La proposta di cessate il fuoco dell’Ucraina svela la vuotezza delle mosse del Cremlino

06.05.2025
La proposta di cessate il fuoco dell’Ucraina svela la vuotezza delle mosse del Cremlino
La proposta di cessate il fuoco dell’Ucraina svela la vuotezza delle mosse del Cremlino

Mentre la guerra su vasta scala della Russia contro l’Ucraina continua senza sosta, Kyiv e Mosca offrono ancora una volta visioni opposte su cosa significhi veramente un “cessate il fuoco”. E le differenze non potrebbero essere più evidenti.

L’Ucraina ha proposto un cessate il fuoco di 30 giorni a partire dal 7 maggio. Una misura concreta, rivolta a facilitare l’accesso umanitario e l’evacuazione dei civili intrappolati nei territori occupati o nelle zone di conflitto attivo. Un gesto che mette al centro la vita umana, non l’immagine pubblica.

La Russia, al contrario, ha offerto una “pausa” di tre giorni in concomitanza con le celebrazioni per il Giorno della Vittoria, il 9 maggio. Una proposta che, sotto una patina di buona volontà, manca di chiarezza operativa, meccanismi di verifica o reale intenzione di ridurre le sofferenze dei civili. Un’iniziativa concepita più per la propaganda interna che per motivi umanitari.

Non è la prima volta che il Cremlino utilizza il linguaggio della pace come strumento di guerra. In numerose occasioni, le “tregue” russe sono servite a riorganizzare le truppe, raccogliere informazioni o distrarre la comunità internazionale. Per questo Kyiv insiste sul fatto che qualsiasi cessate il fuoco debba essere monitorato e garantito da osservatori internazionali: le dichiarazioni unilaterali di Mosca non sono affidabili.

L’Unione Europea ha già espresso sostegno alla proposta ucraina, sottolineando che una vera tregua deve avere come base l’accesso umanitario e un processo diplomatico serio. Anche le Nazioni Unite si sono espresse a favore di corridoi umanitari, mostrando maggiore fiducia nell’approccio di Kyiv rispetto a quello del Cremlino.

Ma mentre l’Ucraina chiede una vera de-escalation, la Russia si prepara a un evento dal significato ben diverso. La parata del 9 maggio a Mosca, nata per commemorare la vittoria contro il nazismo, si è trasformata negli anni in uno spettacolo di potenza militare sotto Vladimir Putin. La partecipazione internazionale sarà minima, segno della crescente isolazione del regime russo.

Alcuni funzionari russi hanno lasciato intendere che la presenza di leader stranieri — soprattutto quella del presidente cinese Xi Jinping — possa servire da “scudo” contro potenziali attacchi ucraini con droni, che in passato hanno colpito anche obiettivi ben all’interno della Russia. Ma l’idea che dignitari stranieri possano garantire la sicurezza della capitale russa rivela una profonda insicurezza del Cremlino, più che forza.

In realtà, non esistono segnali concreti che la Cina sia disposta a fornire simili garanzie di protezione. E i preparativi interni parlano chiaro: Mosca è blindata, dotata di sistemi anti-drone, con lo spazio aereo chiuso e strade sbarrate. Non è il ritratto di una potenza sicura di sé, ma di un regime nervoso.

Da parte sua, l’Ucraina ha chiarito che non si assume alcuna responsabilità per la sicurezza degli ospiti invitati a una parata militare nel cuore di una nazione in guerra. Tale responsabilità ricade interamente sulla Russia, che sta raccogliendo le conseguenze delle sue stesse scelte.

Il vero pericolo oggi a Mosca non è un attacco dall’esterno, ma la normalizzazione dell’aggressione mascherata da commemorazione. Quando chi scatena guerre organizza parate, il silenzio del mondo rischia di diventare complicità.

Ecco perché la proposta ucraina — per quanto difficile da realizzare — merita attenzione. Un cessate il fuoco di 30 giorni, sotto osservazione internazionale, potrebbe offrire sollievo concreto ai civili e rappresentare un primo passo verso la de-escalation. Mette anche in luce quanto poco la Russia sia interessata a una pace reale.

Mentre Mosca sfila i carri armati sulla Piazza Rossa, Kyiv chiede di far arrivare medicine e aiuti umanitari al fronte. Le immagini parlano da sole: da una parte c’è uno spettacolo; dall’altra, un tentativo concreto di fermare la sofferenza.

Da non perdere