La telefonata tra Trump e Putin: «Incontriamoci a Budapest per porre fine alla guerra», Zelensky a Washington

16.10.2025 22:55
La telefonata tra Trump e Putin: «Incontriamoci a Budapest per porre fine alla guerra», Zelensky a Washington

Trump e Putin si preparano a un incontro per porre fine al conflitto in Ucraina

A poche ore dall’arrivo di Volodymyr Zelensky a Washington, Donald Trump ha riaperto il dialogo con Vladimir Putin in una telefonata di due ore in cui i leader della Casa Bianca e del Cremlino hanno concordato di incontrarsi a Budapest «per tentare di porre fine a questa ingloriosa guerra», riporta Attuale.

Durante la conversazione, Trump ha parlato di «progressi» e ha ricevuto i complimenti di Putin per la pace a Gaza, evidenziando di aver dedicato «molto tempo a discutere del commercio tra Russia e Stati Uniti» per il periodo successivo al conflitto con l’Ucraina. Inoltre, la scelta di Budapest come location per l’incontro è significativa, considerando l’«ostilità» del premier ungherese Viktor Orbán nei confronti di Zelensky e dell’inclusione dell’Ucraina nell’Unione Europea. Questo incontro segna anche un ritorno a un luogo di rilevanza storica, dove nel 1994 fu firmato il memorandum di garanzia di sicurezza legato all’adesione al trattato di non proliferazione nucleare, compromesso dalla Russia con l’annessione della Crimea nel 2014 e l’invasione del 2022.

In questo contesto, resterà aperta la discussione oggi tra il presidente americano e quello ucraino riguardo alla potenziale fornitura di missili a lungo raggio Tomahawk a Kiev, già oggetto di dialogo durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York a settembre. Sebbene il ritorno di Zelensky nello Studio Ovale avvenga in un’atmosfera decisamente diversa rispetto a febbraio, è incerto che il presidente ucraino torni a casa con l’approvazione auspicata per l’acquisto di armi cruciali necessarie nella campagna DeepStrike contro obiettivi strategici in territorio russo. Già nei giorni scorsi, analisti avevano messo in guardia su come i Tomahawk potessero rappresentare più un bluff da parte di Trump per spingere Putin verso un negoziato, piuttosto che una reale disponibilità.

In attesa della data dell’incontro in Ungheria, Orbán ha espresso entusiasmo su X, definendo l’atteso incontro tra Trump e Putin «una grande notizia per chi ama la pace» e confermando la disponibilità dell’Ungheria. La Casa Bianca, nel frattempo, ha fatto sapere che i primi colloqui saranno guidati dal segretario di Stato, Marco Rubio, con l’intenzione di stabilire il terreno per il summit tra i due leader. Anche la possibilità di un faccia a faccia tra Putin e Zelensky rimane sul tavolo, con Trump che «ritiene ancora possibile» un tale incontro.

Da Mosca, il colloquio è stato descritto come «franco» e improntato alla «fiducia», tuttavia il Cremlino ha ribadito il possesso dell’iniziativa strategica su tutta la linea di fronte. Questo implica che, almeno a parole, Putin si dice favorevole al dialogo, ma è fermo nel dichiarare la sua intenzione di continuare i combattimenti.

Nel frattempo, Zelensky, accompagnato da una delegazione ucraina guidata dalla premier Yulia Svyrydenko, è in attesa di chiarimenti sulle aperture di Trump. A casa, però, il presidente ucraino affronta un nuovo attacco russo che ha colpito ieri le regioni di Poltava, Kharkiv, Sumy, Vinnytsia e Chernihiv, con missili ipersonici Kinzhal lanciati da bombardieri MiG-31. Se non sono stati registrati morti, l’operatore energetico Dtek ha riportato danni a un impianto di gas naturale nella regione di Poltava. Secondo Bloomberg, i recenti raid russi hanno distrutto circa il 60% della produzione di gas ucraino, obbligando Kiev a pianificare un esborso di 2 miliardi di euro per acquistare gas dall’estero in vista dell’inverno, risorse che l’Ucraina, in crisi da oltre tre anni di guerra, non può permettersi.

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