La vendetta cinese: ecco quali sono i prodotti europei che Pechino vuole colpire

20.05.2024
La vendetta cinese: ecco quali sono i prodotti europei che Pechino vuole colpire
La vendetta cinese: ecco quali sono i prodotti europei che Pechino vuole colpire

I divieti andrebbero letti come una reazione ai dazi della Ue alle auto elettriche prodotte in Cina

Vini, latticini, aeromobili. Sono alcuni dei prodotti europei che potrebbero presto essere colpiti dalla Cina. Una vendetta per i possibili dazi dell’Unione Europea sulle auto elettriche cinesi. Per ora siamo ai segnali di fumo, ma all’orizzonte si intravede il rischio di una guerra commerciale. Anche perché di “arrosto” ce n’è già: nelle prossime settimane, Bruxelles terminerà l’indagine sui presunti sussidi di Stato alle case automobilistiche cinesi. Tutto lascia credere che possano essere introdotte delle tariffe salate, nonostante l’opposizione della Germania. Un epilogo reso ancora più probabile dopo l’analoga mossa compiuta dagli Stati Uniti. Nel mirino dell’Ue ci sono anche altri comparti dell’industria tecnologica verde di Pechino, dalle batterie ai pannelli solari. Bruxelles ha poi avviato istruttorie sulle aziende cinesi attive nella produzione di turbine eoliche.

La Cina non starà a guardare, come ha d’altronde anticipato il presidente Xi Jinping a Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen durante il recente trilaterale di Parigi. Già ieri è arrivata la prima reazione, con il ministero del Commercio cinese che ha aperto un’indagine anti sovvenzioni della durata di un anno sull’import di copolimero di poliformaldeide da Ue, Usa, Giappone e Taiwan. Si tratta di un materiale termoplastico impiegato principalmente per sostituire in via parziale metalli non ferrosi come rame, zinco e stagno. E viene dunque utilizzato per produrre telefoni, apparecchiature mediche e parti di automobili. I più coinvolti sono Germania e Paesi Bassi, anche se il giro d’affari ha cifre piuttosto ridotte.

Sembra dunque soprattutto una mossa simbolica, per provare a influenzare o quantomeno calmierare le decisioni dell’Ue sulle auto elettriche. Ma in cantiere c’è ben di più. Yu Yuan Tan Tian, un canale social molto seguito e controllato dall’emittente statale China Media Group, ha anticipato possibili ritorsioni su prodotti vinicoli, lattiero-caseari e dell’aviazione. Vengono citate fonti anonime ma, visto lo stretto legame tra il media e il governo, si tratta di un avvertimento semi ufficiale. Peraltro rincarato dalla Camera di commercio cinese nell’Ue, che in una nota ha avvisato che la Cina «ha contromisure sufficienti a disposizione» per «attuare una serie di misure di ritorsione» contro misure che vengono definite «protezionistiche».

Dazi elevati su prodotti agricoli come vino e latticini vengono considerati i più probabili, «dati i consistenti sussidi nel settore agricolo europeo». E farebbero male, visto che le esportazioni europee dipendono in modo rilevante dal mercato cinese. Stesso discorso per l’aviazione. Un recente rapporto pubblicato da Airbus prevede che la Cina supererà l’Europa e gli Stati Uniti per diventare il più grande mercato mondiale di servizi per il settore. Forse non a caso, Pechino ha rallentato sui nuovi accordi per l’acquisto di velivoli Airbus dalla Francia. Attenzione anche alle terre rare, di cui la Cina domina produzione e estrazione a livello globale.

Una posizione di vantaggio costruita non solo sul piano interno, ma anche investendo cifre monstre per il controllo (tra gli altri) di nichel in Indonesia, cobalto in Repubblica Democratica del Congo e litio in Bolivia. Si tratta di risorse minerarie fondamentali allo sviluppo dell’industria tecnologica verde: eventuali restrizioni potrebbero avere un impatto notevole. Già la scorsa estate c’era stato un anticipo, con alcune misure che hanno introdotto nuove forme di controllo sulle spedizioni di gallio, germanio e loro derivati, elementi cruciali per la produzione di microchip avanzati. D’altronde, Xi sostiene che la «strategia di riduzione del rischio» perseguita dall’Occidente nei confronti della Cina sia in realtà «creazione del rischio». Viste le incognite sull’economia interna, Pechino spera comunque di non dover combattere una guerra commerciale con l’Ue. Evitarla non sarà però semplice.

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