia Maurizio Leo, ed è subito montata la polemica. Nel caso in cui le spese riscontrate dall’Agenzia delle entrate superino del 20% il reddito dichiarato dal contribuente, scatterà in automatico l’accertamento del Fisco ma prima dell’avvio è previsto un contraddittorio per chiarire le eventuali incongruenze.

Le parole della premier
«Mai nessun “grande fratello fiscale” sarà introdotto da questo Governo». Cosi’ con un post su Facebook la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Sono sempre stata contraria a meccanismi invasivi di redditometro applicati alla gente comune» aggiunge Meloni, l’attuazione della delega fiscale, portata avanti in particolare dal Vice Ministro dell’Economia Leo, è fino ad ora «andata nella direzione di migliorare il rapporto tra Stato e cittadino, tutelare i lavoratori onesti e contrastare la grande evasione, quella, per intenderci, dei sedicenti nullatenenti con ville, barca e supercar». Continueremo in questa direzione, sempre dalla parte dei cittadini. Sull’ultimo decreto recentemente varato dal Mef, che negli intendimenti delimita l’azione di verifica dell’amministrazione finanziaria, mi confronterò personalmente con il Vice Ministro Leo, al quale ho chiesto anche di venirne a riferire al prossimo Consiglio dei Ministri. E «se saranno necessari cambiamenti sarò io la prima a chiederli».

Lo strumento in mano al Fisco
Questo strumento era stato messo a punto nel 2015 cl governo Renzi, ma era stato sospeso nel 2018 quando il governo Conte 1 aveva stabilito che serviva un nuovo decreto con dei paletti, per limitare al minimo le intrusioni nella vita dei cittadini. Ora questo strumento rispunta, ma crea malumori nella maggioranza. «Forza Italia ritiene questo strumento, vetusto ed ingiusto del passato, del tutto superato e chiede che si vada avanti, con la delega fiscale già approvata dal centrodestra, con il Fisco amico che dialoga con il cittadino e stabilisce il concordato preventivo» ha detto il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «Controllare la spesa degli italiani in modalità Grande Fratello non è il metodo migliore per combattere l’evasione» hanno fatto sapere fonti da via Bellerio, sede milanese della Lega. «Non c’è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie per i contribuenti» ha subito precisato il viceministro Leo. Per provare a risolvere la disputa ha concordato con la Presidenza del Consiglio di relazionare in materia al prossimo Consiglio dei ministri, venerdì.

L’attenzione è sull’elenco di voci che il Fisco potrà da adesso in poi esaminare per stanare gli evasori. Sono suddivise in quattro macrocategorie: consumi, investimenti, risparmio e spese per trasferimenti. Per fare qualche esempio, riguardo alle spese per consumi, il Fisco potrà analizzare le uscite per abbigliamento, alimentari e bevande ma anche per consumi energetici (acqua, riscaldamento, luce e così via). Nella lista ci sono anche le spese per l’istruzione dei figli, fino ai giocattoli per i bambini e agli abbonamenti per le pay-tv. E anche le uscite per visite mediche e farmaci. In sintesi emerge un livello di controllo molto dettagliato e invasivo, che pone quesiti anche sulla privacy dei cittadini. Le polemiche non mancano. «Più che a colpire l’evasione, il Redditometro serve a terrorizzare i contribuenti» dice il Codacons.

In ogni caso il nuovo Redditometro riprende pressoché le stesse voci del 2015. «Non si discosta di molto rispetto al precedente, ad eccezione della reintroduzione delle medie Istat tra gli elementi su cui calcolare il reddito sintetico» dice Daniela Delfrate, dottore commercialista e revisore dei conti di AndPartners. «Il reddito sintetico del contribuente potrà essere determinato sulla base: delle spese risultanti in Anagrafe tributaria (ad esempio dati emergenti dalla fatturazione elettronica o dalle comunicazioni finanziarie); dalle spese per elementi certi, connesse al possesso di determinati beni come autovetture; delle medie Istat basate sul valore della soglia di sussistenza (si presume che durante l’anno il contribuente abbia speso una determinata cifra per abbigliamento, estetica, alimentari); degli investimenti effettuati nell’anno (al netto dei disinvestimenti e del mutuo/finanziamento); delle spese per trasferimenti (pagamento di imposte e tasse, assegni all’ex coniuge); della quota di risparmio formatasi nell’anno, se non utilizzata per consumi e investimenti».

Inoltre le spese presuntivamente attribuibili al contribuente sono desunte dall’indagine annuale sulle spese delle famiglie, effettuata su campioni significativi di contribuenti appartenenti a undici tipologie di nuclei familiari. Qual è l’arco di tempo preso in esame? Il decreto appena pubblicato opera dall’anno 2016. Anche su questo aspetto però non mancano dubbi. «Considerato che il 2016 e il 2017 sono prescritti, salva l’ipotesi di omessa dichiarazione, la prima annualità interessata è il 2018» spiega Daniela Delfrate.

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