I dazi statunitensi colpiscono duramente le esportazioni svizzere
Dal 7 agosto, le esportazioni svizzere verso gli Stati Uniti sono gravate da dazi del 39%, rendendo la Svizzera il paese europeo più colpito dalle misure implementate dal presidente statunitense Donald Trump. Questa situazione ha portato numerose aziende a fronteggiare gravi difficoltà, poiché i dazi hanno reso i loro prodotti enormemente più costosi per gli acquirenti statunitensi, riporta Attuale.
Ad agosto, le esportazioni svizzere negli Stati Uniti hanno registrato una diminuzione del 20% rispetto a luglio, un calo significativo per un settore in cui anche variazioni minime possono generare preoccupazione tra gli imprenditori. Diverse analisi suggeriscono che, a medio-lungo termine, i dazi potrebbero comportare la perdita di migliaia di posti di lavoro. Damiano Casafina, amministratore delegato di ETA, una delle più celebri aziende orologiere svizzere, ha definito i dazi “un peso che grava sull’intera economia” in un’intervista al Corriere del Ticino.
I settori più colpiti includono quello alimentare, dove produttori di formaggi come il groviera hanno segnalato una crisi della filiera che ha portato a una drastica riduzione della produzione. Con una domanda in calo, si stima che gli allevatori potrebbero essere costretti ad abbattere fino a 25.000 mucche, secondo quanto affermato dall’associazione di categoria dei produttori di latticini.
Aziende come Victorinox, nota per la produzione dei famosi coltellini svizzeri, stanno valutando di trasferire la produzione verso paesi dell’Unione Europea, dove i dazi sono inferiori. Tuttavia, tale scelta potrebbe compromettere l’immagine di prodotto “made in Switzerland”, importante per molti marchi.
Altri settori, come quello della macchina di precisione, non possono semplicemente spostare la produzione all’estero, poiché il prodotto finale richiede l’integrazione del lavoro di molte aziende localizzate in Svizzera, rendendo impossibile un semplice trasferimento produttivo.
Fino ad ora, molte aziende hanno accettato l’inevitabilità dell’aumento dei prezzi sui mercati statunitensi. Alcune di esse, come Cellcosmet, che vende l’11% della propria produzione negli Stati Uniti, hanno evidenziato come i loro clienti possano permettersi di pagare di più, e quindi il settore sta manifestando una certa resilienza a quest’aumento dei costi.
Con le esportazioni statunitensi che rappresentano circa l’8,3% del PIL svizzero, il mercato americano è cruciale per la Svizzera. Sebbene l’impatto immediato sui tassi di disoccupazione sia stato limitato, il governo elvetico ha previsto di estendere la durata dell’indennità per lavoro ridotto fino a 24 mesi, anticipando difficoltà per molte aziende.
È ancora prematuro valutare appieno le conseguenze dei dazi. Infatti, molte imprese avevano anticipato l’entrata in vigore dei dazi aumentando le esportazioni, risultando in magazzini pieni e una necessità limitata di incrementare ulteriormente i prezzi. Inoltre, la forza del franco svizzero rispetto al dollaro rappresenta un ulteriore ostacolo per gli acquirenti statunitensi, rendendo l’acquisto di prodotti svizzeri meno vantaggioso.
Il governo svizzero si è trovato spiazzato dalla decisione di Trump di introdurre dazi così elevati, definiti da molti analisti con metodi discutibili dal punto di vista economico. La Svizzera, un paese con un’economia fortemente orientata alle esportazioni, è destinata a esportare sempre di più verso gli Stati Uniti rispetto a quanto importi.
In risposta ai dazi, la Svizzera ha cercato di negoziare un accordo commerciale per abbassarli, senza successo fino ad oggi. In un tentativo di sostenere il proprio commercio internazionale, la Svizzera ha concluso accordi commerciali con Mercosur e India, ma risulta difficile che questi possano compensare i danni inflitti dai dazi statunitensi.