La Risposta dell’Iran agli Attacchi a Israele
Il cubo coperto di cenere rimane intatto, mentre il resto dell’edificio è trasformato in una palafitta di cemento. I testimoni raccontano che tutti i familiari sono usciti dalla stanzetta protetta, terrorizzati ma in grado di camminare tra le macerie, assistiti dai soccorritori. Gli iraniani hanno risposto all’attacco ordinato dal presidente Donald Trump colpendo l’alleato più significativo in Medio Oriente, lanciando un altro attacco missilistico all’alba dopo nove giorni di conflitto. Questa volta, secondo i Pasdaran, per la prima volta hanno indirizzato verso Israele una carica esplosiva di 1500 chilogrammi, intensificando la situazione, riporta Attuale.
Le esplosioni che hanno sovrastato Tel Aviv sono durate circa venti minuti, perforando il sistema di difesa della città, causando una devastazione senza precedenti nei quartieri residenziali. Le case sono state scoperchiate, con detriti dei tetti rossi sparsi sui vialetti alberati. Nessuno in questa zona aveva mai assistito a una tale distruzione.
Una casa di riposo è stata anche gravemente danneggiata, costringendo gli anziani a essere evacuati sulle sedie a rotelle, trasportati dai soccorritori. Nel contempo, ad Haifa, nonostante gli allarmi non risuonassero, uno dei missili del sistema di difesa ha colpito la città, causando un impatto in cui l’acqua zampilla da sotto l’asfalto. Nel complesso, ci sono stati circa novanta feriti, di cui almeno due in gravi condizioni.
Il comando del Fronte Interno ha reintrodotto severe misure restrittive, limitando l’apertura dei negozi solo a quelli essenziali e vietando assembramenti di persone. L’aeroporto Ben Gurion ha nuovamente chiuso – almeno fino al pomeriggio – interrompendo i voli per riportare a casa migliaia di israeliani bloccati all’estero. Nonostante i portavoce militari abbiano dichiarato che l’Iran non sarebbe più in grado di lanciare 100 missili contemporaneamente, la popolazione resta inquieta, cercando rifugio sui social media per condividere immagini della devastazione.
A peggiorare la situazione, interviene “L’Ombra”, un rapper di estrema destra supportato dal ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir. Armato e con la divisa, si è presentato con la sua squadra e il volto coperto nei punti di impatto, verificando l’identità dei giornalisti israeliani e ostacolando gli altri, in particolare gli arabi. Gli agenti hanno dovuto intervenire per chiarire che non erano loro a fare le funzioni di polizia.